Nell’anno della pandemia si registra un miglioramento con 20mila 269 tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche avviate a corretto trattamento, ma il dato pro capite regionale rimane il peggiore d’Italia
Nonostante le difficoltà causate dall’emergenza pandemica nel 2020 il settore dei Raee, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, non ha subito una battuta d’arresto, facendo registrare in Campania un aumento nella raccolta del 7,8% rispetto al 2019 e portando a un totale di 20mila 269 tonnellate i rifiuti avviati a corretto trattamento a livello regionale. Sono questi i dati ufficiali dell’ultimo Rapporto annuale del Centro di Coordinamento Raee. Un trend positivo che assicura alla regione l’ottavo posto a livello nazionale per volumi complessivi, ma che tuttavia la vede posizionarsi ai piedi della classifica delle quantità raccolte da ogni cittadino: 3,51 kg pro capite, in aumento dell’8,4% ma ancora molto lontano dalla media nazionale di 6,14 kg/ab.
A fare eccezione, in un quadro complessivamente negativo, è la sola provincia di Caserta che con 6,65 kg/ab si mantiene sopra la media nazionale, nonostante un calo del 2,33% della performance. Le altre province campane, invece, sono ancora lontane dalla media pro capite anche dell’area Sud (4,70 kg/ab), posizionandosi agli ultimi posti del ranking nazionale: 3,70 kg/ab (+3,9%) per la provincia di Avellino, 3,59 kg/ab (+19,3%) per Salerno e 3,31 kg/ab (-12,8%) per Benevento. Tra tutte è Napoli a far registrare la performance peggiore con 2,54 kg/ab, non raggiungendo la soglia dei 3 kg/ab, nonostante un notevole incremento del 17,5%.
“I dati della regione Campania non possono che preoccupare tutti gli amministratori locali, siano essi di espressione comunale, provinciale o regionale – commenta Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento Raee- territori dove la raccolta scende anche a fronte di un incremento regionale o nazionale richiedono un’analisi che intervenga sulle cause che hanno sicuramente una matrice concatenata: mancanza di infrastrutture e scarsa attività dei soggetti deputati alla raccolta, distribuzione inclusa, e comunicazione di buone pratiche ambientali ai cittadini e consumatori. La conseguenza di tutto ciò è il prevalere di comportamenti che fanno ‘sparire’ interi raggruppamenti come R2 che sul territorio regionale supera di poco il 15% a fronte di un’incidenza di oltre il 34% a livello nazionale, con la conseguenza di alimentare traffici illegali a discapito dell’ambiente. Questa dinamica purtroppo vale anche per gli altri raggruppamenti le cui raccolte pro capite in alcuni casi sono le più basse a livello nazionale. In questa situazione, non deve trarre in inganno il risultato della provincia di Caserta (oltre 6,6 kg/ab) la cui raccolta è concentrata in cinque Comuni che, pur rappresentando meno del 4% della popolazione, raccolgono l’82% dei flussi regionali, lasciando quini aperto l’interrogativo sulla destinazione dei Raee originati dagli altri Comuni”.
Nel corso del 2020 in Campania è stato registrato un aumento della raccolta di freddo e clima (R1) che raggiunge le 8.936 tonnellate (+5,4%), così come quella dei grandi bianchi (R2) con 3.089 tonnellate (+14,2%). In crescita anche la raccolta degli apparecchi con schermi (R3) che raggiunge le 5mila 094 tonnellate (+7,5%) e quella dei piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo (R4) che si attesta a 3mila 035 tonnellate grazie a un +9,6% rispetto all’anno precedente. Questo andamento, seppur positivo, risulta decisamente inferiore rispetto alle performance delle altre regioni del Sud Italia. Al contrario, la raccolta delle sorgenti luminose (R5) che a causa di un -6,6% scende a 114,2 tonnellate, si allinea al resto del Paese.
Secondo il Rapporto annuale, nella sola provincia di Napoli sono state avviate a corretto smaltimento 7mila 768 tonnellate di Raee, registrando un +16,4% rispetto al 2019, sostenuta da un incremento di tutti i raggruppamenti, unico caso in Regione. Al secondo posto Caserta con una raccolta complessiva di 6mila e 044 tonnellate, trend in calo del 3,8% rispetto all’anno precedente a causa di una contrazione dei volumi in tre dei cinque raggruppamenti e con percentuali particolarmente importanti per R3 (-13%) e R5 (-15%). Segue la provincia di Salerno con 3.929 tonnellate, pari a un incremento considerevole del 18,8% sul territorio regionale. La provincia di Avellino si attesta a 1.588 tonnellate con un +6,5%, di cui meno di due derivanti da R5, tra i valori più bassi di tutta Italia. Benevento, all’ultimo posto, registra una raccolta di 939 tonnellate con una contrazione più elevata a livello regionale (-10,7%).
Nello specifico, circa l’84% dei volumi campani ha origine dai centri di raccolta comunali, mentre il restante 16% proviene dai luoghi di raggruppamento della distribuzione (LdR), anche se i dati delle singole province presentano numeri tra loro molto eterogenei. Benevento, infatti, è l’unica a non avere un luogo di raccolta della distribuzione sul proprio territorio mentre nelle province di Avellino e Caserta circa il 25% della raccolta provinciale proviene proprio dagli LdR, che contribuiscono per un quantitativo nettamente superiore al dato medio italiano, pari al 18%. A Salerno, così come nel beneventano, il contributo dominante (oltre il 97% della raccolta) è fornito, infatti, dai centri di raccolta comunali.