ROMA. Gara Sistri poco trasparente? Niente affatto, si stanno applicando tutte le regole del Codice degli appalti. Manca una “seria riflessione” sulla necessità di rivedere la normativa? Falso, il Ministero sta vagliando tutti gli spunti emersi in occasione dei tavoli di confronto tenutisi negli ultimi anni. Preoccupazione per quanto avverrà a gennaio? Comprensibile, ma le sanzioni devono esserci in qualsiasi settore per garantirne la regolamentazione: il legislatore sarà garante di un apparato che non diventi “vessatorio” per i destinatari delle stesse. È intorno a questi tre punti che si sviluppa la risposta del ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, alla lettera datata 7 ottobre a firma del presidente di Rete Imprese Italia, Carlo Sangalli, con la quale venivano avanzati tutti i dubbi e le perplessità rispetto all’avvio del Sistri a pieno regime dal primo gennaio del prossimo anno con tanto di sanzioni operative. Risposta datata 14 ottobre, cioè una settimana dopo, e che la nostra redazione ha avuto modo di leggere soltanto dopo aver registrato le dichiarazioni rilasciate dallo stesso ministro Galletti a margine del taglio del nastro che ha dato il via all’edizione 2015 di Ecomondo. Sia nella sua risposta scritta che in quella rilasciata al microfono di Ricicla, comunque, è sembrato mancare un approccio concreto alla vicenda e alle sue conseguenze pratiche. Il primo punto su cui si consuma la sostanziale divergenza di prospettive è quella sulla trasparenza del bando, che sarà anche a norma di legge, ma che a differenza di quanto accade di solito alla pubblicazione delle linee guida per le manifestazioni d’interesse (risalenti ormai allo scorso giugno) non ha reso pubblici i criteri con cui verranno assegnati i punteggi. Si sa solo che a vincere sarà l’offerta tecnologica più vantaggiosa, prima ancora che quella più economica, ma la stragrande maggioranza dei dettagli e delle specifiche sono affidate alle lettere d’invito che solo in questi giorni (pare) starebbero raggiungendo le imprese (o i gruppi) selezionati come idonee dalla Consip – la società ministeriale che si è occupata di redigere e gestire la gara d’appalto – tra quelle che hanno manifestato interesse. Gli utenti obbligati che risultano all’anagrafe Sistri sono circa 76mila, ma arrivano a 300mila iscritti effettivi. Un parco iscritti che ha garantito nel 2014 un incasso di 19 milioni di euro di contributi. Viene da chiedersi dunque come possa, la concessione, arrivare a valere 260 milioni di euro in sette anni avvalendosi delle sole iscrizioni e contributi annuali, considerato che nel documento viene chiarito esplicitamente che quella valutazione non è da considerarsi una base d’asta e che la remunerazione del concessionario dovrà venire da una detrazione sui contributi stessi. Detrazione il cui importo, manco a dirlo, non è pubblico ma che sarà definito nel contratto tra Ministero e vincitore della gara sulla base dei dettagli contenuti nella lettera d’invito. Un punto sul quale le PMI sono molto sensibili perché significa che è sugli utenti che l’eventuale nuovo concessionario dovrà recuperare il proprio investimento, e di recente non è mancata una apertura del Ministero ad estendere la platea di categorie soggette all’obbligo di tracciabilità informatica dei rifiuti.
I punti sui quali, poi, negli scorsi anni si sono maggiormente scontrate (ma anche incontrate) le opinioni di operatori e Ministero sono la necessità di rivedere la normativa e quella di aggiornare la tecnologia del sistema per renderlo utilizzabile ed efficace. Due punti sui quali Galletti si dice “stupito”: la sintesi dei confronti avuti in sede ministeriale sarebbe al suo vaglio. E però ancora una volta c’è una discronia tra parole ed azioni: pur volendo accogliere in buona fede le affermazioni vergate dalla firma del primo inquilino di via Cristoforo Colombo, resta da capire come si pensa di far convergere queste buone intenzioni con la scadenza del primo gennaio 2016. Affidare la concessione del Sistri entro quella data significherebbe già di per sé registrare un vero e proprio record assoluto nell’assegnazione di un bando pubblico in Italia, ma se anche così fosse non ci sarebbero i tempi né per il tanto discusso ed agognato aggiornamento della tecnologia (il sistema dipende ancora dalle black box e dai token usb che da quasi due anni Galletti definisce strumenti obsoleti) e né tanto meno per l’ancora più chiacchierata revisione normativa.
Normativa che ci conduce all’ultimo punto: quello sulle sanzioni. La conclusione del ministro sottolinea quasi con toni paternalistici la necessità di un regime sanzionatorio per garantire la legalità e il rispetto delle regole, e sono tanto più necessarie in un sistema complesso com’è quello del Sistri. Peccato che tutte le contraddizioni di cui sopra rischiano di rendere un percorso a ostacoli la normale attività quotidiana delle imprese, che poi è il motivo alla base di tutti quei tavoli di confronto tenutisi da cinque anni a questa parte. Dire di tener conto di quei confronti e poi indicare come inevitabile l’avvio delle sanzioni operative senza che alcuna riforma intervenga suona un po’ come una presa in giro. Nella conclusione si legge che “il legislatore continuerà a farsi garante” affinché l’apparato sanzionatorio non si riveli vessatorio per i destinatari, vale a dire per chi è soggetto all’obbligo del Sistri. Peccato, però, che quello stesso legislatore non abbia molto tempo per intervenire e che lui come esponente del Governo non sarebbe nella posizione di affrancarsi dalle responsabilità decisionali da una parte e di garanzia dall’altra. Nella lettera del 7 ottobre, infine, si chiedeva una sospensione dei contributi Sistri ed il mantenimento del regime cartaceo; richiesta condivisa dalle società pubbliche della Regione Campania che neppure hanno avuto risposta alla loro missiva (nonostante in quel caso, dato l’allargamento eccezionale agli rsu dell’obbligo Sistri, la conseguenza dello stallo operativo sarebbe addirittura il blocco della raccolta ed una riedizione dell’emergenza rifiuti). Alla nuova scadenza mancano meno di due mesi, ma a nessuna di queste richieste è stata data risposta – neppure negativa – lasciando aperta ogni ipotesi immaginabile. Ipotesi su cui, come se non bastasse, pende l’ulteriore interrogativo posto dal ricorso al Tar della Selex Sema che potenzialmente potrebbe invalidare la gara, oltre a lasciare il sistema senza un gestore al primo gennaio. Galletti non si è espresso su nessuna di queste concrete difficoltà: le imprese dovranno accontentarsi dei suoi “cordiali saluti”.