Approvato il comunicato finale della prima giornata del G20 ‘verde’ di Napoli: dalla tutela della biodiversità alla salvaguardia degli oceani fino all’uso circolare delle risorse, molti impegni ma nessuno è davvero vincolante
Era considerata la più ‘facile’ delle due giornate di lavori del G20 di Napoli su ambiente, clima ed energia e, come da pronostico, si è chiusa senza troppe tribolazioni con l’approvazione di un articolato ‘communiquè’ che in sette pagine e 25 articoli suggella l’intesa dei 20 grandi della Terra, più dell’80% del Pil mondiale, sui temi chiave della prima metà della ministeriale ‘verde’: tutela della biodiversità, uso efficiente delle risorse, finanza sostenibile. Un lungo elenco di impegni, forse però più simile a un’enunciazione di principi che alla solida intesa sul piano culturale, politico ed economico auspicata dai più ottimisti. Cosa che non fa ben sperare in vista dei complicati confronti di domani su crisi climatica e riduzione delle emissioni in atmosfera.
Il merito, va detto subito, è sicuramente quello di aver condotto il tavolo dei 20 a riconoscere, nero su bianco, la centralità di temi come economia circolare, lotta al marine litter, gestione sostenibile delle risorse idriche. Soddisfatto il ministro deIla Transizione Ecologica Roberto Cingolani, che dal lavoro di cucitura tra posizioni e interessi così distanti svolto dalla presidenza italiana nelle ultime settimane, forse, non poteva pretendere di più. “Il ‘communiquè’ individua le linee guida che i 20 Paesi responsabili dell’85% delle emissioni mondiali di CO2 si impegnano ad integrare nelle proprie politiche negli anni a venire. Da questo punto di vista si tratta di un documento piuttosto vincolante” ha detto. Anche se, a ben vedere, di realmente vincolante c’è molto poco. Unici target specifici quello per il raddoppio del tasso di circolarità dei materiali, con un obiettivo da raggiungere entro il 2030 su base volontaria, e quello per la riduzione del 50% di territorio degradato entro il 2040, sempre su base volontaria
Poi tanti impegni, piuttosto generici: da quello a promuovere approcci integrati per la gestione e uso sostenibile delle risorse idriche, all’impegno ad intensificare le azioni, a tutti i livelli, volte alla conservazione, protezione, ripristino ed uso sostenibile dell’Oceano. Compreso il contrasto al marine litter, da perseguire intensificando la collaborazione con il settore privato, le organizzazioni internazionali e le parti interessate per stimolare la progettazione di alta qualità di prodotti durevoli e riciclabili. In materia di finanza sostenibile i 20 si impegnano invece a lavorare su una roadmap pluriennale per allineare gli investimenti verso lo sviluppo e la crescita sostenibili.
Tra i passaggi più interessanti dell’intesa quello nel quale si riconosce all’Italia il merito di aver conferito centralità al tema dell’economia circolare e della gestione efficiente delle risorse che, si legge, “possono contribuire in modo significativo al consumo e alla produzione sostenibili, nonché al problema del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità, del degrado del suolo e dell’inquinamento” e che i 20 si impegnano ad applicare soprattutto a settori strategici come tessile e alimentare.
Nel comunicato c’è anche per la prima volta l’unanime riconoscimento dei risultati del rapporto IPBES e IPCC sul nesso tra biodiversità e cambiamento climatico lanciato il 10 giugno scorso. E non è cosa da poco, vista la nutrita frangia ‘ecoscettica’ in seno al tavolo dei 20. Via libera poi alla proposta di istituire un workshop su Nature-based Solutions (NBS) e Ecosystem-based Approaches (EBAs) per condividere esperienze, casi studio, storie di successo, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sul potenziale dei due approcci per affrontare le questioni del clima, della natura e del degrado del suolo e del territorio. Porta la firma dell’Italia invece il network mondiale di esperti qualificati in campo ambientale, presentato oggi, per aiutare enti gestori di aree protette e territori di eccellenza e ad elevato valore naturalistico riconosciuti dall’UNESCO in ogni regione continentale attraverso azioni di conservazione, salvaguardia, gestione, formazione ed educazione.