Il presidente del Consiglio apre la due giorni sul Programma nazionale di ripresa e resilienza promossa dal ministro per il Sud Mara Carfagna: “Su 47 miliardi stanziati nel periodo 2014-2020 speso solo il 6,7%. Divenire capaci di spendere questi soldi, e di farlo bene, è obiettivo primario di questo governo”
“Il programma Next Generation Eu prevede 191 miliardi da spendere entro il 2026. Rafforzare la coesione territoriale e favorire la transizione digitale ed ecologica sono alcuni tra i suoi obiettivi. Ciò significa far ripartire il processo di convergenza tra Mezzogiorno e Centro-Nord, che è fermo da decenni e anzi dagli inizi degli anni ’70 ad oggi è peggiorato”. Il Programma nazionale di ripresa e resilienza come occasione preziosa per rilanciare la crescita nelle Regioni del Sud e ricucire lo strappo con il Centro-Nord promuovendo uno sviluppo digitale, ecologico e inclusivo. A patto però di imparare a spendere bene i fondi a nostra disposizione. È il presidente del Consiglio Mario Draghi a sottolinearlo, aprendo la due giorni di confronto con gli stakeholder pubblici e privati promossa dal ministro per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna. “Vogliamo riportare il Sud al centro del dibattito pubblico del nostro Paese. Siamo alla vigilia di una stagione importantissima – spiega il ministro Carfagna – una grande sfida collettiva che uniti abbiamo il dovere di cogliere. Sappiamo che le aspettative sono altissime e lavoreremo per non deluderle“.
Per cogliere appieno le opportunità del Next Generation Eu, spiega il premier Draghi, sarà fondamentale fare meglio di quanto fatto fin qui in termini di capacità di spesa, visto che “a fronte di 47,3 miliardi di euro programmati nel Fondo per lo sviluppo e la coesione per il periodo 2014-2020 – osserva Draghi – alla fine dello scorso anno risultavano spesi poco più di 3 miliardi, il 6,7%. Nel 2017 risultavano avviate ma non completate 647 opere pubbliche, in oltre 2/3 dei casi non si è nemmeno arrivati alla metà. Il 70% di queste era localizzato al Sud per un valore di due miliardi. Divenire capaci di spendere questi soldi, e di farlo bene, è obiettivo primario di questo governo”. “Un investimento compreso tra 1 e 2 milioni di euro richiede tra i 5,2 anni per essere completato. Per le opere di dimensioni maggiori i tempi si allungano anche oltre i dieci anni” spiega Massimo Sabatini, direttore dell’Agenzia per la coesione territoriale. “A determinare questo risultato – dice – sono cause esterne come la complessità delle regole europee ma anche interne, come il generalizzato indebolimento della capacità progettuale delle amministrazioni pubbliche ad ogni livello”. “I fondi europei – commenta Antonio Parenti, capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea – sono lo stimolo per mettere in campo riforme non più rimandabili. Dal loro successo dipenderà la nascita non solo di un nuovo Sud, ma di un intero Paese e di una nuova visione di Europa alla quale tutti aspiriamo”.