Quasi 170 milioni di euro. A tanto ammonta il computo dei contributi versati al Ministero dell’Ambiente dagli utenti sottoposti ad obbligo Sistri dal 2010 ad oggi. Milioni che diventano 175 circa sul bilancio di Via Cristoforo Colombo se si aggiungono i 5 milioni del fondo istituito nel 2007 per la realizzazione iniziale del sistema. A rivelarlo è lo stesso Ministero che, in risposta ad un ordine del giorno datato allo scorso febbraio e a firma della deputata del Movimento 5 Stelle, Patrizia Terzoni, ha trasmesso al Parlamento una relazione illustrativa sulle risorse erogate dallo Stato per la realizzazione e la gestione del Sistri, con tanto di fatture contestate a Selex e – per l’appunto – dei contributi messi a bilancio dallo stesso Ministero.
A quasi dieci anni dalla sua ideazione, per il Sistri il Ministero è arrivato a versare nelle casse della controllata di Finmeccanica oltre 94 milioni di euro, ma ciò che è peggio è che il debito accumulato sfora i 233 milioni. Cifre degne di una manovra finanziaria a fronte di un servizio che nella sua storia di proroghe e false partenze non ha mai funzionato a pieno regime e che si appresta ad entrare in una nuova fase della sua storia passando per il bando Consip che affiderà la concessione ad un nuovo gestore, cui spetterà il compito di innovare il sistema come disposto dal complesso capitolato tecnico della gara.
Difficile immaginare che a condurre verso questo nuovo capitolo sia una fase priva di oneri per le casse del Ministero (e quindi per le tasche degli operatori sottoposti ad obbligo Sistri). E questo mentre, per l’appunto, la travagliata evoluzione del sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti ha già fruttato abbastanza debiti all’amministrazione del dicastero guidato da Gian Luca Galletti. Stando al testo della relazione il capitolo più oneroso è disceso proprio dalla prima formulazione del contratto: la sola fase di avvio, in virtù degli articoli 7 e 8, prevedeva il pagamento di oltre 34,6 milioni di euro una tantum, cui andavano ad aggiungersi annualmente – sempre da contratto – oltre 28 milioni di euro per ogni anno di gestione più una quota variabile determinata dal prezzo dei dispositivi e delle installazioni da moltiplicarsi per il numero di utenti. I soli costi fissi avrebbero dovuto portare oltre 200 milioni di euro nelle casse di Selex nel solo periodo di naturale durata del contratto (dal dicembre 2009 al novembre 2014): il Ministero contesta fatture per oltre 192 milioni di euro in questo solo segmento, quelle di Selex ammontano a quasi 294. Di mezzo ci sono da una parte il contratto, dall’altra l’Agenzia per l’Italia Digitale che – come previsto dalla legge – ha stimato in poco meno di 58 milioni la cifra da ritenersi congrua per i servizi da pagarsi alla concessionaria del Sistri (e che comunque non dovrebbe mai travalicare la soglia del valore dei contributi incamerati); il Ministero ne ha versati poco meno di 70 alla Selex SeMa ritenendo di essere in debito ormai per altri 32 circa: davanti a certe cifre e nonostante il ricorso respinto dal Tar nei giorni scorsi, c’è da scommettere che la vicenda si trascinerà in qualche aula di tribunale per parecchio tempo a venire.
La fase certamente più anomala è stata tuttavia quella successiva alla chiusura naturale del contratto, che ha visto nel 2015 e che vede tuttora la Selex SeMa – che nel frattempo, vale la pena ricordarlo, è in liquidazione – a gestire struttura, infrastruttura e piattaforma informatica del servizio. In sede di conversione in legge del Milleproroghe – non senza polemiche – è passato un emendamento che ha stanziato 20 milioni di euro (che diventano 24 con l’Iva) da dividere equamente per ciascuno di questi due anni extra-contratto, da versare alla società in orbita Finmeccanica quale indennizzo per i costi di gestione. Nella sua fatturazione la Selex ha presentato al Ministero un conto da 33,8 milioni (sulla cui congruità l’AgID non si è ancora espressa) incrementando di 9 milioni di euro il suo credito insoluto nei confronti di via Cristoforo Colombo portando il totale (fatturato da Selex) a 233 milioni. In tutti questi anni di Sistri il Ministero ne ha versati 94 e incassati poco meno di 170. Viene da chiedersi dove sia finita quella differenza (ed è proprio questo l’oggetto dell’interrogazione che la stessa on. Terzoni avrebbe depositato immediatamente dopo aver ricevuto la risposta al suo odg), ma una cosa è certa: il banco non perde mai.