Stando ai dati di Invitalia sono 548 i progetti presentati nell’ambito delle linee d’investimento da 2,1 miliardi che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dedica a rifiuti ed economia circolare. Più della metà riguarda infrastrutture per migliorare la raccolta differenziata, mentre preoccupa il ritardo del Sud
Manca meno di un mese alla scadenza dei termini per la presentazione dei progetti da finanziare con i 2,1 miliardi di euro che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destina alle linee di investimento su rifiuti ed economia circolare, ma i dati preliminari dipingono uno scenario in chiaroscuro: delle 548 domande presentate in risposta agli avvisi pubblicati dal Ministero della Transizione Ecologica, più della metà riguarda interventi di miglioramento della raccolta differenziata, le proposte per la realizzazione di nuovi impianti sono ancora poche e la distribuzione territoriale dei progetti presentati sembra, almeno per il momento, non ricalcare il vincolo 60-40 che dovrebbe guidare la ripartizione delle risorse tra Centro-Sud e Nord. È quanto emerge dai dati raccolti da Invitalia, che in questa fase sta supportando il Ministero nella gestione delle istruttorie. Molte delle domande sono ancora in bozza e non da tutte è stato possibile estrapolare dati di dettaglio, chiarisce l’agenzia, ma le informazioni fin qui raccolte sembrano delineare in maniera piuttosto chiara le tendenze in atto.
Delle 548 domande presentate al 31 gennaio, spiega l’agenzia, 426 riguardano la linea d’investimento da 1,5 miliardi di euro dedicata a comuni, enti d’ambito e gestori del servizio pubblico per migliorare la raccolta e il trattamento dei rifiuti urbani. Le proposte fatte pervenire al MiTE sono prevalentemente indirizzate all’avviso A, quello per la meccanizzazione della raccolta differenziata, che ha raccolto 288 domande, mentre l’avviso B per la realizzazione o ammodernamento di impianti di riciclo conta 84 domande. Sono invece 54 i progetti inviati in risposta all’avviso C per la costruzione o ammodernamento di siti per il recupero di frazioni critiche di rifiuto come fanghi da depurazione, tessili o prodotti assorbenti per la persona. Per tutti e tre gli avvisi le proposte si chiuderanno il prossime 14 febbraio. Scendendo nel dettaglio, dai dati fin qui disponibili emerge che la quota principale delle domande di finanziamento riguarda la realizzazione di isole ecologiche (54) e di strutture per la raccolta (47), mentre al momento sono solo 26 le domande per la realizzazione di impianti, 14 delle quali dedicate al trattamento dei rifiuti organici mentre 12 riguardano il trattamento e l’essicazione dei fanghi.
Sono invece 122 le domande fin qui presentate per l’accesso alla linea d’investimento da 600 milioni di euro destinata alle cosiddette ‘filiere flagship’ dell’economia circolare: 59 i progetti per il riciclo dei Raee e 22 quelli per il recupero di carta e cartone (entrambi gli avvisi con scadenza al 14 febbraio), 36 quelli per impianti innovativi di trattamento delle plastiche (scadenza al 18 febbraio) e 5 le domande di finanziamento per la realizzazione di ‘textile hubs’ per il riciclo degli scarti tessili (scadenza al 21 febbraio). Nel dettaglio, sono pervenute al momento 11 proposte per impianti di trattamento dei pannelli fotovoltaici dismessi e 9 per strutture specializzate nel riciclo chimico delle plastiche. “Su questa linea d’investimento il numero di progetti è inferiore – ha spiegato Laura D’Aprile, capo dipartimento per la transizione ecologica del MiTE nel corso di un webinar di Utilitalia – perché parliamo di tecnologie più avanzate e di dimensioni economiche superiori. Ma c’è anche da considerare – ha aggiunto – che molte imprese stanno aspettando chiarimenti dal Ministero dell’Economia e Finanze rispetto alle soglie finanziabili in rapporto alla regolazione comunitaria sugli aiuti di Stato e quindi fino ad allora preferiranno tenere ‘sotto coperta’ i progetti”.
A preoccupare il Ministero, più che la natura delle domande, è la loro distribuzione territoriale. Sul totale delle proposte progettuali fin qui presentate, infatti, quelle elaborate nel dettaglio da Invitalia non rispondono per ora al vincolo 60-40 concordato con la Commissione Ue per la ripartizione delle risorse tra regioni del Centro-Sud e quelle del Nord, visto che al momento le prime contano 193 domande (il 53% di quelle elaborate) mentre le seconde 150. Tra le regioni in testa la Lombardia, con 57 proposte progettuali nell’ambito delle due linee di investimento, seguita da Toscana (33), Campania (25), Sicilia (24), Piemonte (21) e Lazio (20). “La percezione rispetto alla risposta ai nostri avvisi è complessivamente positiva, ma dobbiamo lavorare intensamente per il Mezzogiorno, anche perché il Ministero per il Sud ci chiede di rendicontare costantemente gli interventi proposti proprio per verificare il rispetto del vincolo di riparto sottoscritto con l’Ue. Quello che faremo da qui alla chiusura delle domande – spiega D’Aprile – è cercare di supportare i soggetti che oggi non risultano aver presentato o voler presentare domande”.
Le proposte presentate nell’ambito delle due linee d’investimento principali, si legge negli avvisi, “saranno oggetto di selezione e valutazione da parte di apposita Commissione che sarà nominata con successivo decreto ministeriale e sarà composta da n. 3 membri nominati dal MITE, di cui uno con funzioni di presidente di Commissione, n. 6 membri in rappresentanza di ISPRA ed ENEA, n. 4 membri indicati dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, in rappresentanza delle diverse aree geografiche: Nord, Centro, Sud e Isole e n. 2 membri in rappresentanza dell’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA)”.