Rifiuti tecnologici, Italia lontana 30 punti dall’obiettivo europeo

di Redazione Ricicla.tv 24/06/2024

Secondo il Centro di Coordinamento Raee nel 2023 l’Italia ha raccolto e trattato quasi 511mila tonnellate di rifiuti tecnologici, in calo di 24mila tonnellate sull’anno precedente. Sempre più lontano l’obiettivo europeo del 65%. Il direttore generale del CdC Raee Fabrizio Longoni: “Mancano le condizioni per investire nel recupero delle materie prime strategiche”


Nuova, pesante battuta d’arresto per il sistema nazionale di raccolta e riciclo dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (raee), sempre più lontano dagli obiettivi europei. Nel 2023 gli impianti autorizzati hanno trattato quasi 511mila tonnellate, in calo di 24mila sull’anno precedente, secondo quanto rilevato dal Centro di Coordinamento Raee nell’ultimo rapporto annuale sulla gestione, pubblicato oggi. Numeri che confermano il trend negativo dell’ultimo triennio e che vedono l’Italia fare più di un passo indietro rispetto al target del 65% di raccolta sull’immesso a consumo medio nei tre anni precedenti: dal 34,01% del 2022 siamo passati al 30,24. Quasi 35 punti in meno rispetto all’obiettivo vincolante dell’Ue. Che si allontana anche, ma non solo, perché le quantità raccolte e avviate a trattamento, calate del 4,6%, non tengono il passo di quelle immesse a mercato, cresciute invece del 7,3%.

Male il dato sui raee domestici, quasi 367mila tonnellate in calo del 2,6%, malissimo quello sui raee professionali, calati addirittura del 9,2% e pari a 143mila tonnellate. “Le cause principali di questo arretramento sono due – spiega Fabrizio Longoni, direttore generale del CdC Raee – e derivano, per i raee domestici, dalla riduzione della raccolta nel raggruppamento dei televisori”, che ha ceduto il 32,2%, “perché – dice – si stanno esaurendo gli schermi a tubo catodico e perché negli anni precedenti c’era stata una forte accelerazione delle dismissioni con il bonus tv. L’altra causa è legata ai raee professionali, con una riduzione fino al 9%. La raccolta rimane comunque superiore alle 500mila tonnellate ma è ben lontana dall’obiettivo europeo“.

I mali del sistema italiano, spiega il CdC Raee, restano gli stessi di sempre. Troppe le apparecchiature a fine vita che sfuggono alla rete di raccolta e avvio a trattamento sostenuta dai sistemi collettivi dei produttori e finiscono nei canali del trattamento non ottimale, spesso dopo essere stati classificate come rottame. Cosa che le sottrae al calcolo ufficiale delle quantità intercettate, oltre naturalmente a sottrarre materia preziosa alle filiere del riciclo. “Quello dei controlli è il meccanismo principale che dobbiamo cercare di attivare – chiarisce Longoni – sia in forma dissuasiva, quando si commettono reati classificando in maniera non corretta i raee, sia in prospettiva delle crescenti esigenze di recupero selettivo dei materiali contenuti nei rifiuti tecnologici”.

Il paradosso infatti è che mentre da un lato il governo, con un decreto di recente approvazione in Consiglio dei ministri, punta a snellire gli iter amministrativi dei progetti per nuove miniere dalle quali estrarre materie prime strategiche, con tempi di autorizzazione accelerati in linea con il Critical Raw Materials Act dell’Ue, dall’altro non riusciamo a sfruttare appieno le nostre miniere urbane, i raee appunto. Che di materie strategiche come litio, cobalto o rame sono ricchi e che per questo l’Ue ci chiede di riciclare fino a garantire, entro il 2030, almeno il 25% del fabbisogno dell’industria continentale. In linea con il dettato dell’Ue, il decreto del governo prevede, per il riciclo, tempi autorizzativi non superiori ai 15 mesi, ma al momento i volumi da trattare non sono sufficienti a garantire le economie di scala necessarie a sostenere gli investimenti (notevoli) in tecnologie avanzate di trattamento. “Manca la materia prima – osserva Longoni – ovvero l’approvvigionamento di raee da inviare a trattamento. Uno dei motivi per incrementare la raccolta è proprio quello di creare le condizioni per lo sviluppo tecnologico e industriale sul territorio nazionale. Rispondendo da un lato agli obiettivi del Critical Raw Materials Act e dall’altro, magari, anche alle esigenze di approvvigionamento dei produttori nazionali di apparecchiature tecnologiche”.

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