“Fare luce sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni in esse coinvolte o ad esse comunque collegate, sui loro assetti societari e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata”. E poi ancora indagare sulle rotte nazionali e internazionali del traffico illecito di scarti, in particolare su quelle via mare, sullo stato dell’arte delle bonifiche nonché sui roghi negli impianti di trattamento. Sono solo alcuni dei compiti elencati all’articolo 1 della legge che istituisce che la Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, approvata in via definitiva oggi dal Senato. L’organismo bicamerale sarà composto da trenta commissari – quindici deputati e quindici senatori – che tra audizioni, sopralluoghi e missioni proveranno, nell’arco della XVIII legislatura, a fare luce sugli aspetti più controversi del panorama nazionale della gestione dei rifiuti, ma anche a individuare le best practice in campo ambientale “in attuazione dei princìpi dell’economia circolare”.
Si tratta della settima Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. La prima, che era monocamerale, nacque il 24 luglio 1995, poco meno di 23 anni fa. Durò fino all’8 maggio 1996 e a guidarla fu chiamato il deputato progressista Massimo Scalia, oggi professore di fisica all’Università La Sapienza di Roma. Da allora non c’è stata legislatura che non abbia dato mandato ai suoi deputati e senatori di venire a capo dei profili di maggiore criticità legati al mondo degli scarti urbani e industriali: dalle varie forme di business illecito alle ingerenze della criminalità organizzata, fino alle inefficienze e connivenze della Pubblica amministrazione e degli organi di controllo. Un mandato conferito spesso in maniera tutt’altro che tempestiva (nella XVI legislatura ci volle poco meno di un anno), mentre stavolta la costituzione della Commissione è stata forse la più rapida nella storia della Repubblica. Una rapidità dettata dall’urgenza. Del resto, i numeri parlano chiaro: stando all’ultimo dossier Ecomafia di Legambiente, il settore dei rifiuti è quello dove nel 2017 si è concentrata la percentuale più alta di illeciti, che sfiorano il 24% del totale degli illeciti ambientali censiti. Un autentico record.
L’ultima Commissione in ordine di tempo, presieduta prima dall’attuale direttore generale dell’Ispra Alessandro Bratti e poi dall’On. Chiara Braga, lascia in eredità alla nuova bicamerale una lunga serie di dossier, molti dei quali tutt’altro che chiusi: da quello sulle cosiddette “navi dei veleni” all’indagine sul traffico internazionale dei rifiuti fino all’approfondimento sul fenomeno dei roghi scoppiati in impianti di stoccaggio e trattamento rifiuti, con 261 incendi censiti dai Commissari nell’arco di 3 anni. Il 20% dei quali di natura dolosa. Una sequenza inquietante, che sembra non trovare fine e sulla quale la nuova Commissione è pronta a rimettersi al lavoro, come cita la legge istitutiva, che all’articolo 1 assegna ai commissari proprio il compito di “indagare sulle attività illecite legate al fenomeno degli incendi” oltre che “su altre condotte illecite riguardanti gli impianti di deposito, trattamento e smaltimento dei rifiuti ovvero i siti abusivi di discarica”.