Non solo Roma: gli effetti della legge “Green Economy” (ex collegato ambientale) ricadono a tutte le altezze dello Stivale. La vicenda è quella della normativa che regola i piccoli raccoglitori di rottami metallici: l’articolo 30 della legge mette fuorilegge gli ambulanti obbligando chiunque operi nel campo della raccolta e dell’avvio a recupero o smaltimento di questa categoria di rifiuti debba essere iscritto all’apposita categoria dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali. Le categorie di iscrizione, però, non si sposano al meglio con la realtà delle aziende (spesso piccole) che operano nel settore: un pasticcio che rischia di mettere in crisi l’intero settore.
Il caso è montato nella Capitale, ma è stato portato all’attenzione delle istituzioni anche a Bari. L’occasione è stata la chiusura della missione pugliese della Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti svoltasi la scorsa settimana, a margine della quale la senatrice e membro della stessa Commissione, Laura Puppato, ha incontrato una delegazione di lavoratori che operano nel settore della raccolta di ferro e rame.
«Questi lavoratori – spiega la parlamentare dem – chiedono di poter svolgere il loro lavoro garantendo la tracciabilità del rifiuto, a condizione però che, qualora la loro attività avvenga sotto i limiti di reddito previsti per l’esenzione di imposte (trattandosi perlopiù di lavoro integrativo o marginale di pensionati, disoccupati e ex carcerati) possano farlo senza incorrere in lunghe pratiche burocratiche, iscrizioni e soprattutto costi aggiuntivi per lavoratori che difficilmente raccolgono da tale attività più di 2-3cento euro al mese».
«Insieme al presidente della Commissione, Alessandro Bratti – continua la Puppato (che avevamo intervistato proprio sul testo del ddl prima che venisse convertito in legge) – abbiamo garantito che affronteremo il problema al più presto con i ministeri competenti, Ambiente e Sviluppo economico, anche in considerazione della forte preoccupazione manifestata contestualmente dai commercianti di materiali ferrosi cui rischia ora di mancare la materia prima e che temono, se la situazione rimanesse inalterata, di dover procedere a licenziamenti di personale. Le soluzioni naturalmente – conclude la senatrice – vanno trovate nel solco della legalità e tracciabilità e quindi, già a partire dalla prossima settimana, intendiamo incontrare il ministro Galletti e il Mise per verificare la fattibilità di alcune soluzioni prospettate che avrebbero tra l’altro il pregio di chiarire senza modificarle norme in materia da poco approvate».
Quella a cui sembra andarsi incontro, insomma, è una semplificazione reclamata da più parti come necessaria: la speranza è che un tavolo di lavoro tra tecnici ministeriali, Albo Gestori e associazioni professionali riesca a partorire la soluzione più vicina al rispetto delle esigenze dell’economia reale, congiuntamente alle garanzie fiscali ed ambientali di cui questa attività necessita.