Rifiuti tessili, Consiglio Ue: eco-contributo anche sul ‘second hand’

di Luigi Palumbo 17/06/2024

Il Consiglio ambiente dell’Ue ha raggiunto l’intesa sulla revisione della direttiva quadro rifiuti. Via libera all’introduzione dei regimi di responsabilità estesa del produttore per i rifiuti tessili e di abbigliamento, con la proposta di chiedere il versamento di un eco-contributo anche agli operatori commerciali del ‘second hand’ e alle imprese sociali


Via libera del Consiglio ambiente dell’Ue all’introduzione di target di riduzione dello spreco alimentare e di regimi di responsabilità estesa del produttore per il settore del tessile e dell’abbigliamento. Con la richiesta di introdurre anche una inedita tassa per gli operatori commerciali del riutilizzo. Incluse le imprese sociali. Gli Stati membri hanno raggiunto l’intesa sulla riforma della direttiva quadro sui rifiuti presentata lo scorso anno dalla Commissione. “Considerato che i settori alimentare e tessile sono rispettivamente il primo e il quarto ad alta intensità di risorse, l’accordo odierno rappresenta un passo cruciale verso un’economia europea più sostenibile e circolare”, ha commentato Alain Maron, ministro dell’ambiente della Regione di Bruxelles-Capitale, rappresentante della presidenza belga di turno.

In tema di sprechi alimentari l’approccio generale sul quale gli Stati membri hanno trovato l’intesa conferma lo schema proposto dall’esecutivo dell’Unione, con qualche proposta emendativa mirata a garantire una più efficace attuazione delle misure disegnate da Bruxelles. A partire dai nuovi obiettivi vincolanti al 2030 di riduzione degli sprechi alimentari, confermati dal Consiglio al 10% nelle filiere produttive e al 30% per il ‘food waste’ pro capite generato dal consumo domestico, dalla ristorazione o dalla distribuzione. target che, secondo il Consiglio, dovranno essere calcolati sul 2020, ma verrà riconosciuta agli Stati membri la possibilità di di utilizzare anche il 2021, 2022 o 2023 come anni di riferimento, poiché i dati per il 2020 potrebbero in alcuni casi non essere rappresentativi a causa della pandemia di Covid-19. In più, i rappresentanti degli Stati membri chiedono di sviluppare fattori di correzione per tenere conto delle fluttuazioni legate al turismo e ai livelli di produzione nella trasformazione e produzione alimentare.

Anche al capitolo sui rifiuti tessili i ministri dell’ambiente dell’Ue hanno scelto di sposare l’orientamento della Commissione, dando il loro via libera all’introduzione dell’obbligo di istituire sistemi di responsabilità estesa del produttore (EPR) nei vari Stati membri. Entro 30 mesi dall’entrata in vigore della direttiva, quindi plausibilmente non prima della primavera del 2027, i Paesi dell’Ue dovranno introdurre schemi EPR armonizzati che prevedano, tra l’altro, il versamento di un eco-contributo su ogni prodotto immesso a mercato, più alto nel caso di prodotti ‘fast fashion’, per contribuire a finanziare i costi di raccolta e trattamento dei rifiuti tessili. Un meccanismo che, chiarisce l’intesa raggiunta oggi, a differenza di quanto proposto dalla Commissione dovrà applicarsi anche alle micro imprese ma, soprattutto, dovrà prevedere la possibilità per gli Stati membri nei quali sia immessa a mercato per la prima volta una quota di prodotti tessili usati considerati idonei al riutilizzo superiore alla media Ue “di richiedere un contributo agli operatori commerciali del riutilizzo” per finanziare adeguatamente i sistemi EPR. Anche gli operatori commerciali del ‘second hand’ e le imprese sociali, insomma, potrebbero essere chiamati a contribuire economicamente ai sistemi di gestione del fine vita dei tessili, sebbene con importi ridotti rispetto ai contributi chiesti ai produttori per “rispecchiare la gerarchia dei rifiuti”, si legge. Inoltre viene dato mandato a Bruxelles di valutare, entro il 31 dicembre 2028, la possibilità di fissare obiettivi di prevenzione, raccolta, preparazione per il riutilizzo e riciclo.

Con l’intesa raggiunta in Consiglio sono di fatto pronti a partire i negoziati con il Parlamento, che aveva adottato la propria posizione negoziale a marzo, nella scorsa legislatura. Nel frattempo, l’Italia ha messo in stand by l’iter per l’emanazione di un decreto del Ministero dell’Ambiente con le regole per l’istituzione dei sistemi di responsabilità estesa del produttore nel settore tessile. Resta da vedere se il governo sceglierà di attendere la fine dei negoziati in Ue o se gli elementi emersi fin qui possano consentire di concludere il percorso anche prima dell’entrata in vigore della revisione della direttiva quadro.

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