Utilitalia: “Investimenti pubblici su idrico vadano anche oltre il PNRR”

di Luigi Palumbo 05/07/2024

Da Napoli l’appello di Utilitalia al governo per un piano di investimenti su idrico, rifiuti ed energia che vada oltre l’orizzonte del PNRR. La risposta del ministro Fitto: “Mettiamo in campo i fondi di coesione. Ma sarà fondamentale il partenariato tra pubblico e privato”


Garantire investimenti pubblici nei settori idrici, ambientali ed energetici, anche dopo la scadenza del PNRR, per portare avanti di concerto con le utility il percorso di industrializzazione dei servizi e recuperare i gap soprattutto a sud. Questo l’appello lanciato a Napoli da Utilitalia, in occasione dell’assemblea annuale della federazione delle utility, autentica testa di ponte della transizione ecologica. “Nel 2022 le utility hanno investito più di 8 miliardi di euro nel nostro paese e di questi quasi 2 destinati a decarbonizzazione, tecnologie digitali ed economia circolare – spiega a Ricicla.tv Filippo Brandolini, confermato dall’assemblea alla presidenza della federazione – dalle opportunità del PNRR, non solo in termini di investimenti ma anche di riforme, ci aspettiamo che questo volume di investimenti possa aumentare. In particolare per il settore idrico“.

Un settore, quello dell’acqua, che richiede notevoli interventi infrastrutturali e gestionali per coniugare l’efficienza del servizio con la resilienza agli impatti dei cambiamenti climatici, come ricordano in maniera drammatica gli allarmi siccità che in questi giorni tornano a moltiplicarsi soprattutto nelle regioni centro meridionali. “Noi stiamo investendo, finanziati dalla tariffa, 4 miliardi di euro l’anno e il PNRR ha aggiunto 1 miliardo e 100 milioni – sottolinea Brandolini, chiarendo però che – anche dopo il PNRR sarebbe opportuno avere finanziamenti pubblici per recuperare il gap infrastrutturale e per affrontare le sfide del cambiamento climatico”.

Un appello che da Napoli il ministro per le Politiche di Coesione Raffaele Fitto si è detto pronto ad accogliere mettendo a disposizione le risorse della politica di coesione. “La conversione in legge del decreto coesione prevede una serie di obiettivi che ben si coniugano con quanto già previsto dal PNRR – ha detto in un videomessaggio – abbiamo individuato in modo specifico investimenti chiave sia per i programmi nazionali che regionali, e in particolare quelli legati ai settori delle acque, dei rifiuti e dell’energia. Sono priorità che troveranno attuazione nella fase esecutiva della politica di coesione. Sfide molto rilevanti – ha chiarito Fitto – per la grande mole di risorse messe in campo e anche alla luce della necessità di colmare i divari territoriali tra nord e sud. Con la riforma del fondo di sviluppo e coesione avremo una programmazione e una visione unica nell’ambito dei tre grandi programmi di investimento, ovvero PNRR, coesione e fondi fsc. L’obiettivo è quello di evitare sovrapposizioni e contrasti, ma anche di utilizzare meglio le diverse date di scadenza. Com’è noto il PNRR ha scadenza a giugno 2026, mentre la politica di coesione a dicembre 2029. Il raccordo diventa fondamentale per coordinare gli investimenti e completare gli interventi”.

La capacità, e soprattutto la possibilità, di spesa da parte pubblica dovrà tuttavia fare i conti “con il ritorno del ‘convitato di pietra’, ovvero del patto di stabilità – ha però ricordato Fitto – questo comporterà la necessità non solo di lavorare bene per escludere determinati investimenti dal conteggio, ma anche e soprattutto di avviare una forma di coordinamento, di collaborazione sul fronte degli investimenti privati“. “Nei prossimi anni serviranno investimenti enormi – sottolinea a Ricicla.tv Luca Dal Fabbro, confermato vice presidente di Utilitalia – e il partenariato pubblico-privato, al centro come al sud, sarà essenziale. Dobbiamo lavorare bene insieme per fare in modo che i cantieri vadano avanti nei tempi giusti, con i costi giusti e seguendo le regole della massima trasparenza”.

Il percorso verso una piena industrializzazione dei servizi resta però irto di ostacoli. Soprattutto a sud, dove il tema non è solo quello della carenza di risorse finanziarie, ma, rileva Utilitalia, quello della mancanza di competenze e, soprattutto, della frammentazione gestionale e organizzativa. “Nelle regioni meridionali più che altrove si sconta un ritardo nel processo di industrializzazione dei servizi di pubblica utilità – sottolinea il presidente di Utilitalia – regioni in cui sono presenti ancora tantissime gestioni in economia, parliamo di circa 1500 comuni, soprattutto nei settori dell’acqua e dei rifiuti. C’è un’elevata frammentazione gestionale, e questo non favorisce gli investimenti”. Anche con l’obiettivo di superare l’ostacolo della polverizzazione gestionale proprio a Napoli Utilitalia ha tenuto a battesimo la firma del primo contratto di rete tra nove utility del sud, che consentirà la messa in comune di servizi, competenze e risorse. “Un’iniziativa che parte dal basso, dalle aziende, e vuole fare da stimolo per i decisori politici affinché siano più determinati nei processi di industrializzazione dei servizi”, dice Brandolini.

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