Le green cities si uniscono per vincere la sfida della neutralità carbonica
«Per raggiungere in tempo l’obiettivo di azzeramento delle emissioni entro la metà del secolo, dobbiamo cominciare ad agire fin da subito», afferma senza troppi giri di parole l’ambasciatore britannico, Jill Morris.
Contrasto ai cambiamenti climatici, miglioramento della qualità dell’aria, zero emissioni di carbonio nell’ambiente, sono questi obiettivi certamente ambiziosi per la ripresa e lo sviluppo sostenibile, ma senza un reale coinvolgimento delle città, la transizione verde rischia di essere solo un miraggio.
«Siamo dentro un processo preoccupante di riscaldamento globale che potrebbe avere conseguenze drammatiche. Quindi, l’impegno di cambiamento verso la neutralità climatica è una delle sfide più importanti della nostra epoca, ma occorre un maggior coinvolgimento delle città nella fase di definizione dei progetti e, ovviamente, nella loro attuazione. I progetti per il clima devono avere un’attenzione particolare in questo rapporto con le città, perché se queste ultime non sono coinvolte, i target non si realizzano», spiega Edo Ronchi, Presidente Fondazione Sviluppo Sostenibile.
È proprio su questa strada maestra e in vista della prossima edizione della COP 26 che si stanno muovendo le oltre 100 città italiane pronte a vincere la sfida della neutralità climatica.
«Le città, come è a tutti noto, coprono circa il 3% del territorio, ma – aggiunge Francesco Vetrò, presidente GSE – producono oltre il 70% delle emissioni di gas a effetto serra. Ecco perché l’attuale emergenza climatica deve essere affrontata anzitutto dalle città e da coloro che le abitano».
Gli obiettivi con cui dobbiamo confrontarci da qui ai prossimi anni rappresentano non solo un’opportunità, ma una vera e propria necessità per rendere più sostenibile il nostro Paese. Però, per poter raggiungere il target di neutralità climatica al 2050 è necessario adottare e accelerare misure a livello locale, che siano sempre più stringenti e in grado di integrarsi alle politiche ambientali già in vigore, come quelle relative a un settore strategico quale il trasporto su strada.
«Il settore del trasporto su strada impatta per circa il 23% sul totale complessivo delle emissioni nazionali. Relativamente alle aree urbane – spiega Giusy Lombardi, Ministero dell’Ambiente – il 27% circa delle emissioni è dovuto a particolato sottile e quasi il 29% a gas serra».
E ad accogliere positivamente la sfida è, tra le altre, Parma, già capitale della cultura che adesso punta a collocarsi tra le città capofila nel processo di transizione verde. Nell’ambito del PAESC, il Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima, il comune sta lavorando su politiche volte alla riduzione degli effetti climalteranti.
«Negli ultimi tre anni abbiamo investito circa 26 milioni di euro per il rinnovo del trasporto pubblico. Altri 36 milioni sono previsti nel prossimo triennio e credo che questo sia un messaggio molto forte perché il tema del trasporto pubblico è stato penalizzato dall’ultimo anno di pandemia, ma deve essere comunque uno dei principali elementi di innovazione sia dal punto di vista tecnologico che ambientale», spiega Tiziana Benassi, Assessore Politiche Ambientali presso il Comune di Parma.