Sarà per la prossima volta. A quanto pare dovranno consolarsi così gli operatori del comparto rifiuti, illusi dall’iniziativa parlamentare che aveva condotto il governo – e più in particolare il Ministero dell’Ambiente – ad impegnarsi per una riduzione del contributo Sistri. Impegno teoricamente vincolante, che però a gennaio – stando a quanto dichiarato dalla sottosegretario Velo in Commissione Ambiente – sarebbe incappato nell’inciampo del Consiglio di Stato. La giustizia amministrativa ha impugnato la prima bozza di decreto attuativo, ma in più di tre mesi nulla si è più saputo dalle parti di via Cristoforo Colombo, che sembra aver sollevato un muro di silenzi ad ogni richiesta di chiarimenti sulla faccenda sollevata dai rappresentanti delle imprese.
«All’interno della confederazione di Rete Imprese Italia, nelle scorse settimane ha scritto al Ministro chiedendo risposte che non abbiamo avuto – ci svela Barbara Gatto, coordinatrice delle politiche ambientali per la Cna – nel frattempo l’ultimo minuto è arrivato, e di fatto ci ritroviamo in una fase in cui le dopo che le imprese avevano confidato in questo impegno del Governo (e anche noi avevamo consigliato in buona fede di attendere fino all’ultimo prima di mettersi in regola) ci ritroviamo senza risposte alla vigilia della scadenza. Intanto le sanzioni sono pesanti, e restano tali anche dopo la riduzione contenuta nel Milleproroghe, per cui presumibilmente non può che succedere che il contributo venga pagato».
Insomma toccherà pagare per il quinto anno consecutivo a fronte di un servizio mai entrato in funzione. Onere tanto più “antipatico” se si pensa che questo dovrebbe essere l’anno di transizione verso un nuovo sistema. Anche su quel fronte, però, non c’è da fare scommesse né tanto meno da mettere mani sul fuoco: anche il coinvolgimento delle imprese all’innovazione era tra gli impegni assunti dal Ministero. Di questo passo neppure la scadenza del primo gennaio 2017 riuscirà ad essere rispettata.
«L’attesa per questo dpcm era legata anche al fatto che tra gli impegni assunti dal Governo c’è anche l’attesa per un atto ministeriale che avrebbe dovuto contenere anche gli elementi per la successiva evoluzione del sistema, dalle semplificazioni all’evoluzione tecnologica senza contare la vecchia promessa per l’eliminazione dei dispositivi – aggiunge la Gatto – in altre parole non avere notizie di questo decreto non crea problemi solo per l’imminente versamento del contributo, ma inserisce nuovi dubbi ed incertezze su quello che sarà il futuro del sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti».
A cinque anni dalla prima falsa partenza e tra inchieste giudiziarie con tanto di condanne, proroghe, rinvii ed inascoltate proteste da parte degli operatori di settore c’è poi la voce delle istituzioni. Ministero escluso, almeno per ora. Il Sistri è servito o no a contrastare le ecomafie? E se no, perché ci si è ostinati a tenerlo in funzione? Lo abbiamo domandato ad Alessandro Bratti, presidente della bicamerale rifiuti, Catello Maresca, magistrato presso l’antimafia di Napoli, e Sergio Costa, comandante del Corpo forestale dello Stato in Campania.