Dopo l’agricoltura, le discariche di rifiuti urbani sono la seconda sorgente di metano in atmosfera a livello nazionale, scrive Ispra. Dal 2001, però, hanno cominciato a generarne sempre meno. Anche grazie alla raccolta differenziata
Le discariche di rifiuti solidi sono responsabili di un terzo delle quantità totali di metano rilasciate in atmosfera dal nostro Paese, ma l’aumento della raccolta differenziata e il miglioramento delle tecnologie di trattamento tengono l’Italia sui binari degli accordi internazionali di riduzione. Lo riporta Ispra nel primo dossier dedicato al più potente gas climalterante in assoluto, 85 volte più impattante della CO2 (anche se con tempi di permanenza in atmosfera di gran lunga inferiori). Un potenziale devastante in termini di contributo al riscaldamento globale, che l’Unione Europea, insieme agli Stati Uniti e agli altri Paesi sottoscrittori del Global Methane Pledge, si è impegnata a tagliare del 30% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2020. Un obiettivo ambizioso, che in Italia richiederà un’accelerazione netta delle politiche e degli investimenti, visto che dal 1990 al 2020, scrive Ispra, il nostro Paese è riuscito a ridurre il rilascio di metano in atmosfera solo (si fa per dire) del 26,7%. Un tasso di riduzione “molto inferiore alla riduzione dei gas serra totali”, nota Ispra, che mostra “la necessità di intervenire sui principali settori responsabili delle emissioni”. E di farlo in tempi brevi, visto che il Global Methane Pledge ci chiama a replicare il risultato raggiunto nell’arco degli ultimi trent’anni, ma concedendoci solo un terzo del tempo per farlo.
Tra i principali fronti d’intervento, spiega Ispra, c’è quello delle discariche, che dopo il settore agricolo rappresentano la seconda sorgente in assoluto (33,3%) di metano in atmosfera, ma che a differenza di quest’ultimo non vedono calare bensì aumentare le proprie emissioni: in agricoltura si sono ridotte del 13,5%, nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi sono invece cresciute del 16,8% rispetto ai livelli del 1990, passando da 12,2 a 14,3 milioni di tonnellate di CO2 equivalente e arrivando a rappresentare il 4,4% delle emissioni totali di gas serra. A pesare, oltre alla quantità di rifiuti conferiti in discarica (che resta particolarmente elevata e che per i soli rifiuti urbani nel 2020 era pari a 5,8 milioni di tonnellate) sono anche “la composizione dei rifiuti, la frazione di metano nel biogas e la quantità raccolta e recuperata”.
Nei rifiuti smaltiti nelle nostre discariche infatti c’è ancora tanta materia organica che degradandosi genera biogas, composto tra il 40 e il 60% da metano che se non captato e utilizzato per produrre energia (o raffinato per la produzione di biometano) finisce dritto in atmosfera. Ma le prospettive sono incoraggianti. C’è da dire, chiarisce infatti Ispra, che l’andamento delle emissioni è condizionato dalla quantità cumulativa di rifiuti depositati nel corso degli anni, e che quelle registrate nel 2020 sono il prodotto della degradazione di “rifiuti depositati nel corso degli ultimi decenni”, si legge nel dossier. Quindi anche prima dello sviluppo delle raccolte differenziate, tra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei 2000, e degli obblighi di legge sul trattamento dei rifiuti da smaltire in discarica, che puntano a ridurne la putrescibilità e che nel nostro Paese sono in vigore dal 2003. Un cambio di passo a cavallo del nuovo millennio che potrebbe spiegare perché, come riporta Ispra, “la curva della ‘discarica nazionale’ sembra aver già da tempo superato il massimo”.
Dopo essere cresciuto costantemente dal 1990 e aver raggiunto nel 2001 un picco di emissioni di circa 18 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (+51%), il metano rilasciato in atmosfera dalle discariche infatti “va lentamente a decrescere”, scrive Ispra, facendo segnare un -21% negli ultimi venti anni. Segno della maggiore capacità di captazione del biogas (anche se oggi l’efficienza resta intorno al 45%), ma anche del fatto che stanno calando le quantità di rifiuti putrescibili conferiti, grazie al miglioramento della qualità del trattamento e all’aumento delle quantità intercettate a monte grazie alla raccolta differenziata della frazione organica. Che nel 2020 ammontavano a circa 7 milioni di tonnellate. Più del totale dei rifiuti smaltiti in discarica. Un trend che, secondo Ispra, nel 2030 dovrebbe portare la differenziata ad assorbire l’80% dei rifiuti generati e che consente di stimare una riduzione della CO2 equivalente generata dalle discariche al 2030 da 14,3 a 9,9 milioni di tonnellate, pari a circa il 30%. In linea cioè con l’ambizioso traguardo del Global Methane Pledge.