Raee, raccolta in infrazione Ue ma nel dl ambiente non c’è nulla

di Luigi Palumbo 18/10/2024

L’entrata in vigore del decreto ambiente segna l’ennesimo nulla di fatto per gli interventi in materia di raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici caldeggiati da mesi dal Ministero dell’Ambiente ma fin qui puntualmente accantonati. Il direttore generale di Erion WEEE Giorgio Arienti: “In sede di conversione del decreto il Parlamento sappia comprenderne l’importanza”


Dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il decreto ambiente si prepara al passaggio parlamentare. Nelle prossime settimane il dl dovrà essere discusso ed emendato dalle commissioni competenti, per arrivare entro il prossimo 17 dicembre alla conversione in legge. Un’occasione per far rientrare gli interventi rimasti fuori dal testo pubblicato in Gazzetta, a partire da quelli sulla gestione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Che, secondo quanto apprende Ricicla.tv, il Ministero dell’Ambiente sarebbe pronto ancora una volta a caldeggiare. In materia di raee, infatti, c’è da rispondere alla bacchettata dell’Ue, che ha aperto una procedura d’infrazione ai danni dell’Italia per il mancato raggiungimento del target di raccolta del 65% (nel 2023 eravamo al 33,8%). Eppure, fin qui, agli allarmi degli attori del sistema nazionale, che da tempo sollecitano un intervento per stringere le maglie della raccolta, non hanno fatto seguito interventi concreti sul piano normativo.

Non che il MASE non ci abbia provato, a dare risposta agli appelli degli operatori. Almeno tre volte, di cui l’ultima in ordine di tempo proprio con il decreto ambiente, che nelle prime bozze conteneva ben tre articoli in materia, poi stralciati nella versione pubblicata in Gazzetta Ufficiale. “Purtroppo – chiarisce a Ricicla.tv il direttore di Erion WEEE Giorgio Arienti – dalla versione finale del dl ambiente sono state eliminate tutte le disposizioni relative ai raee: erano disposizioni che avrebbero semplificato la raccolta da parte dei negozianti, potenziato le iniziative di informazione verso i cittadini, ampliato il numero di produttori coinvolti nel finanziamento della gestione – spiega – tutte disposizioni a costo zero per il Paese, e compatibili con il carattere di urgenza richiesto da un decreto legge, visto il recente richiamo della Ue al nostro governo sui risultati di raccolta”. Oltre a rispondere ai richiami dell’Ue, le disposizioni inizialmente inserite nel dl ambiente puntavano anche ad aumentare il recupero di materie critiche (citate esplicitamente nel titolo di uno degli articoli stralciati), visto che fin quando la raccolta non decollerà, stenteranno a farlo anche gli investimenti nelle tecnologie avanzate che servono a recuperare litio, cobalto e ‘terre rare’ e che saranno indispensabili per centrare l’obiettivo Ue al 2030 di soddisfare con il riciclo il 25% della domanda interna di minerali strategici. Il MASE lo sa bene, tant’è che quello del dl ambiente è solo l’ultimo di una serie di tentativi andati a vuoto.

Il dicastero di via Cristoforo Colombo, infatti, aveva già provato a veicolare il pacchetto di misure sul rafforzamento della raccolta raee nel decreto legge sulle materie prime critiche, dossier di competenza del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. In quella circostanza, tuttavia, non solo le proposte d’intervento erano – in maniera piuttosto clamorosa – rimaste fuori dal testo approvato in Consiglio dei ministri, ma anche il passaggio parlamentare si era concluso con un nulla di fatto, visto che gli emendamenti di maggioranza presentati al Senato – sempre su impulso del MASE – erano stati fatti ritirare proprio su indicazione di Palazzo Chigi. Anche la conversione del decreto legge salva-infrazioni sembra destinata a seguire lo stesso copione. La proposta emendativa del deputato FI Giorgio Lovecchio, che raccoglie ancora una volta il pacchetto di interventi caldeggiato dal MASE, è stata infatti prima dichiarata inammissibile e poi riammessa, ma non risulta tra quelle segnalate dalle commissioni riunite finanze e giustizia per essere messe ai voti. Anche perché il decreto va convertito entro il 16 novembre e la discussione, al momento, è impantanata nelle sabbie mobili dell’eterna querelle sul contenzioso con l’Ue in materia di concessioni balneari. Troppo più ‘appealing’ della più recente, e meno mediatica, infrazione sui raee.

Tra le misure che potrebbero essere ripresentate nel corso dell’esame parlamentare sul dl ambiente c’è poi anche l’intervento sulla responsabilità estesa del produttore in materia di commercio online, proposto dal MASE per contrastare i fenomeni di evasione dell’ecocontributo, ma bocciato dal Quirinale perché considerato intervento di natura regolatoria, quindi fuori dal perimetro della decretazione d’urgenza. Una limitazione che invece verrà meno nel passaggio alle camere. Prima di finire sotto la lente del Quirinale, tuttavia, il rafforzamento della responsabilità estesa del produttore proposto dal MASE non avrebbe incontrato il favore del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che avrebbe sollevato dubbi sulla proposta di applicare alle piattaforme di e-commerce il sistema “pay on behalf”, in virtù del quale sarebbero gli stessi marketplace a farsi carico economicamente della responsabilità dei venditori che immettono sul mercato prodotti coperti da epr (quindi non solo elettrodomestici, ma anche imballaggi o pneumatici) con l’obiettivo di far emergere sacche di evasione e fenomeni di free-riding. Un intervento con il quale il MASE puntava a rendere strutturale la sperimentazione condotta tra 2022 e 2023 con Amazon e alcuni dei principali consorzi dei produttori che ha portato alla luce eco contributi evasi per 13,6 milioni di euro, garantendo l’avvio a riciclo di ulteriori 1.500 tonnellate di pile e accumulatori e circa 45 mila tonnellate di raee. “Sono sicuro che il Parlamento, in sede di conversione in legge di questo decreto, comprenderà l’importanza di reinserire questo pacchetto di disposizioni – dice Arienti – così da dare un impulso forte a un settore sempre più strategico per una evoluzione in senso circolare della nostra economia”.

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