E’ giunta alla sua ventesima edizione la presentazione del Rapporto Rifiuti Urbani redatto dall’Ispra, cioè il centro di ricerca del ministero dell’Ambiente. Il rapporto è stato presentato al Senato, alla presenza del sottosegretario del ministero dell’Ambiente Salvatore Micillo e del presidente della Commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti Stefano Vignaroli. I numeri, aggiornati al 2017, riguardano produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, import ed export e tariffazione.
PRODUZIONE – Dalle pagine del Rapporto emerge che nei 28 Paesi europei, nel 2016, sono stati prodotti circa 346,6 milioni di tonnellate, in aumento dello 0,7% rispetto al 2015. L’Italia produce 30,1 milioni di tonnellate, il 2% in più rispetto all’anno precedente, corrispondente a un pro capite di 497 kg/abitante per anno, di poco superiore alla media degli altri Paesi europei. Per quanto riguarda la gestione di questi rifiuti, dal rapporto emerge che il 30% dei rifiuti urbani gestiti nei 28 Stati membri è stato avviato a riciclaggio, il 16,6% a compostaggio e digestione anaerobica, mentre il 28,5% e il 25% sono, rispettivamente, inceneriti e smaltiti in discarica. Per quanto riguarda l’Italia, invece, il 29% dei rifiuti urbani è avviato a riciclaggio, il 21% a compostaggio e digestione anaerobica, il 22% a incenerimento e il 28% a discarica. Ma la novità è che nel 2017 la produzione nazionale dei rifiuti urbani si attesta 29,6 milioni di tonnellate, facendo rilevare una riduzione dell’1,7% rispetto al 2016. Il calo della produzione dei rifiuti urbani si riscontra in tutte le macroaree geografiche, risultando pari al -2,2% nel Sud, al -2% nel Centro e al -1,4% nel Nord. In valore assoluto, il nord Italia produce quasi 14 milioni di tonnellate, il Centro 6,5 milioni di tonnellate e il Sud 9,1 milioni di tonnellate. I maggiori valori di produzione pro capite, con 642 chilogrammi per abitante per anno, si rilevano per l’Emilia Romagna, il cui dato risulta comunque in calo dell’1,7% rispetto al 2016. Il più alto valore di produzione pro capite si riscontra per la provincia di Rimini, con 727 chilogrammi per abitante per anno, dato comunque in calo (-1,7%) rispetto ai 740 del 2016.
RACCOLTA DIFFERENZIATA – Cresce, anche se di poco, la percentuale di raccolta differenziata pari al 55,5%. In valore assoluto, la raccolta differenziata si attesta a circa 16,4 milioni di tonnellate, aumentando di poco più di 600 mila tonnellate rispetto al 2016. Nel Nord, la raccolta complessiva si colloca a circa 9,2 milioni di tonnellate, nel Sud a 3,8 milioni di tonnellate e nel Centro a 3,4 milioni di tonnellate. Tali valori si traducono in percentuali, calcolate rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani di ciascuna macroarea, pari al 66,2% per le regioni settentrionali, al 51,8% per quelle del Centro e al 41,9% per le regioni del Mezzogiorno. La regione più virtuosa è il Veneto con il 73,6% di raccolta differenziata, seguita dal Trentino Alto Adige con il 72%, Lombardia con il 69,9% e Friuli Venezia Giulia con il 65,5%. Tutte queste regioni superano, pertanto, l’obiettivo del 65% fissato dalla normativa per il 2012. Si collocano al di sopra del 60% di raccolta differenziata l’Emilia Romagna (63,8%), le Marche (63,2%), la Sardegna (63,1%), l’Umbria (61,7%) e la Valle d’Aosta (61,1%), e al di sopra del 55% (valore medio nazionale) il Piemonte (59,3%) e l’Abruzzo (56%). Toscana e Campania fanno rilevare percentuali di raccolta rispettivamente pari al 53,9% e 52,8%. Nel complesso, pertanto, sono 13 le regioni che raccolgono in maniera differenziata oltre la metà dei rifiuti urbani annualmente prodotti. La Liguria fa registrare una percentuale del 48,8%, il Lazio del 45,5% e la Basilicata, con una crescita di oltre 6 punti rispetto al 2016, del 45,3%. Superiore al 40% è la percentuale della Puglia (40,4%, +6 punti rispetto al precedente anno) e prossima a tale valore quella della Calabria (39,7%, +6,4 punti). Il Molise supera per la prima volta la soglia del 30%, attestandosi al 30,7%. La Sicilia, con il suo 21,7%, è la regione meno virtuosa e per quest’ultima regione, le cui percentuali sono ancora lontane dagli obiettivi della normativa, si rileva una crescita di 6,3 punti rispetto alla percentuale del 2016 (15,4%).
