Dopo la Lega anche il Movimento 5 Stelle ritira un emendamento che puntava a modificare il perimetro del servizio pubblico rifiuti. Sul tavolo restano ancora diverse proposte, ma il governo potrebbe chiedere un passo indietro ai partiti di maggioranza
Anche il Movimento 5 Stelle rinuncia ai propri emendamenti al disegno di legge sulla concorrenza. Gli attacchi di Comuni, gestori del servizio pubblico e sindacati, in allarme per le proposte di modifica al ddl presentato dal governo, stanno sfaldando l’ampio fronte parlamentare che premeva per una maggiore competizione tra imprese sul mercato dei rifiuti. Dopo il ritiro della proposta emendativa presentata dalla Lega, è ora il Movimento a comunicare il ritiro dell’emendamento, in tutto e per tutto simile, secondo cui “le attività di gestione integrata dei rifiuti urbani affidate in via esclusiva non devono ricomprendere anche le attività di recupero e smaltimento disponibili in regime di libero mercato” e dev’essere compito del gestore affidatario del servizio affidarle “mediante procedure concorrenziali”.
Nei giorni scorsi, in due lettere inviate al governo con la richiesta di non dare parere favorevole alla proposta della Lega, Anci e Utilitalia avevano parlato di rischio concreto di “disintegrazione del ciclo integrato dei rifiuti” e di uno “spacchettamento” che avrebbe impattato su società private e pubbliche determinando “il blocco dello sviluppo dell’economia circolare in Italia”. A lanciare l’allarme sull’emendamento pentastellato erano invece stati i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil Emilio Miceli, Andrea Cuccello e Tiziana Bocchi, secondo cui si sarebbe trattato di “un chiaro attacco all’economia circolare” e di “un’idea che tende a liberalizzare ad ogni costo: anche a costo dell’efficienza, della qualità e della trasparenza”. Ma la partita non è ancora chiusa. Nonostante il dietrofront di Lega e M5S sul tavolo restano ancora una serie di proposte emendative firmate dalle forze di maggioranza con l’obiettivo di ridefinire il perimetro dell’affidamento del servizio pubblico, creando maggiori spazi per gli operatori privati non integrati.
Tre emendamenti simili firmati Italia Viva, Lega e Forza Italia chiedono ad esempio di stralciare dal Testo unico ambientale la previsione che include tra le prerogative di Comuni ed enti d’ambito in materia di raccolta differenziata anche quella di garantire la gestione “delle operazioni di cernita o di altre operazioni preliminari”. Una proposta che si inserisce nel solco delle indicazioni fornite al governo dall’autorità antitrust. Le schermaglie, insomma, sembrano destinate a proseguire, contribuendo a far slittare l’approdo in aula del testo. La sensazione tuttavia è che Palazzo Chigi sia pronto a sbloccare lo stallo tra oggi e domani, invitando i partiti di maggioranza a fare un passo indietro sugli emendamenti che restano e rinviando un eventuale restyling del mercato dei rifiuti urbani alla riforma di settore che dovrebbe vedere la luce entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge sulla concorrenza, come parte integrante di una più ampia revisione delle discipline in materia di servizi pubblici locali.