Una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni in sanzioni per ogni sei mesi, fino a quando non sarà garantito il corretto trattamento delle acque reflue urbane in più di 70 centri abitati. Questa la stangata inflitta oggi dalla Corte di giustizia europea all’Italia per non essere riuscita a garantire che 74 agglomerati urbani fossero provvisti di reti fognarie o di sistemi di trattamento delle acque reflue urbane conformi alle direttive Ue. Si tratta della seconda sentenza di condanna, nell’ambito del procedimento che nel 2012 aveva visto l’Italia già condannata per 109 agglomerati. In quella circostanza la Corte di giustizia aveva fissato al febbraio 2016 il termine ultimo per sanare gli agglomerati fuorilegge, ma la scadenza non era stata rispettata e la Commissione europea era tornata a deferire l”Italia presso i giudici europei.
A febbraio 2018 il numero di agglomerati per i quali l’Italia non aveva fornito la prova dell’esistenza di sistemi di raccolta e di trattamento delle acque reflue urbane era sceso da 109 a 74. La Corte ritiene però che l’inadempimento dell’Italia, oltre ad esser durato quasi sei anni, sia particolarmente grave per il fatto che l’assenza o l’insufficienza di sistemi di raccolta o di trattamento delle acque reflue urbane sono idonee ad arrecare pregiudizio all’ambiente. Da qui la condanna a pagare, a favore del bilancio dell’Unione, una penalità di 30 milioni 112.500 euro per ciascun semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie per conformarsi alla sentenza del 2012, penalità che sarà dovuta a partire da oggi sino all’esecuzione integrale della sentenza del 2012. Inoltre, tenuto conto della situazione concreta e delle violazioni in precedenza commesse dall’Italia in materia di raccolta e di trattamento delle acque reflue urbane, la Corte ha reputato adeguata la condanna dell’Italia a pagare, a favore del bilancio dell’Unione, una somma forfettaria di 25 milioni al fine di prevenire il futuro ripetersi di analoghe infrazioni al diritto dell’Unione.