Lo smaltimento della vetroresina è un problema in tutto il mondo, ma negli ultimi anni in Italia c’è chi ha avviato delle iniziative per poter aprire degli spiragli al percorso del loro riciclo
Estremamente versatile, elastica e allo stesso tempo resistente. È la vetroresina che sin dagli anni ’50 ha preso piede nella costruzione di tutti quegli oggetti che avrebbero subito forti stimoli da agenti atmosferici ed è stata una soluzione per tantissimi settori: dall’automobilistico al nautico, dall’edile all’aerospaziale, dal dall’eolico all’agricolo, dal settore sportivo a quello chimico. Guardando il rovescio della medaglia, però, questi materiali sono rifiuti speciali, difficilmente smaltibili che vanno a costituire un onere per i cittadini e per le aziende che li producono e hanno un costo notevole per l’ambiente. Basti pensare che la quasi totalità degli scarti di lavorazione e dei rifiuti in vetroresina, nelle discariche italiane, viene smaltita a costi compresi tra 200 e 300 euro/t.
Da una ricerca Markets and Markets, fra scarti di produzione e prodotti a fine vita, si stima un accumulo mondiale di rifiuti in vetroresina di circa 2,4 milioni di tonnellate all’anno; di queste almeno 1 milione è prodotto in Europa e 100mila in Italia. Sempre in Italia, si stima la presenza di circa 30mila tonnellate di compositi accumulati negli anni, solo nelle discariche. E se per tanti anni questi laminati sono stati smaltiti soltanto come rifiuti speciali, da qualche tempo si è iniziato a pensare al loro riciclo. Da una collaborazione con l’Area Science Park di Trieste, nel 2010, nasce Gees Recycling, la prima azienda in Italia ad occuparsi di riciclo di plastiche fibrorinforzate.
«È un sistema di riciclo in due fasi: da un lato il trattamento meccanico, quindi tutta la gestione del rifiuto per trasformare sfridi industriali o prodotti a fine vita in materie prime secondarie; dall’altro, queste particelle vengono poi riagglomerate per creare nuovi materiali costruttivi. Noi operiamo sia nel riciclo e sia nella progettazione dei sistemi di economia circolare, ma cerchiamo anche di dare un supporto al produttore, al nostro interlocutore in termini di progettazione del nuovo prodotto, affinché la gestione del fine vita sia competitiva sotto tutti i punti di vista. Quanto alla riciclabilità del prodotto, noi abbiamo partecipato all’Interreg Italia-Slovenia Retracking, finalizzato al tracciamento del rifiuto attraverso una infrastruttura cloud. Noi recuperiamo queste informazioni nel momento in cui lavoriamo il materiale e quindi siamo poi in grado attraverso un counter elettronico posizionato nel pannello di restituire queste informazioni all’utente» spiega Franco Mioni, AD Gees Recycling Srl.
Aperto nel 2020 a Bergamo, l’impianto pilota di Korec con una tecnologia diversa, per nuove opzioni nell’economia circolare.
«Quello che abbiamo messo a punto – aggiunge Laura Saviano, CEO e project manager Korec Srl – è un processo di tipo termochimico che riesce a riciclare la vetroresina, ovvero non solo a separare la componente fibra dalla parte organica di cui è composta la vetroresina, ma riusciamo anche a recuperare la resina di partenza contenuta nel rifiuto, quindi la parte organica, generando con il nostro processo un liquido organico che ha la particolarità di avere ancora la capacità di polimerizzare, quindi, miscela con resina vergine normalmente adoperata in commercio per produrre vetroresina, può essere riutilizzata per produrre nuovi oggetti in vetroresina, quindi essere reimmessa nello stesso ciclo produttivo di partenza».