Plastica riciclata, le imprese chiedono supporto al mercato

di Redazione Ricicla.tv 15/10/2024

Ogni tonnellata di plastica riciclata garantisce un taglio delle emissioni tra 1,1 e 3,6 tonnellate di CO2. Un beneficio che le imprese della filiera italiana chiedono di tradurre in meccanismi di supporto per riequilibrare la competizione con le plastiche da petrolio vergine, sempre più economiche. L’appello di Assorimap, Assoambiente e Utilitalia in vista della discussione sulla legge di bilancio


Riconoscere il valore ambientale del riciclo meccanico delle plastiche, e in particolare il contributo del settore alla decarbonizzazione dei sistemi produttivi, traducendolo in un meccanismo premiale per gli operatori della filiera. È l’appello congiunto lanciato da Assorimap, Assoambiente e Utilitalia, che in vista della discussione sulla legge di bilancio chiedono alle istituzioni l’attivazione di un sistema di incentivi capace “di premiare l’azione virtuosa delle aziende impegnate nel recupero di materia”, si legge in una nota, e di tradurre sul piano economico il contributo del riciclo in termini di riduzione delle emissioni. Secondo il Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea, infatti, per ogni tonnellata di polimero riciclato la riduzione delle emissioni è compresa tra 1,1 e 3,6 tonnellate rispetto all’incenerimento, allo smaltimento in discarica e alla produzione di polimeri vergini. Il riciclo meccanico delle plastiche, chiariscono le associazioni, può evitare fino a 7,2 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 all’anno in Italia, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi al 2040 fissati nel PNIEC.

Il problema è che mentre le politiche ambientali nazionali ed europee spingono sull’acceleratore della decarbonizzazione, il mercato delle plastiche va da un’altra parte. Quella dei polimeri da petrolio, più economici sebbene più impattanti. L’intervento chiesto dalle tre sigle, si legge infatti in una nota, serve soprattutto a introdurre “un fattore di stabilità e certezza nelle congiunture di maggior volatilità”, indispensabile per mantenere “la competitività delle materie plastiche riciclate”. Che da ormai quasi due anni, invece, sono schiacciate dalla concorrenza delle materie plastiche vergini, più economiche nelle fasi caratterizzate da bassi prezzi del petrolio. Nel solo 2023, secondo la World Energy Review 2024, il barile ha perso il 18% del valore vedendo aumentare la domanda di 2,3 milioni di unità al giorno, mentre i costi delle attività riciclo, segnati anche dagli alti consumi energetici, restano su livelli più elevati. Tanto da far registrare nello stesso anno, secondo Assorimap, un calo del fatturato del 31%.

Una divergenza che le imprese di filiera chiedono di riallineare introducendo un meccanismo di sostegno ai prezzi dei polimeri riciclati che sia commisurato alle cosiddette ‘esternalità’ positive che questi sono capaci di generare. “Anche alla luce dell’attuale difficile situazione di mercato – chiarisce il presidente di Assorimap Walter Regis – è ormai inderogabile il riconoscimento di incentivi da parte delle istituzioni e dei decisori politici del contributo ambientale, in termini di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, fornito dal processo di riciclo meccanico delle plastiche, al fine di consentire alle imprese del settore di svolgere un crescente ruolo nell’economia circolare sia in Italia che in Europa”.

“Terminata la raccolta differenziata inizia un’altra fase del processo dell’economia circolare che come il primo va supportato al fine di trovare i presupposti e le misure per dare continuità e garanzia alla produzione di queste materie prime seconde, che devono misurarsi, ora asimmetricamente, nel mercato delle materie vergini”, osserva il presidente di Utilitalia Filippo Brandolini. Il meccanismo chiesto dalla filiera del riciclo meccanico ricalca in buona parte quello dei cosiddetti ‘certificati del riciclo’ proposti dall’istituto di ricerca REF e strutturati sulla falsariga dei certificati bianchi per l’efficienza energetica. Secondo REF, per ogni tonnellata di materia riciclata immessa sul mercato andrebbero riconosciuti ai riciclatori titoli negoziabili dal valore commisurato ai benefici ambientali che quella tonnellata sarà capace di generare e modulato in base all’andamento dei prezzi di mercato: più alto in caso di domanda debole, più basso in caso di domanda sostenuta. “Una proposta che di certo fa bene alla sostenibilità economico-industriale ma anche ambientale – dice Chicco Testa, presidente di Assoambiente – il supporto alla decarbonizzazione della nostra economia rende ancora più strategico il settore della gestione dei rifiuti che già contribuisce, in linea con la gerarchia europea del trattamento dei rifiuti, non solo alla salubrità delle nostre città ma anche a risparmiare materie prime vergini”.

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