Veicoli fuori uso, il registro telematico fa flop

di Luigi Palumbo 22/07/2024

Tra crash improvvisi, bug e conflitti operativi il neonato registro telematico dei veicoli a fine vita, in vigore dal 7 giugno, è già diventato un incubo per concessionari e autodemolitori. Mettendo a rischio anche i nuovi incentivi per la rottamazione. Il presidente di ADA Anselmo Calò: “MIT e MIMIT ascoltino i nostri appelli e diano una risposta agli operatori”


Era nata come una semplificazione, sta diventando un incubo tecnologico e burocratico che rischia di compromettere anche il nuovo ciclo di incentivi per la rottamazione auto. Partenza a singhiozzo per il registro telematico dei veicoli a fine vita, il sistema nato per digitalizzare le informazioni su ritiro, conferimento, presa in carico e rottamazione auto, che dallo scorso 7 giugno ha preso il posto del vecchio registro cartaceo, sostituendolo con un’infrastruttura informatica istituita presso la direzione generale motorizzazione del Ministero dei Trasporti e gestita dal PRA dell’ACI. Oltre a garantire maggiore trasparenza e legalità, il sistema avrebbe dovuto in teoria semplificare e velocizzare le procedure, alleggerendo anche il carico burocratico per gli operatori, ma in realtà dalla data di entrata in vigore sta facendo registrare criticità e malfunzionamenti tali da complicare, e non poco, la vita dei soggetti obbligati, ovvero autodemolitori e concessionari. “Non siamo contro il sistema – spiega Anselmo Calò, presidente di ADA, associazione dei demolitori di auto – al contrario, l’abbiamo patrocinato perché siamo convinti che serva e che sia utile anche agli operatori. Se funzionasse bene, però”. Cosa che, al momento, non è.

A nulla è valso il periodo transitorio di 12 mesi che, almeno stando al dpr 177 del 2022, dal dicembre 2022 avrebbe dovuto accompagnare gli operatori all’appuntamento con la piena operatività del sistema. L’obiettivo di garantirne “la graduale implementazione e ottimizzazione”, come si legge nel regolamento, è stato vanificato dal ritardo nell’avvio dei primi test sulle procedure, partiti solo a dicembre dello scorso anno. “Abbiamo perso tutto il 2023 – chiarisce Calò – e ci sono rimasti a disposizione solo i primi cinque mesi del 2024”. Troppo pochi, non solo per consentire agli operatori di acquisire dimestichezza con le procedure, ma anche e soprattutto per far emergere gli inevitabili bug e conflitti operativi. Che infatti si sono puntualmente verificati. “Già a gennaio avevamo segnalato criticità nel funzionamento della piattaforma chiedendo un rinvio, che però non ci è stato concesso”, spiega il presidente di ADA. E così partenza per tutti il 7 giugno, un autentico ‘click day’ ma su una piattaforma tutt’altro che stabile. “Per i primi dieci giorni, pur con qualche difficoltà, le cose sembravano funzionare – racconta – poi dal 20 giugno hanno cominciato a moltiplicarsi i conflitti interni al sistema. Si interveniva per modificare qualcosa e se ne bloccava un’altra”.

Oggi i problemi fondamentali, chiarisce Calò, sono due. Il più recente a essersi verificato è il mancato rilascio del certificato di rottamazione in formato digitale, “cosa che succede nella maggior parte dei casi ai concessionari – spiega – ma anche ai demolitori”. E come stanno ovviando al problema gli operatori? Semplice, compilando a mano il certificato, poi scannerizzandolo e allegandolo alla pratica online corredato da un’autocertificazione per giustificare il ricorso a carta e penna. Alla faccia della sburocratizzazione. Il secondo malfunzionamento, tra i più frequenti, è il mancato riconoscimento degli allegati da parte della piattaforma, cosa senza la quale “non si può procedere alla radiazione”. A pesare, poi, sono anche i frequenti casi di mancato allineamento tra i dati contenuti nei registri della motorizzazione e quelli del PRA, che costringono gli operatori a inoltrare ticket di segnalazione al fine di poter completare la pratica, “che nel frattempo, per quattro, cinque, sei giorni, si ferma”. Farraginosità procedurali che vanno ad aggiungersi ai frequenti inceppamenti dell’infrastruttura tecnologica. “il sistema funziona a singhiozzo – spiega Calò – parte, dopo mezz’ora si ferma per cinque minuti, poi riparte, poi si riferma. La cosa drammatica – precisa – è che se stai operando, nel momento in cui il sistema si ferma, tutto ciò che hai fatto fino a quel momento decade e sei costretto a ricominciare da capo“.

