La commissione ambiente del Parlamento europeo ha approvato le proposte emendative alla revisione della direttiva europea sulle acque reflue. Sì alla proposta di introdurre la responsabilità estesa per medicinali e cosmetici, chiesti maggiori vincoli per gli Stati membri sui piani per il riutilizzo
Allargare il perimetro della disciplina sugli scarichi fognari a un numero maggiore di centri abitati e spingere l’adozione di politiche più efficaci per il riutilizzo dopo la depurazione da pare degli Stati membri. La commissione ambiente del Parlamento europeo ha approvato oggi a grande maggioranza il fascicolo di emendamenti alla proposta di revisione della direttiva sulle acque reflue presentata a ottobre del 2022 dalla Commissione europea. Il testo dovrebbe essere votato dalla plenaria tra il 1 e il 2 ottobre e una volta approvato costituirà la base dei negoziati con Bruxelles e gli Stati membri, che però non hanno ancora adottato la propria posizione.
Rispetto al testo di Bruxelles, che la commissione ENVI sposa nel suo impianto, gli eurodeputati chiedono di rivedere al rialzo il grado di ambizione di alcune misure, a partire da quelle sul riutilizzo delle acque depurate. La proposta della Commissione dà mandato agli Stati membri di promuoverlo “sistematicamente” per “tutti gli impianti di trattamento”, mentre la commissione ENVI chiede di rafforzare la misura prevedendo anche l’adozione di “piani di risparmio e riuso dell’acqua”. “Con il cambiamento climatico ci troviamo di fronte a grandi sfide legate all’acqua – ha detto l’eurodeputato e relatore della proposta in commissione ENVI Niels Torwald – e dobbiamo assicurarci di gestire bene le nostre risorse idriche. Con l’eutrofizzazione, il microinquinamento e la siccità, ogni goccia conta”.
Sul fronte del contrasto all’inquinamento via libera dei deputati alla proposta della Commissione di istituire un sistema di responsabilità estesa del produttore per medicinali e cosmetici, chiedendo di prevedere che questi possano essere integrati da finanziamenti nazionali fino al 20% per l’ammodernamento degli impianti di trattamento. In più, si chiede l’allargamento del perimetro della disciplina anche agli agglomerati con più di 750 abitanti, rispetto ai 1000 proposti dalla Commissione e ai 2000 attualmente previsti. Sul fronte dei consumi energetici degli impianti di trattamento, che secondo Bruxelles entro il 2040 dovranno diventare energeticamente neutri, ovvero produrre tutta l’energia consumata da fonte rinnovabile, gli eurodeputati chiedono l’introduzione di target intermedi: 55% di rinnovabili entro la fine del 2033, 75% entro la fine del 2036 e 100% entro la fine del 2040. In più, si chiede alla Commissione di adottare, entro il 31 dicembre 2027, misure che obblighino gli Stati membri a installare filtri in microfibra per le nuove lavatrici per contrastare la dispersione di microplastiche.
L’aggiornamento della direttiva dovrà coordinarsi con il nuovo regolamento sul riutilizzo delle acque depurate in agricoltura, in vigore dallo scorso giugno con l’obiettivo di sestuplicare le quantità attualmente reimpiegate, pari a circa un miliardo di litri l’anno. In Italia, secondo stime di ARERA, oggi finisce in agricoltura solo il 4% delle acque reflue depurate, mentre si potrebbe già riutilizzare il 23% dei 9 miliardi di metri cubi trattati nel nostro Paese, ma “il potenziale è sicuramente più alto” ha detto nei giorni scorsi il presidente di Utilitalia Filippo Brandolini, secondo cui a differenza del vecchio riferimento nazionale per il riuso delle acque depurate, il decreto ministeriale 185/03, “sempre letto come troppo rigido” il nuovo regolamento “potrebbe far incontrare meglio domanda e offerta”.