Secondo i dati Ispra nel 2020 il covid non ha fermato la diffusione della tariffa puntuale, con 129 comuni in più rispetto all’anno precedente. Sud fanalino di coda con appena sette esperienze. Donadio: “Puntare su approcci innovativi, come quello di Bitetto”
PAYT batte covid. Anche nell’anno più duro della pandemia è cresciuto il numero dei comuni italiani che hanno scelto di adottare sistemi di tariffazione puntuale dei rifiuti urbani. Secondo l’ultimo monitoraggio di Ispra, nel 2020 più di mille amministrazioni hanno slegato il calcolo della Tari dai classici parametri basati sulla superficie degli immobili (che oggi la fanno somigliare a una vera e propria imposta patrimoniale) per passare a una tariffa commisurata all’effettiva condotta della singola utenza, definita in base al principio PAYT, ovvero ‘pay as you throw’, paga per quello che butti. Vale a dire: più rifiuto indifferenziato produci, più salata sarà la tua tariffa. Pur coprendo il 12,7% appena dei comuni italiani, nel 2020, fa sapere Ispra, il numero di amministrazioni a tariffa puntuale è aumentato sensibilmente, passando dalle 872 del 2019 a 1001. “Si tratta di un dato significativo soprattutto perché l’incremento di 129 comuni è stato registrato in un anno difficile come il 2020 – commenta Davide Donadio di IFEL – mentre nell’anno precedente secondo la nostra rilevazione i nuovi comuni in tariffa puntuale erano stati 105. La diffusione – prosegue – continua tuttavia ad essere caratterizzata da una forte concentrazione territoriale”.
Secondo Ispra infatti l’82% delle esperienze censite si concentra tra Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia e Piemonte, mentre se il centro è in lenta crescita, in Molise, Campania, Basilicata, Calabria e Sardegna non si registra alcun comune in tariffa puntuale. Nelle regioni del Sud si conta solo un pugno di esperienze, appena sette, divise tra Abruzzo, Sicilia e Puglia. Il Mezzogiorno però non è solo ritardo, ma anche avanguardia. “È il caso di Bitetto, in provincia di Bari, dove la tariffa puntuale è partita in via sperimentale nel 2019 ed è entrata a regime nel 2021. Qui – spiega Donadio – il sistema si basa su un approccio molto innovativo e originale. Innanzitutto, vengono misurati i conferimenti dell’organico e delle altre frazioni differenziate, e non solo del rifiuto residuo; secondo, la tariffa è bilanciata, con componenti ‘progressive’ (più butti più paghi) e premiali (butti meno? ricevi uno sconto), così da incentivare anche la qualità della raccolta differenziata”. Ma a Bitetto si è andati oltre l’approccio PAYT, integrandolo con il cosiddetto KAYT, vale a dire ‘know as you throw’, conosci quello che butti. “Il sistema che viene sperimentato nell’ambito del progetto europeo LIFE RethinkWASTE – prosegue – non solo è capace di misurare la quantità e la qualità dei rifiuti prodotti, ma anche di comunicarle puntualmente ai cittadini, consentendo in questo modo a ciascuna utenza di conoscere e migliorare le proprie performance di raccolta differenziata, così da agevolare i processi di riciclo”.
Una scelta, quella di adottare la tariffa puntuale, che aiuta a migliorare qualità e quantità della raccolta differenziata, che infatti nei comuni censiti da Ispra supera l’82%. E anche la produzione di rifiuto residuo è nettamente inferiore: secondo le analisi condotte da IFEL nel 2019 quasi due terzi dei comuni in tariffa puntuale producevano meno di 100 kg pro capite di residuo l’anno, a conferma del fatto che la tariffa puntuale diventa un autentico incentivo a fare sempre di più e sempre meglio. A differenziare con maggiore attenzione e a ridurre la quantità di rifiuto indifferenziato prodotta. In linea con la gerarchia europea dei rifiuti che mette in cima proprio la R di riduzione. E non è escluso che questo possa contribuire anche a determinare bollette al cittadino meno salate. L’analisi Ispra rileva del resto che il costo medio totale nazionale annuo nei comuni ‘puntuali’ è pari a 150,3 euro/abitante, in aumento di circa 11 euro rispetto all’anno precedente (anche per effetto dei maggiori costi del servizio legati alla gestione dell’emergenza covid), ma comunque più contenuto rispetto alla media di 185,6 euro/abitante nei comuni che applicano la Tari presuntiva. Merito non solo della tariffa puntuale, sia chiaro, visto che sui costi del servizio incidono soprattutto la dotazione impiantistica e l’efficacia della governance.
Come stimolare la diffusione di questo modello virtuoso anche nelle regioni in ritardo? “La tariffa puntuale – commenta Donadio – soprattutto nella forma della tariffa corrispettiva, nata fra provincia di Bolzano e Triveneto, si è storicamente diffusa in determinati contesti territoriali, che presentano specifiche caratteristiche: gestione rifiuti di area vasta, concentrazione gestionale, forte presenza delle gestioni in house o partecipate dai Comuni. La tariffa puntuale richiede consenso, tempo, competenze e investimenti, cioè solidità tecnico-organizzativa e finanziaria, ma anche stabilità della governance. Non si improvvisa, insomma. Per far decollare il PAYT anche fra i Comuni del Sud – dove peraltro le tariffe sono più salate e la fedeltà fiscale inferiore – aggiunge – forse dovremmo puntare su approcci innovativi, come quello di Bitetto, che puntino più sugli incentivi che sulle penalità e soprattutto che puntino a coinvolgere, motivare e rendere consapevoli i cittadini dei loro comportamenti”.