Smartphone, computer, frigoriferi ed elettrodomestici di ogni genere finiscono ogni giorno nelle discariche di tutto il mondo. La notizia è che i rifiuti elettrici ed elettronici sono in aumento e, peggio ancora, sono destinati a crescere. Secondo il “Global E-waste Monitor 2017”, il dossier dell’Università delle Nazioni Unite che monitora la produzione su scala globale dei cosiddetti Raee, nel 2016 la quantità di rifiuti elettrici generati ha raggiunto 44,7 milioni di tonnellate. Il 5% in più rispetto al 2014. Ma le prospettive future non sono affatto incoraggianti: gli esperti Onu ritengono che i rifiuti tecnologici aumenteranno del 17% superando i 52 milioni di tonnellate nel 2021.
Un quadro sconfortante. Basti pensare che nel 2016 ogni persona nel mondo ha prodotto circa 6 chilogrammi di pattume hi-tech contro i 5,8 pro capite del 2014. Sdrammatizzando potremmo affermare che si tratta di un peso pari a 9 volte quello della piramide di Cheope in Egitto o a quello di 4.500 torri Eiffel.
Si tratta quindi di un enorme spreco se si pensa che solo il 20% di questi rifiuti elettrici viene raccolto e riciclato. Ma che fine fa il restante 80%? Nella migliore delle ipotesi finisce dritto in discarica arrecando un danno all’ambiente e non solo. Questi dati, infatti, non sono rilevanti solo in termini di impatto ambientale ma anche a livello economico. Basti pensare alla quantità di metalli preziosi come oro, argento e rame contenuti negli oggetti elettronici o negli elettrodomestici di cui tentiamo di disfarci. Il dato è molto eloquente. Il loro valore si aggira intorno ai 55 miliardi di dollari americani, più del Pil della maggior parte dei Paesi del mondo. Uno spreco nello spreco.
Con più di 18 milioni di tonnellate di spazzatura hi-tech, l’Asia è il continente più sprecone, seguito da Europa, America, Africa e Oceania. Il Vecchio Continente si aggiudica, quindi, il secondo posto. Nel 2016 il totale di rifiuti elettrici ed elettronici prodotti in Europa si aggirava intorno alle 12 milioni di tonnellate, poco più di 16 chilogrammi per ogni abitante. Sul podio europeo dei Paesi che producono più e-waste ci sono Germania, Gran Bretagna e Russia. La faccenda sta diventando a dir poco spinosa tanto da convincere un numero sempre maggiore di Paesi nel mondo ad adottare una legislazione specifica in materia. Attualmente, solo il 66% della popolazione mondiale è guidata da leggi ad hoc. “È necessario quindi fare qualcosa – si legge nel dossier – e farlo in fretta, stimolando la transizione verso modelli di economia circolare che garantiscano il recupero dei materiale attraverso una migliore progettazione dei beni di consumo, insieme con il riciclo e il riuso”.