Sono passati appena due giorni da quando il governatore della Campania Vincenzo De Luca, assistendo con soddisfazione allo svuotamento del sito di stoccaggio ecoballe di Coda di Volpe ad Eboli – la seconda piazzola ad essere liberata dopo quella di Marcianise – era tornato a ringraziare Palazzo Chigi per aver generosamente finanziato il suo piano per lo smaltimento delle cinque milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti imballati accumulatesi in Campania negli anni dell’emergenza. «Quando abbiamo deciso di partire con questa sfida – diceva sabato mattina De Luca, mentre le ruspe portavano via le ultime tonnellate di rifiuti dal sito di stoccaggio in provincia di Salerno – sapevamo che o si risolveva oggi questo problema, con questo governo regionale, o non si sarebbe risolto mai più. Rinnovo il mio ringraziamento al Presidente del Consiglio Matteo Renzi perché senza lo stanziamento di 500 milioni di euro per la Campania questo problema non lo avremmo risolto».
Quarantotto ore dopo quelle dichiarazioni, Renzi si avvia a rimettere il proprio mandato nelle mani del Presidente della Repubblica, lo scenario politico cambia drasticamente e De Luca, orfano della fondamentale sponda romana offertagli dall’ex sindaco di Firenze, “questo problema” rischia davvero di non risolverlo più. Perchè il governatore campano è in forte ritardo sulla tabella di marcia e con l’uscita di scena di Renzi, vero sponsor politico oltre che garante finanziario del piano ecoballe, rischia ogni giorno di più di vedersi negata buona parte del generoso stanziamento. L’intera operazione, anzi, potrebbe presto venirgli strappata di mano e affidata alla supervisione di un commissario. Per capire perchè, occorre però fare un passo indietro.
Figlio della sinergia politica tra i due ex sindaci, il piano straordinario messo a punto dalla giunta De Luca e finanziato da Matteo Renzi prevede la costruzione di nuovi impianti ed il potenziamento di alcuni impianti esistenti da dedicare all’apertura e rilavorazione delle balle finalizzata al recupero di materia e alla produzione di combustibile da rifiuti, nonchè l’apertura di nuove discariche per lo smaltimento delle frazioni non destinabili all’una o all’altra linea di lavorazione. Oltre, naturalmente, allo smaltimento fuori regione di una quota pari a poco meno di un milione di tonnellate di ecoballe, unica parte del piano entrata, seppur tra notevoli ritardi e difficoltà, nella piena fase operativa. E se è vero che complessivamente il piano è stato finanziato con 450 milioni di euro (e non con i 500 di cui parla De Luca), è altrettanto vero che al momento solo 150 milioni sono stati assegnati con decreto alle operazioni di smaltimento delle ecoballe, mentre i restanti 300, pur stanziati con la Legge di Stabilità 2016, sono soltanto confluiti, si legge al comma 475, in un «fondo con una dotazione di 150 milioni di euro per ciascuno degli anni 2016 e 2017, finalizzato ad interventi di carattere economico, sociale e ambientale nei territori della terra dei fuochi» istituito presso il Ministero delle Finanze.
Tra l’altro, allo stesso comma si specifica che «con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono individuati gli interventi e le amministrazioni competenti cui destinare le predette somme». Entro novanta giorni, cioè entro il primo aprile scorso. A sette mesi da quella scadenza, però, i decreti non hanno ancora visto la luce e i soldi restano chiusi in cassaforte al Mef. Perchè? Per prudenza, come risulta più chiaramente dalla lettura del decreto legge 185 del 25 novembre 2015, quello con il quale il governo ha destinato una prima tranche da 150 milioni di euro all’avvio delle operazioni di smaltimento delle ecoballe. Anche se forse sarebbe meglio parlare di 70 milioni, visto che a tanto ammonta la quota parte del finanziamento che ad oggi risulta essere stata effettivamente trasferita alla Regione Campania. I restanti 80 milioni, chiarisce il decreto, così come i 300 milioni “parcheggiati” al Mef, saranno trasferiti alla Campania «sulla base dell’attuazione del cronoprogramma come certificata dal Presidente della Regione». I fondi ci sono, insomma, ma verranno erogati solo a patto che De Luca dimostri di rispettare le scadenze stabilite nel piano. Cosa che, ad oggi, il governatore della Campania è riuscito a fare solo in parte. In minima parte.
Il cronoprogramma fissava infatti al 30 giugno il termine entro il quale avrebbe dovuto essere portato a termine l’iter tecnico-amministrativo per la realizzazione degli impianti necessari a smaltire le 4,5 milioni di ecoballe che resteranno a terra una volta completata la prima fase del Piano, cioè quella dei trasferimenti fuori regione. Quella scadenza, però, non è stata rispettata. Ed è molto probabile che non venga rispettata neanche la scadenza fissata al 31 dicembre di quest’anno per la realizzazione dei lavori di potenziamento degli impianti esistenti e per l’allestimento delle discariche nelle cave dismesse. Insomma, le condizioni fissate dal decreto per continuare a finanziare l’operazione sembrano ormai essere venute meno. E non finisce qui perchè sempre stando al dl, il mancato rispetto delle scadenze indicate nel cronoprogramma non solo condiziona l’erogazione dei fondi, ma espone l’intero piano al rischio di applicazione «dell’articolo 41 della legge 24 dicembre 2012, n. 234». Che tradotto significa: commissariamento.
E se sui ritardi accumulati negli ultimi mesi dal fedele alleato De Luca Matteo Renzi aveva preferito chiudere un occhio, adesso che l’ex sindaco di Firenze si prepara a salire al Quirinale, per il presidente della Campania ottenere dal governo i finanziamenti necessari a portare avanti l’attuazione del piano ecoballe diventa impresa ardua. Sempre che il prossimo inquilino di Palazzo Chigi non decida, a rigor di legge, di tagliare corto commissariando l’intera operazione. Una brutta tegola per De Luca, che punta sulla buona riuscita del piano ecoballe per ricontrattare l’importo delle multe quotidiane inferte dall’Ue alla Campania nell’ambito della procedura d’infrazione per le inefficienze del ciclo rifiuti regionale – 120mila euro al giorno da sommare ai 20 milioni già versati a Bruxelles a titolo forfettario – sebbene la Commissione europea abbia già specificato che il solo smaltimento delle ecoballe non basterà a rivedere il computo delle sanzioni.