Inceppamenti che oltre a rallentare il lavoro degli operatori, con aggravio di costi, rischiano di ripercuotersi anche sul nuovo ciclo di incentivi del Ministero del Made in Italy per l’acquisto di veicoli a basse emissioni, che ha preso il via solo quattro giorni prima dell’avvio del registro telematico. E anzi non è escluso che proprio l’ecobonus, “a sua volta partito in ritardo – ricorda Calò – visto che era previsto per Pasqua”, possa aver contribuito ai malfunzionamenti, “sovraccaricando il sistema, già fragile, forse di un 30% di pratiche in più”, dice. Il problema è che per accedere al bonus rottamazione serve la ricevuta di avvenuta radiazione del veicolo rilasciata dal PRA, e per ottenere quest’ultima il fascicolo digitale deve essere caricato in piattaforma dall’operatore entro 30 giorni dall’emissione del certificato di rottamazione. “Se la radiazione arriva dopo i 30 giorni il rischio è che non venga riconosciuta. E con lei – dice Calò – nemmeno l’ecobonus. Per questo già il 2 luglio abbiamo scritto alla presidenza del Consiglio e ai ministeri competenti perché venga emanata una circolare che inviti i funzionari responsabili dell’erogazione dei bonus a tener conto delle difficoltà della piattaforma”. Ad esempio considerando come valida ai fini dell’incentivo non la data di emissione della ricevuta di avvenuta radiazione ma quella di iscrizione del veicolo nel registro. “Se invece i funzionari del MIMIT dovessero applicare in maniera molto formale le indicazioni ricevute ci potrebbe essere il rischio che alcuni ecobonus non vengano riconosciuti. A quel punto – avverte Calò – i cittadini potrebbero vedersi costretti a ritirare il veicolo pagandolo per intero, rivalendosi poi sui demolitori o sui concessionari per farsi risarcire“.

Lo scenario più estremo insomma, per ora soltanto ipotetico, è che di fronte al rischio di dover compensare gli utenti, gli operatori, in particolare quelli della demolizione, possano scegliere di sospendere in autotutela le proprie attività. “Fino a quando non arriveranno le prime richieste di risarcimento – chiarisce però Calò – è più probabile che tutto vada avanti“. Per questo, nell’attesa di sciogliere definitivamente i nodi tecnologici che hanno trasformato il debutto della piattaforma in un incubo tecnologico e burocratico, ADA sta sollecitando l’adozione di una serie di soluzioni d’emergenza che possano contribuire ad alleviare le pene per gli operatori. “La prima è che i campi del registro possano essere ‘forzati’ per inserire informazioni utili a evitare l’apertura dei ticket – spiega Calò – chiediamo poi che la data di radiazione venga fatta corrispondere a quella dell’entrata del veicolo nel registro e, da ultimo, l’istituzione di un sistema di salvataggio automatico per evitare che le pratiche già in corso decadano in caso di blocco improvviso del portale”. Appelli che, fin qui, non hanno ricevuto risposta. “Spero che, pur non avendoci risposto, i cinque enti ai quali abbiamo scritto abbiano almeno preso in considerazione le nostre proposte – dice Calò – certo, non è bello che dopo un mese di sollecitazioni non uno straccio di segretario ci abbia scritto: ‘Grazie, ricevuto. Vi faremo sapere’. Fa sentire piuttosto male“.

1 Commento su "Veicoli fuori uso, il registro telematico fa flop"

  1. Fabio ha detto:

    Buon giorno siamo un’azienda costituita da 7 anni, giovani e volenterosi; all’avanguardia per l’utilizzo dei sistemi elettronici per la gestione dei veicoli e dei rifiuti vi garantisco che non abbiamo mai riscontrato una difficoltà così grande nel gestire un portale sono due mesi che cerchiamo di risolvere problematiche continue. Apriamo la media di 3 ticket al giorno, il lavoro è rallentato e non ci permette di creare entrate continue di fatturato. Continui solleciti e PEC inviate all’ACI ricevendo solo chiamate con pochissime soluzioni. Una categoria così importante per la gestione dei veicoli e dei rifiuti non può essere abbandonata o rallentata.

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