Si chiama Mirsad ed è la prima S.A.S. composta da persone di etnia rom che raccoglie e trasporta rottami ferrosi e non ferrosi in maniera ambulante, con tanto di formulari: 9 fratelli, 9 famiglie, che hanno trovato modo di farsi riconoscere dall’Albo nazionale gestori ambientali nelle giungla normativa nella quale da 20 anni operano i raccoglitori ambulanti di rottami, meglio noti come “cenciaioli”. Si tratta di un esperimento che per ora sta producendo buoni risultati, soprattutto per uno dei più grandi impianti di recupero e lavorazione dei rottami di Roma, i cui responsabili si sono impegnati economicamente e formalmente per assicurarsi carichi di materiale destinato alle fonderie e alle acciaierie, nel pieno rispetto di una legge ancora troppo poco chiara.
«Per legalizzare le attività di queste persone, ci siamo impegnati in prima persona con le banche, inizialmente reticenti ad offrire una qualunque forma di credito ad ambulanti, per giunta rom. – spiega l’ingegner Barbara Bellachioma, figlia dell’amministratore dell’impianto Parabella – Ottenere un’autorizzazione dall’Albo gestori ambientali è complicato – prosegue – occorre costituire una società, trovare una persona in grado di amministrarla. Occorre che all’interno della società ci sia un responsabile tecnico, ma per accedere ai corsi di qualificazione occorre un titolo di studio che spesso, gli ambulanti, non hanno. Tra spese notarili e corsi di qualificazione, occorrono decine di migliaia di euro. Così come pure per l’iscrizione dei furgoni che saranno adibiti al trasporto. Occorrono 9mila euro di garanzia per il primo, 5mila per tutti gli altri. In questo caso abbiamo prestato noi i soldi alla Mirsad, ma purtroppo non sempre c’è chi è disposto a far credito ad ambulanti rom».
L’investimento dell’impianto di via del Mare sta dando i suoi frutti, visto che dopo mesi di stop, sanzioni e sequestri, ora il carico di materiale da avviare a recupero è aumentato del 30%. Ma per una società che riesce a lavorare nella legalità, ci sono ancora centinaia di raccoglitori in forma ambulante che quotidianamente raccolgono e rivendono rottami senza i necessari documenti previsti, sfuggendo ai controlli e muovendo concorrenza sleale a chi cerca di mettersi in regola. Una situazione che nel nord del Paese si sta cercando di risolvere attraverso la costituzione di cooperative ma che, da Roma in giù, non trova soluzione, complice le aspettative che gli ambulanti avevano riposto nella promessa del Ministero dell’Ambiente di istituire una sottocategoria che favorisse accesso agevolato all’Albo a chi volesse svolgere questo lavoro senza incappare nel rischio di provvedimenti sanzionatori. Fonti bene informate infatti, riferiscono che la suddetta proposta rimarrà tale, nell’attesa che il decreto “milleproroghe” diventi legge e confermi il divieto assoluto per gli ambulanti di esercitare la raccolta e il trasporto senza regolare iscrizione all’Albo.