Nell’anno della pandemia gestite 478mila 817 tonnellate di rifiuti elettrici, in crescita rispetto al 2019, ma resta ancora bassa la percentuale di raccolta del 36,8%
Quasi 30 sono i punti percentuali che separano la raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici dal target che l’Europa ha fissato al 65% dell’immesso al consumo. Il 36,8% di raccolta dei RAEE nel 2020 non basta ad allineare il settore di gestione dei rifiuti elettrici agli obiettivi vincolanti dell’Ue. Eppure, nell’anno della pandemia, il Centro di Coordinamento RAEE non si è fatto trovare impreparato, incrementando di un +3,2% rispetto al 2019 i rifiuti avviati a trattamento, per un totale di 478mila 817 tonnellate. È questo il quadro emerso dal Rapporto Gestione RAEE 2020, i cui numeri restituiscono al tempo stesso gli sforzi del sistema ufficiale e le proporzioni della gestione non corretta dei rifiuti elettrici ed elettronici in Italia.
“Nel 2020 c’è stato un ulteriore incremento nella quantità di RAEE avviate a trattamento in Italia” dichiara Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE, “sintomo del positivo lavoro effettuato da tutti i soggetti che costituiscono la filiera degli operatori RAEE. Il tasso di avvio al trattamento dei RAEE in Italia (36,8%), che si attesta su un valore di quasi 30 punti percentuali distante dal target che la Comunità Europea ha assegnato agli stati membri, deve far riflettere su quali siano le cause di una ‘sparizione’ di volumi di RAEE così ingente”. Scomparsa che di fatto è solamente nei report di identificazione poiché questa tipologia di rifiuti trova destinazioni improprie che favoriscono con eccessiva facilità il trattamento ‘economico’ a discapito di quello ‘adeguato’.
Un tasso di ritorno, dunque, in calo per il secondo anno consecutivo. All’origine di questo decremento – spiega il Cdc RAEE – vi sono fondamentalmente due fattori: da una parte un aumento dell’immesso di AEE, apparecchiature elettriche ed elettroniche, nel triennio 2017-2019, la cui media si attesta a 1.301.302 tonnellate (+10,9% rispetto al triennio precedente), dall’altra il calo dei volumi dei rifiuti provenienti dal professionale. “In ogni caso – continua Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE – da questo Rapporto emerge un aspetto positivo: se a livello di sistema Italia il tasso di avvio al trattamento adeguato è in diminuzione, scorporando il dato emerge che il risultato dei RAEE domestici è in crescita, mentre peggiora nel professionale. La mancanza del Decreto sui Raggruppamenti di RAEE e la conseguente impossibilità di gestire correttamente la comunicazione sull’identificazione e suddivisione dei rifiuti elettrici ed elettronici ha sicuramente un impatto negativo sui risultati, anche se la causa di maggior impatto è da ricercarsi nell’assoluta mancanza di controlli sulla gestione illegale dei RAEE da parte degli organi preposti”.
E nonostante le evidenti difficoltà che il settore è costretto a fronteggiare, non mancano però dati positivi. In aumento rispetto al 2019 (pari a 463mila 953 tonnellate di rifiuti elettrici raccolte), le 478mila 817 tonnellate gestite nel 2020 si caratterizzano per il 77% dei volumi complessivi (pari a 369mila 569 tonnellate) riconducibile ai RAEE domestici, un’incidenza maggiore rispetto al 2019 in forza di un incremento del 4,45%, mentre per il 22,82% (pari a 109mila 248 tonnellate) riconducibile ai RAEE professionali, il cui peso al contrario registra un leggero calo (-0,79%). Della quota complessivamente avviata a corretto trattamento, i grandi bianchi (R2) si confermano il raggruppamento più significativo, ma è quello dell’elettronica di consumo (R4) a registrare l’incremento percentuale più elevato (+12,2%) rispetto al 2019, mentre il raggruppamento delle sorgenti luminose (R5), complice la situazione pandemica, conosce una vera e propria battuta d’arresto (-31,59%).
Registrato, inoltre, un trend in crescita del numero di impianti di gestione RAEE che hanno effettuato la dichiarazione annuale al CdC RAEE, pari a 1.050, ben 74 in più rispetto al 2019. Numeri che comprendono sia gli impianti dediti al trattamento per il recupero delle materie prime, sia quelli che svolgono semplice attività di stoccaggio dei rifiuti in attesa dell’invio a un impianto di trattamento. In termini di ripartizione sul territorio nazionale, ancora evidente il gap infrastrutturale che divide l’Italia a metà. I numeri più alti, infatti, sono da ricercarsi al Nord con 729 strutture, a fronte delle 173 strutture (+26 rispetto al 2019) del Sud, che supera il Centro Italia dove si contano 148 impianti (+10 rispetto al 2019). Degli impianti dichiaranti, sono 53 quelli che risultano anche accreditati al Centro di Coordinamento, cioè possiedono i requisiti che consentono di ricevere e trattare i RAEE domestici gestiti dai Sistemi Collettivi, i consorzi senza fine di lucro a cui aderiscono i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) con il compito di raccogliere, ritirare e gestire i rifiuti elettronici domestici in tutta Italia.