Per quanto riguarda le singole frazioni merceologiche, si registra una raccolta della frazione organica pari a 6,6 milioni di tonnellate, con un aumento dell’1,6% rispetto al 2016. Si tratta dell’incremento più contenuto dal 2010: fino al 2016 si era, infatti, rilevata una crescita media annua del 7,7%, con un valore massimo del 9,6% tra il 2013 e il 2014. La seconda tipologia più raccolta in modo differenziato è la carta e il cartone, con 3,3 milioni di tonnellate e una crescita dell’1,8% rispetto al 2016, segue il vetro, con oltre 2 milioni di tonnellate e una crescita dell’8,2% rispetto al 2016. Per la plastica si osserva, tra il 2016 e il 2017, un aumento del 3,2%, con un quantitativo complessivamente intercettato pari a 1,3 milioni di tonnellate, mentre per i rifiuti in legno, il cui ammontare raccolto è di 800 mila tonnellate, la crescita è pari all’8,2%.
GLI IMPIANTI – Gli impianti che nel 2017 hanno gestito i rifiuti prodotti sono 644. Diminuisce il conferimento in discarica (-6,8%). I rifiuti smaltiti in discarica sono 6,9 milioni di tonnellate e fanno registrare una riduzione del 6,8% rispetto al 2016 (circa 500 mila tonnellate). Analizzando il dato per macroarea geografica, si osserva una sostanziale stabilità al Nord (+2%), mentre al Centro (-14%) ed al Sud (-7%) si registrano riduzioni sostenute. Sono 123 discariche che hanno ricevuto rifiuti provenienti dal circuito urbano; 11 in meno rispetto al 2016. Il 93% dei rifiuti urbani smaltiti in discarica sono preliminarmente sottoposti ad operazioni di trattamento sia di tipo meccanico che meccanico biologico, rispetto all’89% dello scorso anno si nota, dunque, un aumento di quattro punti percentuali. L’analisi dei dati evidenzia che lo smaltimento in discarica interessa il 23% dei rifiuti urbani prodotti.
Oltre 5,9 milioni di tonnellate di rifiuti urbani sono recuperate in impianti di trattamento biologico (+3,2% rispetto al 2016); di questi circa 3,3 milioni di tonnellate sono avviati ad impianti di compostaggio, circa 2,4 milioni di tonnellate ad impianti di trattamento integrato aerobico/ anaerobico, mentre circa 288 mila tonnellate sono trattate in impianti di digestione anaerobica. In lieve diminuzione è il trattamento meccanico biologico dei rifiuti (-1%) utilizzato come forma di pretrattamento dei rifiuti da allocare in discarica. Sul territorio nazionale sono stati censiti 130 impianti di trattamento meccanico biologico operativi: 40 al Nord, 37 al Centro e 53 al Sud.
L’incenerimento interessa circa 5,3 milioni di tonnellate con una flessione del 2,5% rispetto al 2016. Nel 2017 sono operativi 39 impianti dislocati soprattutto al Nord (85%) in particolare in Lombardia e in Emilia Romagna. Dei quasi 5,3 milioni di tonnellate di rifiuti avviati ad incenerimento oltre la metà è costituita da rifiuti urbani tal quali, la restante parte è rappresentata da rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti urbani (frazione secca, CSS e, in minor misura, bioessiccato). Complessivamente vengono recuperati quasi 4,5 milioni di MWh di energia elettrica e 2 milioni di MWh di energia termica.
