Target di riciclo più elevati per rifiuti urbani ed imballaggi, obbligo di adozione dei sistemi di raccolta differenziata con particolare attenzione alle frazioni organiche, obiettivi più ambiziosi di riduzione della produzione di scarti e dei conferimenti in discarica. E ancora una maggiore standardizzazione della definizione di rifiuto, così come l’adozione di un metodo di calcolo delle quantità avviate a riciclo che sia univoco in tutti gli Stati membri dell’Unione. Queste le principali proposte di modifica al pacchetto europeo sull’economia circolare contenute nella relazione stilata dall’eurodeputata italiana Simona Bonafè, membro della commissione Ambiente di Bruxelles e relatrice all’Europarlamento delle proposte legislative messe a punto dalla Commissione europea.
“Un quadro normativo trasparente e stabile è il primo passo nella transizione verso un modello di economia circolare. Se il legislatore europeo fallisce nell’adozione di definizioni chiare e di obiettivi stringenti rischia di compromettere l’intero processo” scrive la Bonafè nella sua relazione, sottolineando ancora una volta quelle che da molti sono ritenute le principali falle del pacchetto presentato lo scorso 2 dicembre dall’esecutivo Ue: scarsa chiarezza e limitata ambiziosità dei target fissati. Per questo la relatrice chiede di portare al 60% entro il 2025 ed al 70% entro il 2030 gli obiettivi di riciclo dei rifiuti urbani (nella proposta della Commissione il target è 65% al 2030) mentre per gli imballaggi gli obiettivi andrebbero aumentati “almeno al 70% entro il 2025 ed all’80% entro il 2030” (la Commissione propone invece 65% al 2025 e 75% al 2030).
Quanto alla riduzione dei conferimenti in discarica, Bonafè propone “un approccio graduale verso un più ambizioso obiettivo al 2030”. A differenza della Commissione, che fissa al 2030 un target massimo del 10% di rifiuti urbani smaltiti in discarica, la relatrice propone uno step intermedio, con un target “realistico” del 25% al 2025 ed un obiettivo ambizioso del 5% al 2030. Accanto a questo, Bonafè propone inoltre l’adozione di un ambizioso target di riduzione dello spreco alimentare e dell’inquinamento marino del 50% entro il 2030. Spazio anche ai grandi esclusi dalle proposte di direttiva della Commissione: i rifiuti prodotti da attività commerciali ed industriali, per i quali, secondo la relatrice, occorre stabilire opportuni target di riciclo entro il 2018.
Oltre ai target poco ambiziosi, un altro dei principali motivi di critica nei confronti del pacchetto proposto dalla Commissione è l’assenza di misure specifiche per il recupero delle frazioni organiche dei rifiuti urbani. Secondo la relazione presentata da Simona Bonafè la raccolta differenziata del bio-waste andrebbe invece resa obbligatoria per tutti gli Stati membri entro il 2020, fissando un target “almeno del 65% di riciclo entro il 2025“, per “supportare la creazione di un mercato per il compost ed il digestato, così come per il biogas”. Bonafè propone inoltre di eliminare dal pacchetto economia circolare la limitazione per cui i sistemi di raccolta differenziata – dell’organico, ma anche della carta, della plastica, del vetro e dei metalli – debbano realizzarsi solo laddove sia “tecnicamente, economicamente ed ambientalmente praticabile”.
Quanto alla necessità di un quadro normativo meno ambiguo, Bonafè propone di “allineare la definizione di rifiuto urbano a quella utilizzata da Eurostat ed Ocse a fini statistici” per assicurare che “i risultati raggiunti dagli Stati membri siano autentici e comparabili tra loro”. Secondo la relatrice, inoltre, il calcolo delle quantità avviate a riciclo dovrebbe avvenire sulla base di un “metodo unico ed armonizzato per tutti gli Stati, basato sull’input ai processi finali di riciclo” e non, come previsto dalle proposte della Commissione europea. in virtù di quattro metodi diversi e alternativi. Il tutto per evitare che “rifiuti inviati a discarica o incenerimento vengano inclusi nei calcoli delle quantità riciclate”. Bonafè propone inoltre la definizione di criteri armonizzati per una corretta applicazione della normativa “end of waste” che, si legge nella relazione, “nei vari Paesi membri è stata corredata da difficoltà e contraddizioni“.
La relazione della Bonafè, che a novembre sarà discussa e votata in commissione Ambiente e successivamente inviata all’Europarlamento per il voto in plenaria, torna insomma a riproporre gli stessi target di riciclo contenuti nel primo pacchetto europeo di misure per un’economia circolare, quello presentato a luglio 2014 dall’ex Commissario Ue Josè Barroso e cestinato qualche mese dopo dal numero uno dell’esecutivo Jean Claude Juncker in un nugolo di polemiche. A salvare quei target ci avevano già provato gli eurodeputati nel luglio del 2015, approvando una risoluzione che – sebbene fosse stata votata a larga maggioranza – la Commissione Juncker aveva scelto di ignorare, presentando a dicembre dello stesso anno un nuovo pacchetto di misure. Pacchetto annunciato come “più ambizioso” ma nel quale i target del dossier Barroso risultavano, di fatto, rivisti al ribasso. Cosa che aveva contribuito a complicare ulteriormente i già tesi rapporti tra aula ed esecutivo. Una frattura apparentemente insanabile in seno alle istituzioni di Bruxelles, che il voto sulla risoluzione Bonafè potrebbe ulteriormente divaricare.