Stop al dispendio di risorse economiche e di personale per le imprese. Nell’ottica del Ministero dell’Ambiente la data del primo gennaio 2016 sancirà una vera e propria svolta epocale per le aziende che operano nel comparto rifiuti, in particolare per quelle sottoposte all’obbligo di iscrizione a Sistri. A dirlo è lo stesso Ministero, che nelle risposte ad un Question Time della scorsa settimana in Senato ha sostenuto che «Protrarre la sospensione del regime sanzionatorio sul SISTRI obbligherebbe gli operatori a proseguire col cosiddetto “doppio regime”, con dispendio di risorse economiche e di personale» e giacché «il Sistema SISTRI è pienamente operativo […] dal marzo 2014 […]» la sospensione delle sanzioni operative (quelle per mancata iscrizione e mancato versamento del contributo annuale sono già vigenti) in atto fino a gennaio è unicamente volta a «consentire agli operatori di prendere dimestichezza con il sistema informatico di tracciabilità».
Un’ottica decisamente rovesciata rispetto a quella delle imprese stesse, che ad investire risorse economiche e personale in eccesso sono state costrette proprio dal Sistri e nella data del primo gennaio invece vedono approssimarsi la concretizzazione di un vero e proprio incubo. Già perché dal loro punto di vista la compilazione dei formulari cartacei in questi anni è stata l’unica ancora di salvezza per un comparto che altrimenti si sarebbe bloccato, sia da un punto di vista operativo che per ragioni economico-fiscali: oltre alla farraginosità del Sistri (alla quale nei limiti del possibile i privati cercano di ottemperare grazie all’interoperabilità di altri programmi gestionali) c’è il problema delle multe salate che potrebbero scattare ad ogni operazione difettosa, e con il Sistri attuale non sarebbero poche.
A questo punto però un bugiardo deve pur esserci: o le imprese, o il Ministero. Nel resoconto dello stesso Question Time si legge che l’affidamento alla Consip del bando per affidare la gestione del Sistri ad un nuovo concessionario si parla di un “recepimento” delle indicazioni emerse dalla consultazione con gli operatori del comparto. E la prospettiva cui tende questa fase pone come orizzonte a cui tendere uno scenario dipinto con toni idilliaci: valore aggiunto e supporto alle attività svolte, innovazione e razionalizzazione del sistema tramite nuove tecnologie, estensione della tracciabilità a tutte le tipologie di rifiuti. Certo, se ci fossero semplificazione ed informatizzazione delle operazione l’estensione del Sistri sarebbe addirittura auspicabile, ma quando avverrà la fase di aggiornamento ed innovazione se ad oggi la commissione in Consip non ha ancora terminato la sua valutazione sulle manifestazioni d’interesse? Il Ministero sostiene che le lettere d’invito partiranno a novembre, lasciando due mesi per identificare il nuovo concessionario cui affidare la gestione del Sistri e la sua innovazione. Un tempo improbabile per non dire impossibile, che porterà il caos sulle scrivanie degli operatori non appena scoccherà la mezzanotte del primo gennaio, quando a token USB e black box non ci saranno più alternative, nonostante solo un anno fa il ministro Galletti sostenesse che il sistema con questa configurazione non aveva mai funzionato semplicemente perché era impossibile che funzionasse. Cosa sia cambiato in dodici mesi non è chiaro, fatto salvo che la messa in liquidazione degli attuali gestori (la Selex Sema) rende impossibile percorrere la strada di una proroga in extremis.
Questa volta il bivio è netto. Senza un miracolo del Ministero, per gli operatori sarà il caos. A meno che non si ricorra alla terza via: quella di una sospensione della normativa Sistri. Una soluzione la cui percorribilità – anche se ce ne fosse la volontà – si restringe ad ogni giorno che passa.