ROMA. Duecentonovanta milioni di euro. A tanto ammonta il debito accumulato dal Ministero dell’Ambiente nei confronti della Selex SeMa nei cinque anni in cui la controllata del gruppo Finmeccanica ha realizzato e gestito il Sistri. Lo mette nero su bianco la stessa Selex nel ricorso depositato presso il Tar del Lazio il 4 agosto e del quale l’agenzia di stampa Adnkronos sabato scorso ha diffuso il testo integrale. Un’inadempienza che, scrive Selex, ha portata “la società ad una situazione di insostenibile asfissia finanziaria, cui ha fatto seguito la liquidazione […] deliberata […] il 10 marzo 2015”. La SeMa sostiene di aver “sempre dato piena e regolare esecuzione alle proprie obbligazioni contrattuali” senza che invece il Ministero abbia mai provveduto a intervenire al riequilibrio del rapporto a fronte del susseguirsi di norme che “ne hanno condizionato l’attuazione”.
Come confermato a Ricicla Tv nei giorni scorsi, non è previsto che questa vicenda vada ad incidere sui tempi di svolgimento della gara per l’affidamento del Sistri ad un nuovo concessionario, ma ammesso che i tempi (sempre più stretti) possano essere sufficienti per l’espletamento della gara stessa e – ancor meno verosimilmente – per un aggiornamento del sistema, la posizione di Selex sembra essere qualcosa di più di un incidente di percorso.
Il contenzioso che si aprirà con l’udienza fissata al prossimo 2 dicembre, infatti, è originato proprio dal bando Consip, vale a dire nel fatto che la gara “individua i diversi servizi operativi oggetto della concessione ed i relativi servizi strumentali. Per quanto interessa, tra questi è prevista la ‘Presa in carico e gestione del sistema attualmente operativo’, senza alcuna regolamentazione delle condizioni economiche del subentro”. In altre parole per server e database del Sistri in mano alla Selex non è previsto alcun corrispettivo, a fronte di un investimento che – nel bene e nel male – la società ha fatto per svilupparlo e gestirlo. Starà al giudice stabilire se questo trasferimento “automatico” potrà avvenire al 31 dicembre 2015 o se invece è illegittimo, aprendo così ad una serie di interrogativi enormi su ciò che invece sarà a partire dal primo gennaio 2016, soprattutto per le imprese che col Sistri dovrebbero cercare di conviverci e lavorarci. La speranza è che ai già troppi sprechi di denaro pubblico sperperato in questa vicenda non se ne aggiungano di nuovi, e se non una fine definitiva ci si prenda una pausa per pensare al meglio un sistema in grado di funzionare.