Recuperare e trasformare gli scarti del vetro, delle lavorazioni ceramiche, delle acciaierie, dei PFU in innovativi pavimenti per la bioedilizia, attraverso un processo produttivo a basso impatto ambientale: è questa l’idea di quattro giovani reggiani che hanno fatto della circolarità la propria mission
Rivoluzionare in chiave sostenibile il settore edile, sfruttando le potenzialità offerte dai sottoprodotti industriali: è questa la sfida lanciata da quattro giovani reggiani che hanno fatto della circolarità la propria mission. Una startup sostenibile fin dal nome, RECO2, che unisce in una crasi gli elementi cardine della green economy: le famose tre R dell’economia circolare (riduzione, riuso, riciclo), l’ecologia e l’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica. Lo scopo del progetto d’impresa, infatti, è quello di recuperare e trasformare materie prime seconde inorganiche e inerti, come gli scarti del vetro, delle lavorazioni ceramiche, delle acciaierie, in innovativi pavimenti per la bioedilizia, attraverso un processo produttivo a basso impatto ambientale. “L’idea nasce circa quattro anni fa dalla mia tesi di laurea in ingegneria industriale, che ha spinto me, Tommaso Farletti, Luca Spiridigliozzi e Daniele Nora a fondare RECO2. Dopo studi approfonditi – dice Désirée Farletti, COO della startup – ci siamo posti l’obiettivo di recuperare scarti minerari, dell’acciaio, del vetro, degli pneumatici fuori uso e attivarli chimicamente con una soluzione inorganica così da realizzare prodotti per la bioedilizia”
Attraverso un rivoluzionario processo produttivo nasce così Vytreum, materiale ceramico-cementizio, molto resistente, con bassi valori di porosità, costituito da una percentuale di materie prime seconde non inferiore al 95%, facilmente adattabile ad applicazioni di design sia civili che industriali, sia da interni che da esterni. “Abbiamo realizzato Vytreum, un materiale innovativo per pavimentazione esterna – spiega Farletti – composto al 50% circa da scarti minerari e per l’altro 50% da scarti metallurgici, che vengono attivati con una soluzione da noi brevettata”. Una ‘clean technology’ che abbatte costi di produzione ed emissioni rispetto alla media dei processi convenzionali. “A differenza dei comuni processi, Vytreum viene realizzato a basse temperature, inferiori ai 100°C, grazie alla nostra attivazione chimica a freddo. Questo consente un risparmio di circa l’80% dei consumi energetici e un abbattimento delle emissioni di CO2 in atmosfera” spiega Farletti. Meno CO2 e meno consumi: un doppio vantaggio non di poco conto, alla luce delle due grandi emergenze del nostro tempo, quella climatica e quella energetica.
Una tecnologia, quella brevettata da RECO2, che in più ha il valore della scalabilità. “Dopo aver recuperato le nostre materie prime seconde, le lavoriamo grazie a un classico processo di betonaggio. Abbiamo contatti con produttori di manufatti in cemento che mettono a disposizione il loro impianto per realizzare i nostri prodotti. Uno dei vantaggi della nostra tecnologia è che può essere applicata a processi già esistenti” dichiara Désirée Farletti. Ma il progetto non si ferma qui: ricerca e sviluppo, infatti, saranno la strada maestra che la giovane startup intende seguire per ottenere nuovi prodotti di qualità, sempre più sostenibili e circolari. “Stiamo studiando e selezionando varie tipologie di scarti – dice Désirée Farletti – per realizzare nuovi prodotti funzionali, più strutturali, come rivestimenti o prodotti per l’isolamento termoacustico”.