Il ‘decreto recovery’ potenzia l’ufficio del Commissario per la bonifica delle discariche abusive, estendendo le funzioni della task force anche ai siti d’interesse nazionale e regionale
Da ‘task force’ per la bonifica delle discariche non a norma in procedura d’infrazione ad autentica cabina di regia a supporto delle istituzioni locali e nazionali negli interventi di risanamento dei siti contaminati. Il decreto legge con le ultime misure per agevolare l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in vigore da ieri, potenzia l’ufficio del Generale dei Carabinieri Giuseppe Vadalà, Commissario di governo per la bonifica delle discariche abusive, e ne estende le funzioni “su richiesta delle singole regioni agli interventi di bonifica o messa in sicurezza delle discariche e dei siti contaminati di competenza regionale, nonché su richiesta del Ministero della transizione ecologica agli interventi di bonifica dei siti contaminati di interesse nazionale“. Questi ultimi, a giugno del 2021, risultavano essere 42 per un’estensione di oltre 171mila ettari, mentre sono 17 i siti contaminati che da nazionali sono passati sotto la competenza regionale.
Complessivamente, secondo Ispra, sono oltre 16mila gli interventi di risanamento in corso a livello locale. In molti casi la necessità di agire in maniera tempestiva per arginare gli effetti della contaminazione si scontra con la complessità delle procedure, sia tecniche che amministrative, e con le difficoltà di coordinamento tra i tanti attori coinvolti. Senza dimenticare l’esigenza di garantire trasparenza e legalità in un settore da sempre oggetto degli appetiti di imprese poco trasparenti e organizzazioni criminali. Le stesse ragioni che nel 2017 avevano portato alla nascita dell’ufficio del Commissario Vadalà, che da tre anni supervisiona le attività di bonifica di 81 discariche abusive, tra quelle costate all’Italia prima l’apertura di una procedura d’infrazione e poi, nel 2014, la condanna a pagare sanzioni milionarie. Oggi delle 200 discariche fuorilegge censite dall’Ue ne restano da risanare 33, mentre 48 dei siti affidati al Commissario risultano bonificati o messi in sicurezza. Al ritmo cioè di uno al mese.
Numeri che testimoniano il cambio di passo che la task force coordinata da Vadalà ha saputo imprimere alle procedure di bonifica, applicando un metodo di lavoro che va dalla moltiplicazione e qualificazione delle stazioni appaltanti, molte delle quali offrono anche supporto tecnico-amministrativo alla struttura, alla razionalizzazione dei controlli di legalità sulle imprese e sui cantieri. “Il nostro operato si basa su una convinzione semplicissima: fare bene e velocemente si può fare se non si cessa mai di lavorare in sinergia e sintonia con i diversi attori del settore” spiegava pochi giorni fa il Commissario, sottolineando come la sua struttura, prima che una task force, sia soprattutto “un piccolo gruppo di Carabinieri che lotta una sua battaglia di legalità e tutela ambientale”. Un piccolo gruppo che il ‘decreto recovery’ porta da dodici a quindici unità, prevedendo anche la possibilità di nominare tre subcommissari. Un piccolo gruppo, ma con una missione sempre più grande e ambiziosa.