Secondo la CNA senza prima sciogliere i nodi della normativa e risolvere alcune macchinosità operative l’avvio del RENTRI fissato per il 16 febbraio 2025 rischia di trasformarsi in un passo falso. Tra le criticità principali, spiega Barbara Gatto, il meccanismo di tenuta dei registri in delega da parte delle associazioni: “Costretti a stravolgere la nostra attività”
Senza prima superare alcune “macchinosità procedurali” e, soprattutto, senza sciogliere “i nodi della normativa”, sarà “complicato immaginare il passaggio alla tenuta digitale dei registri di carico e scarico per un numero importante di operatori già a partire dal prossimo 16 febbraio“. Secondo Barbara Gatto, responsabile green economy della CNA, la data che nel calendario ufficiale dovrebbe segnare l’avvio della prima fase di operatività del RENTRI rischia infatti di trasformarsi in una falsa partenza. Per questo, dopo Assoambiente e le software house di Assintel, anche una delle principali associazioni delle imprese artigiane – centinaia delle quali saranno chiamate a iscriversi al nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti a partire dal prossimo 15 dicembre – sottolinea a Ricicla.tv la necessità di “darsi del tempo in più per partire con il piede giusto”. Magari allungando la prima finestra di iscrizioni e rinviando di qualche settimana l’avvio dell’operatività. “Non è un banale tentativo di far slittare un adempimento – chiarisce Gatto – ma serve per arrivare a definire un quadro che possa consentire al sistema di essere implementato e gestito senza imporre scossoni e stravolgimenti agli operatori”. Una garanzia che il quadro attuale potrebbe non riuscire a offrire.
“Da parte nostra non c’è mai stata sfiducia complessiva nel sistema – premette Gatto – ma la digitalizzazione è un percorso complesso e per questo, fin dalle prime fasi di scrittura del decreto (il dm 59 del 2023, che ha definito il quadro regolatorio del RENTRI, ndr), avevamo chiesto il confronto assiduo e l’ascolto costante delle esigenze degli operatori. Purtroppo, anche a fronte delle nostre segnalazioni, alcune delle problematiche individuate sono rimaste all’interno della normativa“. A partire dal perimetro dei soggetti obbligati, che resta “eccessivamente ampio”, spiega Gatto. Ma a preoccupare le associazioni datoriali, soprattutto quelle che come CNA contano tante imprese di piccola e media dimensione, sono soprattutto le modalità di tenuta dei registri in delega da parte delle associazioni di categoria o delle loro società di servizi. “Tantissime imprese hanno bisogno di supporto per gestire questo tipo di adempimenti – spiega Gatto – e molte già oggi demandano la tenuta dei registri alle associazioni, ma le procedure previste dal RENTRI su questo fronte non sono ancora chiare e risultano comunque difficili da gestire“. E così una soluzione pensata, in teoria, per semplificare la vita alle imprese di minori dimensioni rischia, nella pratica, di sortire l’effetto opposto.
A pesare, spiega Gatto, è il mancato allineamento tra il Testo Unico Ambientale e il regolamento RENTRI. “Al momento abbiamo due deleghe distinte – dice – quella per le comunicazioni con il RENTRI, contenuta nel dm, e la storica delega alla tenuta dei registri prevista dall’articolo 190 del d.lgs. 152 del 2006”. Ma i due regimi non si integrano come dovrebbero. In più, spiega Gatto, “solo a fine luglio abbiamo avuto contezza di come si immaginasse sul piano operativo la delega alla tenuta dei registri, e la soluzione ipotizzata, che peraltro non è stata oggetto di adeguato confronto, non risponde alle esigenze delle imprese. Ora ci troviamo, da qui a due mesi, a dover stravolgere la nostra, storica, attività di supporto – precisa Gatto – con soluzioni che non sono implementabili nel tempo a nostra disposizione. Parliamo di migliaia di registri per i quali va gestito il passaggio nei nostri uffici territoriali diffusi in tutte le province”.
Oltre al nodo delle deleghe, chiarisce Gatto, “riscontriamo anche macchinosità procedurali che a nostro avviso potrebbero essere risolte, se ci si desse il tempo necessario a farlo”. E alla domanda sul perché il tempo fin qui a disposizione non sia bastato a tarare al meglio la piattaforma, Gatto risponde ricordando “che le prime demo del sistema sono state rilasciate a luglio, prima della pausa estiva e con diverse settimane di ritardo sulla tabella di marcia. Solo in quel momento abbiamo potuto simulare le procedure e, attraverso i moduli formativi, sciogliere alcune questioni che non erano ben chiare”. Ma anche acquisire consapevolezza di quello che ancora non va. “Le tempistiche che erano state immaginate in principio hanno subito rallentamenti per ragioni di varia natura – dice – per questo è necessario più tempo per la definizione di tutti gli aspetti tecnici e tecnologici e per sciogliere i nodi che richiedono la definizione di un quadro normativo chiaro e compiuto. Credo sia assolutamente necessario non perdere la gradualità dell’approccio iniziale, che doveva servire a partire quando tutti sarebbero stati veramente pronti a farlo. Non possiamo permetterci di compiere un nuovo passo falso in materia di tracciabilità dei rifiuti”.