Anno nuovo, vita vecchia. Il 2015 poteva essere quello della svolta per gli operatori del comparto rifiuti su molti fronti (e di certo ci sono state misure attese [fin troppo] come quella dell’introduzione dei reati ambientali in primavera e il pacchetto del ddl green economy di recente approvazione), ma alle soglie del 2016 la gazzetta ufficiale ci propone un deja vù: per il Sistri si attende solo la pubblicazione del milleproroghe, mentre il Mud è identico a quello dello scorso anno. Che per il modello unico non cambi nulla è una buona notizia a metà perché se non ci sono novità le dichiarazioni di aprile non dovrebbero riservare sorprese, ma d’altro canto è proprio un sintomo dell’immobilismo e delle mancate innovazioni che il settore attende. Una su tutte proprio quella del Sistri, che fin quando non entrerà a regime lascerà in sospeso una serie di adempimenti. Nuovo Sistri peraltro ampiamente annunciato da un anno e mezzo, ma che di questo passo vedrà forse la luce nel 2017 (sperando che questa volta sia uno strumento valido). Intanto le sanzioni operative restano al palo per tutto il prossimo anno, lasciando in piedi l’ambiguità campana (dove – vale la pena ricordarlo – l’obbligo di tracciabilità vige anche per gli rsu), e ancor più quella del rapporto con Selex SeMa (che gestirà la piattaforma fino al 31 dicembre 2016, si vedrà indennizzare i costi, ma che col Ministero ha un contratto scaduto il 30 novembre 2014, un credito multimilionario e pure un contenzioso che sarà discusso al Tar ad aprile, il tutto mentre è in liquidazione). Operativamente, dunque, non cambia nulla: si conferma il doppio binario cartaceo-informatico, e con ogni probabilità anche l’onere del contributo annuale o d’iscrizione. Come al solito, dunque, la salvifica proroga lascia sempre sul tavolo una serie di questioni irrisolte e a pagarne il prezzo finiscono per essere ancora una volta le imprese. Con la stessa speranza e lo stesso augurio di un anno fa: che sia l’ultima volta.
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