Niente black box e più trasparenza: la discontinuità con il SISTRI alimenta fiducia nei trasportatori di rifiuti, che dal prossimo 15 dicembre saranno chiamati a iscriversi al nuovo sistema informatico di tracciabilità RENTRI. E che però, chiarisce Conftrasporto, per evitare un doppio pagamento non formalizzeranno l’iscrizione prima di gennaio 2025. Quintaiè: “Per troppi anni abbiamo pagato contributi senza riceverne alcun beneficio”
Quando mancano meno di tre mesi all’apertura delle prime iscrizioni, i trasportatori sono pronti a promuovere il RENTRI. Il nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti, spiega a Ricicla.tv Maurizio Quintaié, dirigente del settore trasporto merci di Conftrasporto “potrà semplificare il loro lavoro e renderlo più efficace, ma soprattutto costituirà un argine alla illegalità“. Una leva di trasparenza in un comparto che conta oltre 26 mila operatori iscritti all’Albo Nazionale Gestori Ambientali, essenziale per mettere in connessione produttori di rifiuti e impianti di destino ma al tempo stesso tra gli anelli della filiera più esposti al rischio di condotte illecite. Certo, il sistema deve ancora superare lo scoglio dell’operatività – che per il trasporto conto terzi arriverà solo a partire dal prossimo 13 febbraio con l’avvio del nuovo registro di carico e scarico digitale – ma la discontinuità rispetto al passato ha consentito alla nuova piattaforma di incassare il favore delle aziende ancora prima del debutto ufficiale.
“Dopo gli anni del SISTRI le imprese avevano sviluppato parecchia diffidenza a causa dei costi sostenuti a fronte del mancato funzionamento del sistema”, chiarisce Quintaiè. La piattaforma che ha tormentato gli operatori dal 2006 al 2018 senza mai diventare pienamente operativa brucia ancora nella memoria dei trasportatori. “Non è stato facile – ammette Quintaiè – convincere le imprese che il RENTRI non sarà quel mostro di prima“, che pretendeva di monitorare in tempo reale gli spostamenti dei veicoli con l’installazione a bordo “delle famose ‘black box’ che dovevano servire a garantire la tracciabilità immediata“, spiega Quintaiè. Scatole vuote, più che nere, visto che di fatto non hanno mai funzionato. Ancora oggi molti le conservano come una reliquia del passato, un po’ perché nessuno ha mai comunicato come o a chi dovessero essere restituite, un po’ perché sono costate un occhio della testa: 150 euro a scatola nera (per aziende che in molti casi mettono in strada decine di mezzi) da sommare al costo delle varie schede sim e al canone annuale d’iscrizione. Un salasso per niente.
Costi e travagli rispetto ai quali il RENTRI punta a porsi in netta discontinuità, fissando canoni d’iscrizione bassi e non prevedendo l’installazione di nuovo hardware a bordo dei veicoli, eccezion fatta per i trasportatori di rifiuti speciali pericolosi, che entro il 31 dicembre di quest’anno dovranno dotarsi di sistemi di geolocalizzazione (acquistandoli sul mercato) ma solo per inviare al RENTRI i dati del trasporto al termine del percorso. Funzionalità, quest’ultima, che verrà sviluppata entro la data di avvio del formulario rifiuti digitale, fissata al 13 febbraio 2026. Anche la gradualità nell’introduzione del sistema è un segno di discontinuità con il SISTRI, che tra la primavera e l’estate del 2011 piombò nella vita delle imprese con una serie di fallimentari ‘click day’. “Dopo l’attenta lettura del decreto ministeriale di riferimento, dopo i corsi di formazione erogati dall’Albo Nazionale Gestori Ambientali e anche grazie ai nostri corsi specializzati sul ruolo dei vettori nella filiera, le imprese hanno maggiore fiducia nel nuovo sistema e si accingono con favore ad applicarlo”, spiega il dirigente di Conftrasporto.
E allora, tutti pronti via all’apertura delle iscrizioni in calendario per il prossimo 15 dicembre? Non esattamente. “Non molti procederanno all’iscrizione entro fine anno – chiarisce Quintaiè – ma è molto probabile che quasi tutti provvederanno a farlo a gennaio”. Questo perché chi si iscriverà a dicembre 2024, pagando contestualmente la quota d’iscrizione, dopo pochi mesi dovrà anche rinnovare il canone annuale per il 2025, visto che la normativa chiede di versarlo entro il 30 aprile di ogni anno. Un doppio pagamento che non trova spiegazione razionale. Un autentico ‘bug’ burocratico, che anche a fronte di canoni più bassi e di un’infrastruttura più snella fa sembrare dura a morire la brutta abitudine di imporre costi inutili agli operatori. “Visto che negli anni passati alle imprese di trasporto sono stati chiesti contributi onerosi ai quali non ha fatto seguito alcun beneficio – dice – va da sé che potendo risparmiare quei 100 o 110 euro l’azienda procederà all’iscrizione a gennaio”.
Doppi pagamenti a parte, il quadro complessivo ispira fiducia. Nei mesi che restano fino alla data di chiusura delle prime iscrizioni, che sancirà l’avvio del nuovo registro di carico e scarico in formato digitale, “i due ingredienti principali sono la formazione dei dipendenti e la sperimentazione del sistema nell’area demo messa a disposizione sul portale della piattaforma” dice Quintaié. Per scongiurare il rischio di false partenze, e di nuove, cocenti delusioni per gli utenti, tuttavia, “restano una serie di nodi da sciogliere“, chiarisce. “Il nuovo modello di formulario cartaceo che partirà dal 13 febbraio non appare totalmente in linea con le aspettative delle imprese, soprattutto per il peso da verificare a destino – spiega – c’è poi il tema della doppia iscrizione al RENTRI e all’Albo Nazionale Gestori Ambientali, che poteva essere sostituita da un passaggio automatico. In più, non tutte le imprese sono già dotate di sistemi di geolocalizzazione e sarà quindi necessario prevedere un periodo transitorio per consentire loro di mettersi in regola. Sciolti questi nodi potremo affrontare meglio l’appuntamento con la nuova tracciabilità dei rifiuti”.