IMPORT/EXPORT DEI RIFIUTI – L’export dei rifiuti è superiore all’import. I rifiuti del circuito urbano esportati, sono circa 355 mila tonnellate. L’Austria e l’Ungheria sono i Paesi verso i quali esportiamo le maggiori quantità di rifiuti urbani, rispettivamente il 27,8% e il 13,1% del totale esportato. L’Italia esporta soprattutto Combustibile Solido Secondario (CSS) derivante dal trattamento di rifiuti urbani (37,1% dei rifiuti esportati, prodotti soprattutto da impianti situati in Friuli Venezia Giulia), frazioni merceologiche di rifiuti urbani da raccolta differenziata (18,8,% del totale, rappresentate prevalentemente da rifiuti di abbigliamento, carta e cartone), rifiuti urbani indifferenziati (14,3% del totale, prodotti nel Lazio ed esportati in Austria) e rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti urbani (12,1% del totale esportato, prodotti principalmente in Campania). Sono circa 213 mila tonnellate i rifiuti del circuito urbano importati nel 2017. Il maggior quantitativo proviene dalla Svizzera, con circa 72 mila tonnellate, corrispondente al 33,6% del totale importato; seguono la Francia con il 19,7% e la Germania con il 15,2%. Circa la metà dei rifiuti provenienti dalla Svizzera, costituiti prevalentemente da rifiuti di imballaggio in vetro, sono destinati ad impianti di recupero e lavorazione del vetro situati perlopiù in Lombardia. L’analisi dei dati evidenzia, inoltre, che la Lombardia è la regione che importa la maggiore quantità di rifiuti (oltre 88 mila tonnellate) il 41,4% del totale importato, seguita dalla Campania (39 mila tonnellate) con il 18,4% del totale e dal Veneto (28 mila tonnellate) con il 12,9% del totale.
RECUPERO DI RIFIUTI DA IMBALLAGGI – Il “pacchetto economia circolare” ha definito per gli imballaggi obiettivi di riciclaggio più ambizioni al 2025 e al 2030, rispetto a quelli ad oggi vigenti. Nel 2017, il recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio si attesta al 78% dell’immesso al consumo, stabile rispetto al 2016. In termini quantitativi, la carta è il materiale che mostra l’aumento più elevato seguita dal vetro, dal legno e dalla plastica. La percentuale di riciclaggio sull’immesso al consumo passa dal 66,9% del 2016 al 67,5% del 2017, quella del recupero energetico si mantiene stabile (circa 11%).
COSTI DI GESTIONE – Nel 2017, il costo medio nazionale annuo pro capite è pari a 171,19 euro/anno, mentre i costi di gestione dei rifiuti indifferenziati e delle raccolte differenziate ammontano rispettivamente a 56,62 ed a 50,89 euro/anno, lo spazzamento e lavaggio delle strade a 21,25 euro/anno, i costi comuni a 34,38 euro/anno e, infine, i costi di remunerazione del capitale a 8,05 euro/anno. A livello territoriale il costo totale annuo pro capite, del servizio, risulta pari a 153,57 euro/abitante per anno al Nord, a 228,87 euro/abitante per anno al Centro ed a 181,01 euro/abitante per anno al Sud. Ispra ha anche condotto uno studio sui comuni che applicano il regime di Tariffazione puntuale dal quale è emerso che i comuni che applicano il regime della tariffazione puntuale presentano un costo totale medio pro-capite a carico del cittadino inferiore rispetto ai comuni a Tari normalizzata. La città Trento, ad esempio, unica città capoluogo di regione ad adottare il sistema di tariffazione puntuale fa registrare, per l’anno 2017, uno dei costi pro capite più bassi, attestandosi a 152,11 €/abitante per anno, con un livello di raccolta differenziata pari al 79,3%.