DL ambiente, no al rafforzamento della responsabilità estesa

di Luigi Palumbo 15/10/2024

La versione definitiva del dl ambiente non conterrà il capitolo sul rafforzamento della responsabilità estesa del produttore, stralciato dopo i rilievi del Quirinale. Dopo i decreti sulle materie prime critiche e sulle infrazioni è una nuova occasione persa per rafforzare il sistema nazionale di raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici


Le misure per il rafforzamento del regime di responsabilità del produttore in materia di commercio online – soprattutto di elettronica – e di pneumatici resteranno fuori dalla versione finale del decreto ambiente. Chi temeva un intervento della famigerata ‘manina’ sul testo approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri ha visto confermati i propri timori. Solo che in questo caso più che di una ‘manina’ si tratta di una ‘manona’: quella del Quirinale. Stando a quanto rivelato da Public Policy, infatti, il Colle avrebbe sollevato dubbi sulla compatibilità tra le misure in questione e il carattere d’urgenza tipico dei decreti legge, chiedendone quindi lo stralcio. Rispetto alla bozza presentata in preconsiglio, la versione definitiva del decreto – che Ricicla.tv ha potuto consultare – perde l’intero articolo 4 – sulla responsabilità estesa nel commercio online – e il passaggio dell’articolo 5 che avrebbe inasprito il regime sanzionatorio per i venditori di pneumatici. Due misure pensate per contrastare i fenomeni di evasione dell’ecocontributo che gravano sui sistemi di responsabilità estesa dei produttori condizionando in negativo lo svolgimento delle attività di raccolta e avvio a recupero dei rifiuti. A partire dalle apparecchiature tecnologiche dismesse.

Prima di finire sotto la lente del Quirinale il proposto rafforzamento della responsabilità estesa del produttore, e in particolare l’idea di introdurre nuovi oneri e adempimenti in capo alle piattaforme di commercio online avanzata dal Ministero dell’Ambiente, titolare del dossier, non avrebbe incontrato il favore del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Una divergenza di natura politica superata poi dai rilievi di conformità avanzati dal Quirinale e sfociata quindi nello stralcio degli interventi proposti dal MASE. Un pacchetto di misure che, spiegava la relazione illustrativa allo schema di dl ambiente presentato in preconsiglio, nel caso della vendita di prodotti elettronici puntava ad applicare alle piattaforme il criterio del “pay on behalf”, obbligando gli stessi marketplace a farsi carico (economicamente) della responsabilità dei venditori, con l’obiettivo di far emergere sacche di evasione e fenomeni di free-riding. Il tutto in scia con la sperimentazione che ha portato alla luce eco contributi evasi per 13,6 milioni di euro, garantendo nel 2022 l’avvio a riciclo di ulteriori 1.500 tonnellate di pile e accumulatori e circa 45 mila tonnellate di raee. Un contributo importante, anche se non determinante, al recupero del ritardo rispetto all’obiettivo europeo di raccolta, costato all’Italia l’apertura di una procedura d’infrazione.

Una vicenda, quella del dl ambiente, che ricorda molto da vicino quanto accaduto in fase di conversione del decreto sulle materie prime critiche – dossier in quel caso nella titolarità del MIMIT – dal quale erano clamorosamente rimaste fuori proprio le misure proposte dal MASE per rafforzare la raccolta dei raee. Misure che, in risposta ai reiterati appelli degli operatori, puntavano a semplificare le modalità di intercettazione delle apparecchiature a fine vita e a contrastare i fenomeni, anche illegali, che drenano rifiuti tecnologici al sistema nazionale. In quella circostanza non solo le proposte d’intervento erano rimaste fuori dal testo approvato in Consiglio dei ministri, ma anche il passaggio parlamentare era andato a vuoto, visto che gli emendamenti di maggioranza presentati al Senato – su impulso del MASE – erano stati fatti ritirare su indicazione di Palazzo Chigi. Le stesse misure erano poi comparse anche nelle prime bozze del dl ambiente, circolate a inizio ottobre, ma risultavano già stralciate nella versione presentata al preconsiglio idi giovedì 10.

E la stessa sorte sembra debba toccare all’emendamento presentato lo scorso 4 ottobre dal deputato di FI Giorgio Lovecchio nelle commissioni riunite giustizia e finanze della Camera, al lavoro sulla conversione del decreto salva infrazioni. Un altro decreto che in teoria rappresenterebbe la cornice ideale per interventi sui raee, vista la recente apertura di una infrazione Ue, e che nella pratica, invece, non ne conterrà nessuno. La proposta emendativa firmata Lovecchio, in tutto e per tutto simile a quelle presentate nel corso dell’esame sul dl materie critiche, è allo stesso modo destinata a non essere messa ai voti, non risultando al momento tra quelle segnalate (posizioni occupate in buona parte da interventi a tema balneari). Episodi che lasciano poche speranze a chi guarda alla conversione del dl ambiente come a un’occasione per far rientrare le misure bocciate dal Quirinale. Il rischio è che si riveli l’ennesima “occasione persa” – come l’ha definita a Ricicla.tv il direttore generale del CdC RAEE Fabrizio Longoni – nel percorso, già in affanno, per recuperare il ritardo sui target europei di raccolta e chiudere la procedura d’infrazione. Una urgenza evidentemente sfuggita alla lente, sempre molto attenta, del Quirinale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *