Nonostante la contrazione dei consumi causa caro energia ed inflazione, la raccolta differenziata di carta e cartone è cresciuta anche nel 2022 toccando quota 3,2 milioni di tonnellate. Riciclo sopra l’81%, sulla strada verso l’obiettivo Ue al 2030. Sono i numeri del nuovo rapporto Comieco. Centrale la sfida della qualità e quantità della raccolta al Sud
In un 2022 segnato, soprattutto nella seconda metà, dagli effetti della crisi energetica e dell’inflazione, calano i consumi di imballaggi in carta e cartone e la domanda di maceri da parte dell’industria cartaria – tra le più penalizzate dall’impennata dei prezzi del gas – ma la raccolta differenziata e il riciclo tengono. La prima anzi è cresciuta dello 0,6% sull’anno precedente fino a toccare i 3,6 milioni di tonnellate, mentre il secondo ha ancora una volta scavalcato l’80% (81,2%, in calo rispetto all’85% dello scorso anno) confermando il superamento degli obiettivi UE al 2025 e restando alla portata del target fissato per il 2030 (85%). È il ritratto di un’eccellenza dell’economia circolare italiana, solida al punto da tenere botta ai grandi scossoni dell’economia globale, quello tracciato dal nuovo rapporto annuale del consorzio di filiera Comieco, presentato questa mattina a Genova.
Nonostante una riduzione della produzione di rifiuti di oltre un milione di tonnellate, complici i prezzi dei beni di consumo gonfiati dalle bollette prima e dall’inflazione poi, la raccolta differenziata si conferma un’abitudine consolidata per i cittadini: la media nazionale della raccolta pro-capite cresce fino a 61,5 kg, un risultato mai raggiunto prima, spiega Comieco, frutto del contributo di tutte le macroaree del paese: nord (+0,4%), centro (+0,5%) ma soprattutto sud, dove si registra la crescita maggiore (0,8%) e dove tuttavia continua a concentrarsi il potenziale maggiore in termini di imballaggi non raccolti. Secondo Comieco oltre il 50% delle 800mila tonnellate che ancora sfuggono alla raccolta potrebbero essere intercettate proprio nelle regioni meridionali, contribuendo in maniera determinante al raggiungimento dell’obiettivo di riciclo dell’85% al 2030.
Un percorso, quello verso il target al 2030, rispetto al quale risulterà determinante anche il tema della qualità, centrale per garantire la sostenibilità economica e ambientale delle operazioni di riciclo. Lo scenario che emerge dal rapporto Comieco è ancora in chiaroscuro. “In circa 1 caso su 4 – si legge nel rapporto – la raccolta dai circuiti delle famiglie a livello Italia non rispetta le specifiche di prima fascia. Questa incidenza supera il 50% al Sud”. “Per questo – spiega il presidente di Comieco Alberto Marchi – abbiamo predisposto un Piano straordinario di investimenti con 3,5 milioni di euro da utilizzare per lo sviluppo di quantità e qualità della raccolta coinvolgendo oltre 3 milioni di abitanti e 34 Comuni del Mezzogiorno in rappresentanza di tutte le regioni. Fondamentale sarà poi l’apporto del PNRR che vede due terzi dei 128 milioni di contributo su 70 progetti approvati, stanziati per il Centro-Sud nell’ambito di un potenziamento dell’impiantistica che aumenterà la capacità di trattamento della filiera di 700mila tonnellate”.
Sempre in tema di impianti, fa ben sperare la prossima attivazione di nuova capacità di trattamento in cartiera, che si aggiungerà a quella garantita dai 57 impianti oggi operativi. “Dopo la riconversione di 3 cartiere, in grado di riciclare 1,2 milioni di tonnellate di carta all’anno, entro il 2024 è atteso l’avvio di un ulteriore impianto che potrà lavorare a regime altre 400mila tonnellate all’anno” spiega Carlo Montalbetti, Direttore Generale di Comieco. Oltre a trainare la raccolta differenziata, la nuova capacità di trattamento potrà anche contribuire ad assorbire parte della carta da macero che oggi prende la via dell’export internazionale: 1,4 milioni di tonnellate nel 2022, con un lieve aumento rispetto all’anno precedente (+132mila) sebbene a fronte di una riduzione della domanda interna da parte dell’industria cartaria ben più marcata, con circa 600mila tonnellate in meno, per effetto dei fermi e rallentamenti alla produzione imposti dall’impennata delle bollette energetiche.