Portare la raccolta differenziata e la cultura del riciclo ad altissime vette. E non figurativamente ma letteralmente, promuovendo una gestione consapevole dei rifiuti a più di mille metri d’altitudine. È l’obiettivo di 4kEco, il progetto di sostenibilità ambientale che ha preso vita nella cornice del 4K Alpine Endurance Trail Valle d’Aosta, il trail running in alta quota svoltosi dal 3 al 9 settembre alle pendici delle quattro vette più alte delle Alpi (i 4K, ovvero Monte Bianco, Monte Rosa, Cervino e Gran Paradiso). Promosso da Regione Valle d’Aosta e Forte di Bard in partnership con Erica ed Aica – associazione internazionale per la comunicazione ambientale – il “trail verde”, sebbene alla sua prima edizione, ha fatto registrare numeri di tutto rispetto, garantendo la raccolta di più di tremila chili di rifiuti in tutte le basi-vita, i rifugi, i punti ristoro e lungo l’intero tracciato del trail, con una percentuale di differenziata dell’83%.
«L’aspetto ecologico è stato centrale per il 4K fin dalla sua ideazione: ogni aspetto organizzativo, a partire dalle forniture, è stato valutato anche sulla base dell’impatto ambientale, così come il regolamento della corsa è stato studiato per essere particolarmente attento a eliminare ogni traccia del passaggio degli atleti dall’habitat alpino – commenta Gabriele Accornero, direttore organizzazione 4K Alpine Endurance Trail Valle d’Aosta – Siamo molto orgogliosi del risultato ottenuto in questa prima edizione, grazie all’impegno di tutti, a partire dagli oltre 1.500 volontari che hanno preso parte alla manifestazione. La gestione sostenibile della corsa, a partire dai rifiuti, è una sfida difficile: i dati testimoniano come siamo partiti molto bene, per quanto ci siano ancora margini di miglioramento».
Grazie a 4kEco sono stati intercettati e avviati al riciclo, secondo le filiere attive in Regione Valle d’Aosta: 1.051,5 kg di organico (34% del totale); 686,8 kg di imballaggi multimateriale in plastica e metalli (22%); 634,6 kg di carta e Tetra Pak (20%); 174,7 kg di vetro (6%); 14,3 kg di pile e batterie (0,5%). A fronte di un totale di 2.562 chilogrammi di materiali riciclabili, la frazione indifferenziata avviata allo smaltimento è stata pari a 542 kg (il 17% del totale), inclusi i rifiuti sanitari prodotti dai numerosi presidi medico-infermieristici presenti lungo il tracciato di gara e smaltiti secondo la normativa. Il progetto ha coinvolto oltre 70 eco-volontari, appositamente reclutati e formati per seguire le attività in ambito ambientale, che sono stati impegnati complessivamente per circa 4.000 ore di monitoraggio attivo. Il presidio da parte dei volontari ha riguardato tutte le basi-vita; i “base camp” di Saint-Rhemy en Bosses, Oyace, Champoluc-Ayas e Chardonney; più di 30 tra rifugi, bivacchi e punti-ristoro food&beverage e un servizio “scopa” su molti colli e nei principali punti di passaggio, attraversamento e frequentazione da parte degli spettatori.
Testimonal sportivi, oltre che morali, dell’evento i tre eco-runner Oliviero Alotto, Roberto Cavallo e Roberto Menicucci, tutti e tre risultati finisher al traguardo posto al cospetto del Gran Paradiso, dopo 350 chilometri di corsa e 25.000 metri di dislivello positivo. «Abbiamo assistito a una manifestazione in cui l’aspetto ambientale è stato indissolubilmente legato all’evento sportivo, con la partecipazione attiva da parte di tutti i soggetti interessati: noi atleti e i nostri accompagnatori, tutta l’organizzazione con i numerosissimi volontari, fino agli spettatori – commenta Roberto Cavallo, presidente di Aica, – possiamo pertanto affermare che “il trail più duro al mondo” è risultato essere anche il più sostenibile».