Rifiuti tecnologici, riciclo in allarme: “Per le movimentazioni intra Ue tempi e costi in aumento”

di Redazione Ricicla.tv 08/07/2024

Il nuovo giro di vite alle esportazioni di rifiuti tecnologici voluto dalla Convenzione di Basilea rischia di ingolfare gli scambi tra Stati membri. I riciclatori: “A partire da gennaio 2025 tempi e costi in aumento”. Le notifiche obbligatorie cresceranno “fino a 150 volte”, avverte EuRIC, mentre per Umicore “sono a rischio gli obiettivi del Critical Raw Materials Act”. Secondo FEAD “serve una corsia preferenziale per le movimentazioni intra-Ue”


Da misura nata per ridurre le esportazioni di rifiuti tecnologici verso i paesi in via di sviluppo a incubo burocratico per l’industria europea del riciclo. Con ripercussioni anche sulla corsa dell’Ue alla messa in sicurezza degli approvvigionamenti di risorse strategiche. Rischia di diventare un boomerang per l’economia circolare nel vecchio continente la proposta di revisione del nuovo regolamento sulle spedizioni di rifiuti che a partire da gennaio 2025 potrebbe estendere a tutte le movimentazioni di rifiuti elettrici ed elettronici la procedura PIC, ovvero l’iter di previo e informato consenso. Lo prevede una proposta di atto delegato presentata dalla Commissione Ue per allineare l’appena riformato regolamento sulle spedizioni di rifiuti, in vigore dallo scorso 20 maggio, alle ultime evoluzioni della Convenzione di Basilea che dal 1989 regola le movimentazioni internazionali di rifiuti pericolosi.

A giugno del 2022, infatti, la quindicesima conferenza delle parti ha scelto di estendere il perimetro della Convenzione anche a tutti i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, pericolosi e non, con l’obiettivo di assoggettarli a un controllo più serrato e prevenire così l’esportazione verso paesi non dotati di sistemi di trattamento adeguati sotto il profilo ambientale e sociale. Il problema, però, è che il nuovo regime rischia di impattare, pesantemente, anche sugli scambi tra paesi dell’Ue. Per questo le principali associazioni e imprese europee hanno scritto alla Commissione Ue chiedendo di rinviare almeno al maggio 2026 l’entrata in vigore delle nuove misure. Ma, soprattutto, di salvare il mercato interno delle rifiuti riciclabili e delle materie secondarie.

Secondo le associazioni EuRIC ed Eurometaux, oggi “in media il 75% delle spedizioni di componenti dei rifiuti elettronici” che arrivano agli impianti europei di riciclo è incluso nella cosiddetta ‘lista verde’, nata proprio per agevolare gli scambi di rifiuti a elevato valore aggiunto perché contenenti materiali riciclabili e per i quali non è richiesta la notifica. Dal prossimo gennaio, al suo posto, la ben più onerosa procedura PIC obbligherà invece gli esportatori a notificare la movimentazione e attendere l’autorizzazione. Ma anche a prestare garanzie finanziarie e fideiussioni a copertura dei possibili danni. Una procedura lunga e complessa, tanto che secondo le associazioni Eurometaux ed EuRIC, nello specifico, oggi “i tempi per ottenere una nuova notifica sono in media di 3-6 mesi e possono arrivare fino a 1 anno”.

Con l’entrata in vigore del nuovo regime, per le aziende del riciclo “in media la quantità di notifiche aumenterà fino a 150 volte“, con un aggravio di “tempo e costi per le nostre operazioni (ad esempio notifiche, garanzie bancarie, emissione e amministrazione dei certificati di lavorazione)” scrivono le associazioni in una nota, e soprattutto “con alto rischio di perdita dei materiali verso altri player extracomunitari”. Al termine della conferenza delle parti, infatti, non è stato raggiunto un accordo per l’adozione di emendamenti alla Convenzione, che avrebbero reso la decisione vincolante verso tutti i paesi. Ciò significa he ognuno, se vorrà, dovrà fare da sé. Ma c’è chi si è già messo di traverso, come il Giappone, che è uno dei principali importatori globali di rifiuti elettronici e che non a caso è tra i paesi che si sono opposti alla modifica della Convenzione. Cosa che “ci rende ancora più preoccupati che quantità di rifiuti elettronici possano essere intercettate da altri attori extra-Ue”, scrivono EuRIC ed Eurometaux.

Effetti paradossali, tanto più alla luce della recente entrata in vigore di un altro regolamento europeo, quello sulle materie prime critiche, in virtù del quale entro il 2030 l’Ue dovrà sostituire con risorse derivanti dal riciclo almeno il 25% dei minerali strategici utilizzati dall’industria. Un obiettivo sfidante, che rischia però di essere vanificato dall’eccessivo carico burocratico per le movimentazioni intra-Ue di rifiuti tecnologici, autentiche miniere di materie critiche e strategiche. “I ritardi previsti nelle spedizioni di rifiuti elettronici come circuiti stampati e le loro frazioni nei prossimi due anni potrebbero ostacolare le ambizioni del Critical Raw Materials Act e quelle del Green Deal in generale”, avverte la belga Umicore, colosso del recupero avanzato delle batterie e dei rifiuti tecnologici, tra i pochi player europei capaci oggi di estrarre su scala industriale metalli strategici dalle componenti elettroniche dismesse come le schede stampate. “L’assenza di misure vincolanti per tutti i sottoscrittori della Convenzione di Basilea – scrive l’azienda in una nota – potrebbe portare all’intercettazione di molte spedizioni di rifiuti elettronici da parte di paesi OCSE non appartenenti all’Ue”.

Oltre al danno la beffa, insomma, per un’Ue chiamata a mettere in sicurezza le risorse strategiche per la transizione ecologica e digitale ma anche a rafforzare la competitività del mercato unico e che invece, con un singolo tratto di penna, rischia di perdere terreno su entrambi i fronti. “L’ambizione del mercato unico è consentire alle persone, servizi, beni e capitali possano muoversi più liberamente – osserva in una nota FEAD, federazione delle imprese del waste management – in questo contesto, restrizioni riguardanti il movimento dei rifiuti recuperabili e, in particolare, il movimento dei rifiuti elettronici, contrastano sia gli obiettivi di un mercato unico, sia l’obiettivo chiave del Green Deal dell’Ue di una transizione verso modelli di economia circolare“.

Un rischio che gli operatori del riciclo chiedono all’Ue di scongiurare intervenendo su due fronti. Il primo prevede la creazione di una vera e propria corsia preferenziale per gli scambi intra-Ue. “La peculiare natura del nostro mercato interno e gli elevati standard ambientali e sociali di cui godiamo – osserva FEAD – dovrebbero consentire, all’interno dell’Ue, un regime differenziato da quello del panorama internazionale e quindi una via d’accesso dedicata per i rifiuti elettrici ed elettronici”. Laddove questo non fosse possibile, l’appello è almeno a rinviare l’entrata in vigore della stretta sulle movimentazioni dal 1 gennaio 2025 al 21 maggio 2026. Data a partire dalla quale sarà pienamente applicabile il nuovo regolamento sulle spedizioni di rifiuti, incluso il nuovo e più efficiente sistema di gestione centralizzata degli adempimenti in formato digitale.

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