Mattia Pellegrini, capo unità della Dg Ambiente della Commissione Europea: “Nel Pnrr italiano il capitolo sull’economia circolare è il più basso in termini di dotazione finanziaria. Eppure in regioni come Lazio e Sicilia il 60% dei rifiuti finisce ancora in discarica”. E sul recupero energetico aggiunge: “Svolge un ruolo complementare al riciclo”
“L’Italia avrebbe potuto osare di più negli investimenti per la costruzione di impianti di riciclo, soprattutto dal Lazio in giù, dove sono ancora alte le percentuali di rifiuti avviati a discarica”. Non sarà una bocciatura ufficiale ma di sicuro è una valutazione della quale occorrerà tenere conto, quella resa da Mattia Pellegrini, capo unità della direzione generale ambiente della Commissione europea sul capitolo economia circolare del Piano nazionale di ripresa e resilienza. “La Commissione ha chiesto di indirizzare il 38% delle risorse ai temi del Green Deal europeo, che al momento rappresentano per l’Ue la priorità politica. Il governo italiano ha puntato molto su efficientamento e riconversione energetica – ha detto Pellegrini in occasione di un webinar promosso da Unirima, Assofermet e Assorimap – mentre il capitolo sull’economia circolare è il più basso per dotazione finanziaria”.
Eppure, ha ricordato il dirigente della Commissione, “nel Lazio circa il 60% dei rifiuti finisce in discarica, e le stesse percentuali potrebbero valere per Campania e Sicilia. In queste regioni – ha spiegato – occorre fare un doppio salto: alla luce del fatto che entro il 2035 solo il 10% dei rifiuti potrà essere smaltito in discarica, serve investire non solo sull’ammodernamento ma sulla costruzione di nuovi impianti di riciclo” ha chiarito Pellegrini, ricordando poi come “anche gli inceneritori svolgono un ruolo complementare rispetto al riciclo, perché ciò che non può essere riciclato è meglio che venga trasformato in energia piuttosto che smaltito in discarica”. Fermo restando, ha aggiunto Pellegrini, che “noi dal Pnrr ci aspettiamo investimenti sugli impianti di riciclo”, visto che anche la proposta di nuova tassonomia europea sugli investimenti sostenibili esclude dal novero dei finanziamenti considerati ‘green’ quelli destinati agli impianti di recupero energetico. Insomma, da un lato la Commissione li definisce come complementari al riciclo e utili a tagliare i conferimenti in discarica, e dall’altro però lavora a nuove regole che rendano sempre più difficile finanziarne la costruzione.
Tornando al capitolo Pnrr e impianti di riciclo, critica la posizione delle associazioni di categoria. “Lo scorso anno, come associazioni del riciclo, abbiamo lanciato un manifesto focalizzato sulle potenzialità del settore che costituisce il cuore dell’economia circolare e chiesto un contributo straordinario per il biennio 2021-2022 di 4 miliardi per l’innovazione tecnologica degli impianti. Ad oggi, purtroppo, quella richiesta non è stata ancora accolta. Auspichiamo un nuovo impulso all’economia circolare perché si tratta di un comparto che muove circa 20 miliardi”, ha sottolineato Cinzia Vezzosi, Presidente Euric e vicepresidente Assofermet.
E se la proposta di un finanziamento ad hoc per il revamping degli impianti non ha trovato spazio nel Pnrr, risultano al momento respinti al mittente anche gli appelli per un pacchetto di misure fiscali che agevolino le attività di riciclo. “Parallelamente a maggiori investimenti in impianti, occorrono riforme che garantiscano dinamiche competitive, affinché venga pienamente applicato il principio della concorrenza: un concetto espresso anche dall’Antitrust, per cui il perimetro tracciato dal decreto legislativo 116/2020 in materia di rifiuti urbani e di quelli speciali è discriminatorio per i gestori privati“, ha osservato Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima. “Servono interventi operativi e pragmatici, come un credito d’imposta per i riciclatori e sgravi fiscali per chi acquista materiali riciclati. L’idea di generare sovvenzioni al nostro settore è quanto mai attuale, a maggior ragione oggi che si parla sempre più diffusamente di decarbonizzazione“, ha evidenziato Maurizio Foresti, vicepresidente Assorimap.
Un’appello, quello delle imprese, che la politica ha garantito non resterà inascoltato ancora a lungo visto che dietro l’angolo c’è l’appuntamento con le misure da mettere in campo per dare attuazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza, dai provvedimenti sulle semplificazioni a quelli sul fisco. “Non dobbiamo essere pessimisti nel rapporto tra Pnrr ed economia circolare – ha spiegato la presidente della Commissione ambiente della Camera Alessia Rotta. – Molti profili devono ancora essere sviluppati: pensiamo per esempio alla riforma del fisco che ancora deve decollare e potrebbe rappresentare un volano di crescita enorme per tutto il settore”.