All’ADA Event focus sulle prospettive future per il settore della demolizione auto, sulla strada verso il nuovo regolamento europeo. Calò: “Solo chi raggiungerà l’obiettivo dell’85% di riuso e riciclo potrà restare sul mercato. Le imprese investano da subito in tecnologia e innovazione”.
Spingere l’adozione di soluzioni tecnologiche innovative per aumentare di almeno un punto percentuale e mezzo la capacità degli operatori italiani di recuperare l’85% in peso dei veicoli a fine vita nella forma di pezzi di ricambio e materiali da riciclo. E arrivare pronti, entro il 2029, alla piena operatività del nuovo regolamento Ue, attualmente in esame presso le istituzioni comunitarie. Questo il principale messaggio lanciato dal presidente ADA (Associazione Demolitori di Autoveicoli che aderisce ad Assoambiente) Anselmo Calò nel corso dell’ADA Event 2024, il convegno
promosso a Torino, presso il MAUTO, Museo Nazionale dell’Automobile. “Tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026 dovremmo avere il testo definitivo – spiega Calò – che entrerà in vigore dopo dodici mesi e sarà applicabile dopo tre anni”.
Il testo è ancora da definire nella sua versione finale – “stiamo lavorando di concerto con le case auto e con il governo per mettere a punto una norma che sia applicabile”, chiarisce Calò – ma le direttrici principali sono già tracciate e passeranno anche per un rafforzamento delle responsabilità in capo ai singoli soggetti della filiera. “Al momento l’obiettivo di legge dell’85% di riuso e riciclo, così come quello del 95% di recupero complessivo, deve essere garantito dall’intera filiera nazionale – spiega Calò – ma il regolamento individua due anelli fondamentali della catena: il responsabile del raggiungimento dell’obiettivo sarà il produttore, mentre quelli che materialmente dovranno raggiungerlo sono gli operatori del fine vita, demolitori e frantumatori. È chiaro che i produttori si avvarranno solo degli operatori che effettivamente si dimostrino capaci, in ciascun impianto, di poter raggiungere l’obiettivo“.
Per restare sul mercato, insomma, entro i prossimi cinque anni gli operatori dovranno necessariamente allineare i propri cicli di trattamento agli obiettivi Ue. La filiera della demolizione e rottamazione, che a livello nazionale coinvolge oltre 1500 imprese, capaci di trattare un milione di tonnellate l’anno di veicoli fuori uso, vanta oggi performance tra le migliori a livello europeo, ma servirà fare di più. “I dati di un trial sul più grande operatore italiano, RMB, presentati all’ADA Event hanno indicato un tasso dell’83,5% – dice Calò – sappiamo che oggi ci sono operatori capaci anche di raggiungere l’84% o poco più, ma in media la differenza che manca è di un punto e mezzo percentuale. Ecco perché nel prossimo futuro dobbiamo concentrare i nostri sforzi in particolare su due fronti: il recupero di materia da riciclo e l’aumento della vendita di ricambi”.
Da qui la centralità delle nuove tecnologie, dai marketplace digitali per i ricambi alle attrezzature per il recupero di nuovi materiali e componenti. “A partire dal vetro – spiega – che da solo vale un punto percentuale ma che oggi è poco recuperato”. Guardando invece alle fasi successive della filiera, come la frantumazione, “qualche risultato potrà garantirlo anche il post shredding, ovvero il recupero avanzato di materia dal residuo eterogeneo delle frantumazioni “che in Italia è già molto spinto – chiarisce il presidente di ADA – ma dal quale si può ancora recuperare una discreta quantità di polimeri“. Resta poi da sciogliere il nodo del recupero energetico, indispensabile per raggiungere l’obiettivo complessivo del 95% di recupero (dal quale restiamo lontani di oltre dieci punti) ma oggi praticato poco o nulla in Italia a causa dell’insufficiente capacità negli impianti di incenerimento e degli elevati costi di conferimento.
Per raggiungere la piena circolarità servirà però anche e soprattutto coltivare il dialogo costante con le case automobilistiche, per promuovere soluzioni di progettazione sempre più funzionali alle successive operazioni di smantellamento e riciclo. “Un ‘project for dismantling’ – spiega il presidente di ADA – che ci aiuti a individuare all’interno degli abitacoli le parti che è possibile smontare in maniera rapida ed efficace per il successivo avvio a riutilizzo o riciclo”. L’obiettivo, nell’immediato, resta quello di “capitalizzare il prossimo anno e mezzo o due per lavorare insieme alla definizione di una normativa che sia applicabile – dice Calò – mentre i successivi tre anni serviranno a capire come applicarla. Non dobbiamo però fare l’errore di pensare che cinque anni siano tanti, perché non lo sono. Dobbiamo capire subito come fare a mettere gli impianti nelle condizioni di raggiungere gli obiettivi europei, dal momento che chi non li raggiungerà non riceverà i veicoli da trattare. Siamo all’ultimo miglio, che è sempre quello più pesante”.