NAPOLI. Otto lotti funzionali da mettere a gara, quattordici siti di stoccaggio da svuotare, per un totale di 790mila tonnellate di pattume imballato da spedire ad incenerimento fuori Regione. Costo dell’operazione: 150 milioni di euro, già stanziati dal governo con il decreto legge 185 dello scorso 25 novembre. Questo in sintesi il contenuto del primo stralcio operativo al piano straordinario di rimozione delle ecoballe, approvato con delibera lo scorso 26 novembre dalla Giunta Regionale guidata da Vincenzo De Luca e pubblicato ieri sul Bollettino Ufficiale della Campania. Nelle more della redazione del piano definitivo e del relativo cronoprogramma di attuazione, che il governo chiede siano pubblicati entro il prossimo 26 dicembre pena il commissariamento, l’ex sindaco di Salerno spinge sull’acceleratore e punta così ad avviare le operazioni di rimozione delle balle già nei primi mesi del 2016. “Le condizioni finanziarie – si legge nel piano stralcio – hanno imposto la necessità di limitare le operazioni di allontanamento dei rifiuti in balle ad un quantitativo ben definito, stimato pari a 791.923 tonnellate”. Quattordici i siti individuati, tredici dei quali saranno svuotati completamente. Dal mega sito di Taverna del Re, invece, sarà portata via solo una prima “fetta” da 105mila tonnellate. Lo smaltimento, si legge nel piano stralcio, dovrà essere effettuato entro il 2016, mentre per i quattro siti di Casalduni, Fragneto Monforte, Capua e San Tammaro, le operazioni di rimozione potrebbero protrarsi fino a fine 2017. L’importo a base d’asta è stato fissato a 150 euro la tonnellata. Un prezzo relativamente elevato, rispetto ai correnti valori di mercato che oscillano tra gli 80 ed i 120 euro/ton. Il perché di un tale sovrapprezzo è spiegato al paragrafo 4.1 del piano stralcio, quello dedicato alle “operazioni preliminari”. Ad essere messe a gara, infatti, non saranno solo le operazioni di rimozione, trasporto e smaltimento. La procedura prevede anche l’obbligo e l’onere per l’impresa aggiudicatrice della “presa in carico dei siti di stoccaggio dei rifiuti” e della “verifica della conformità qualitativa del rifiuto” da realizzare “in contraddittorio con la ARPA Campania e la Stazione Appaltante”. Insomma, il privato aggiudicatario ed il pubblico aggiudicante provvederanno a verificare a loro spese qualità e composizione dei rifiuti stoccati prima di procedere alle operazioni di rimozione e smaltimento. Ma cosa succederebbe qualora la natura dei rifiuti stoccati risultasse non conforme ai parametri prestabiliti, quelli cioè del comune rifiuto urbano tritovagliato codice CER 19 12 10 e 19 12 12? “Eventuali non conformità del rifiuto ai range previsti – spiega il piano stralcio – costituiranno maggiori oneri per l’impresa solo se evidenziati per un quantitativo di rifiuti da recuperare/smaltire inferiore al 5% in peso del lotto aggiudicato. Per l’aliquota dei quantitativi di rifiuti non conformi superiori al 5% in peso dei rifiuti appartenenti al lotto aggiudicato la Stazione Appaltante riconoscerà un incremento del 5% del prezzo di aggiudicazione”. Insomma, il sovrapprezzo per lo smaltimento delle ecoballe peggiori se lo accollerà, seppur in minima parte, la Regione. Cioè i contribuenti, che per smaltire quelle ecoballe hanno già pagato, e tanto anche. Adesso non resta che aspettare il verdetto dell’Autorità anticorruzione, che sta vagliando i bandi di gara messi a punto da Palazzo Santa Lucia. Senza dimenticare il conto alla rovescia per la presentazione del piano definitivo di smaltimento delle balle, che dovrà essere presentato entro il prossimo 26 dicembre e che dovrà tradurre in termini operativi le linee guida pubblicate dalla Regione lo scorso agosto. Quelle, cioè, che prevedono la riconversione degli stir di Giugliano, Tufino e Caivano e la lavorazione delle balle finalizzata al recupero di materia ed alla produzione di css e materiali inerti per la ricomposizione morfologica di cave dismesse. Un punto, quest’ultimo, sul quale i comitati anti discarica annunciano già battaglia.