«Il potenziamento dell’apparato industriale di recupero energetico dai rifiuti non riciclabili è sicuramente una opzione da considerare, anche perché il nostro parco impianti è deficitario rispetto a quello di Paesi come la Svezia o la Danimarca, più evoluti sotto il profilo della sensibilità ambientale». Così Daniele Fortini, ex numero uno della municipalizzata romana dei rifiuti Ama e presidente di Fonservizi ha commentato ai microfoni di Ricicla.tv il decreto attuativo dello “Sblocca Italia” entrato in vigore ieri, che stabilisce la necessità di realizzare 8 nuovi impianti di incenerimento dei rifiuti a copertura del fabbisogno nazionale residuo di smaltimento degli rsu. «Ciononostante – ha però aggiunto – priorità assoluta va data alla raccolta differenziata, al riciclo, al recupero di materia di tutto quello che può tornare a nuova vita piuttosto che trasformarsi in energia». Secondo Fortini, l’Italia resta «un Paese a due velocità, ai vertici delle graduatorie europee per il recupero degli imballaggi e per il compostaggio dei rifiuti organici, che oggi vengono trattati da più di 200 impianti», ma al tempo stesso caratterizzato da uno «sbilanciamento tra il Nord dei grandi impianti industriali di trattamento dei rifiuti ed il Sud di città come Napoli, Palermo, Roma che sono quasi esclusivamente fornitori di risorse per quegli stessi impianti».