Siglato il protocollo d’intesa per lo stanziamento di 1 miliardo 218 milioni di euro a favore del piano di rigenerazione urbana dell’ex polo siderurgico di Bagnoli. Meloni: “Da simbolo di incapacità delle istituzioni a momento di svolta per il Sud”. Manfredi: “Ora completare le bonifiche. Per la colmata a mare la rimozione sarà parziale”
“Che cos’è che non ha funzionato? Non ha funzionato che in questi dieci anni è mancato un elemento non secondario. E cioè le risorse“. Che oggi invece ci sono e che, garantisce la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, a due lustri dalla nomina del primo commissario di governo e a più di trent’anni dall’avvio del piano di riqualificazione, consentiranno finalmente di sbloccare “l’opera di rigenerazione urbana più ambiziosa d’Europa”. Trasformando il recupero dell’ex polo siderurgico di Bagnoli, chiuso dal 1993, da eterna incompiuta “simbolo di incapacità delle istituzioni” a momento di svolta “per Napoli, per la Campania, per il Sud nel suo complesso”. Con queste parole, in un clima di (almeno apparente) concordia istituzionale la premier, per la prima volta ospite del capoluogo partenopeo, ha tenuto a battesimo la firma del protocollo d’intesa con il Commissario di governo e sindaco di Napoli Gaetano Manfredi per la realizzazione del piano di rigenerazione urbana del sito d’interessa nazionale Bagnoli-Coroglio.
La cerimonia per la firma dell’intesa – alla presenza tra gli altri dei ministri Raffaele Fitto e Gennaro Sangiuliano e del governatore della Campania Vincenzo De Luca – è stata ospitata dall’auditorium della Porta del Parco, una delle poche strutture effettivamente realizzate nell’ambito dei piani di riqualificazione dell’ex acciaieria. Inaugurata nel 2009, poi chiusa per dodici anni a seguito del maxi sequestro che per oltre un decennio ha tenuto ferme le operazioni di rigenerazione urbana e solo dal dicembre 2022 restituita al quartiere e alla città, con le sue forme futuristiche oggi la Porta del Parco si staglia solitaria sull’immensa area SIN – circa 250 ettari coperti da vegetazione e costellati da elementi di archeologia industriale – quasi come un monumento alla svolta per trent’anni annunciata e poi, puntualmente, rinviata. “L’abbiamo riaperta circa un anno e mezzo fa – ha detto il commissario Manfredi – ed è sempre piena. Testimonia quanto sia forte la volontà dei bagnolesi, e dell’intera città di Napoli, di riappropriarsi di questi luoghi”.
“Qui a Bagnoli – ha detto Meloni – le Istituzioni vogliono oggi assumere un impegno che è anche l’impegno a rispettare quello che si annuncia”. La sigla del protocollo d’intesa servirà a sbloccare lo stanziamento da 1 miliardo 218 milioni di euro, a valere sui fondi di sviluppo e coesione del ciclo 2021-2027 destinati alla Campania, che integreranno i 480 milioni di euro già stanziati nel 2020 in virtù di un primo accordo di programma con il governo nazionale. Le risorse complessivamente disponibili consentiranno di accelerare “tutti gli interventi previsti dal programma di risanamento – ha spiegato Meloni – a partire dalla bonifica completa del suolo e dell’area marina e dalla ricostruzione e il potenziamento della rete e le infrastrutture”, ma anche di rimuovere, in parte, la colmata a mare e ridisegnare i due chilometri di waterfront restituendo balneabilità al litorale. L’orizzonte temporale degli interventi, ha chiarito Meloni, è al 2031.
Massima priorità agli interventi di risanamento ambientale, tutti già con progetto definitivo approvato, ha chiarito Manfredi, ricordando che la bonifica dell’amianto “è già stata terminata” e che sono in corso le operazioni di bonifica a terra. Sul fronte del mare confermato il ‘no’ alla rimozione integrale della cosiddetta ‘colmata’, la piattaforma artificiale che ospitava il parco minerali dell’Italsider, uno degli snodi più complessi del processo di riqualificazione ambientale dell’area. Il “disastro ambientale”, come lo ha definito Meloni, con una superficie di quasi 200mila metri quadrati “riempita di cemento, di scarti inquinanti dell’altoforno” sarà rimosso solo parzialmente con “una variante che consentirà un intervento più rapido, più efficiente e più sicuro”, ha garantito Manfredi, visto che “portare via terra più di un milione di tonnellate di materiali in discariche a decine di chilometri di distanza avrebbe rappresentato un impatto ambientale insostenibile”.
La sigla del protocollo d’intesa su Bagnoli ha rappresentato per la presidente del Consiglio l’occasione ideale per rivendicare le scelte in materia di riforma delle politiche di coesione, e in particolare l’attribuzione al governo di maggiori poteri in termini di assegnazione delle risorse destinate alle regioni. Risorse “preziose, ce lo dobbiamo dire, che però non sempre sono state spese o sono state utilizzate per interventi strategici”, ha detto Meloni. Da qui la centralizzazione della governance dei fondi fsc voluta dal governo, dalla quale deriva anche lo stanziamento per Bagnoli, contrattato direttamente dal ministro Fitto con il commissario Manfredi senza passare per la Regione. Una scelta che da mesi alimenta le tensioni con il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, che di fronte alla solennità del momento ha preferito, almeno temporaneamente, seppellire l’ascia di guerra. Salvo, in occasione della foto finale sul palco dell’auditorium Porta del Parco, punzecchiare il ministro Raffaele Fitto sullo stallo nella sottoscrizione dell’accordo di coesione con la Campania. “Non manca più niente”, ha detto De Luca. “Siamo al lavoro”, la risposta del regista delle politiche di coesione di Palazzo Chigi.