NAPOLI. Una lettera al ministro Galletti per mettere fine all’anomalia tutta campana del Sistri sui rifiuti solidi urbani, a firmarla operatori pubblici e privati impegnati da raccolta e gestione degli rsu sul territorio delle cinque province, ma anche le principali amministrazioni pubbliche del territorio. Avellino, Benevento, Caserta, Napoli e Salerno: dalla sua nascita nel 2009 ad oggi la vicenda Sistri non ha fatto che precipitare, ma se per tutti gli operatori è stata una iattura, per chi lavora in Campania è stato un vero e proprio incubo. Già perché all’epoca dell’emergenza rifiuti era sembrata una grande idea fornire uno strumento innovativo in più alla lotta contro le ecomafie, e allora l’obbligo della tracciabilità informatica sul territorio regionale venne esteso anche – per l’appunto – agli rsu. Ma oggi che di quell’illusione rimane poco o nulla, oggi che è noto che gli illeciti ambientali afferiscono principalmente a rifiuti speciali provenienti da fuori regione e che il fallimento della differenziata era da attribuire a responsabilità politiche, dopo lo sperpero di danaro e le noie dovute all’utilizzo di chiavette e black box anche tra le fila dei fornitori di servizio pubblico, le aziende pubbliche e private campane non ci stanno più.
«Le nostre Società – scrivono i mittenti – stanno sostenendo una sperimentazione che perdura ormai da anni, ma finanziata indirettamente dai soli Comuni dela Regione Campania». Inoltre andando al di là dei limiti tecnici dovuti all’ormai famigerata obsolescenza del sistema, nelle valutazioni contenute dalla missiva emergono considerazioni sulla pertinenza del Sistri stesso «essendo esclusi dal tracciamento su base nazionale i rifiuti speciali non pericolosi, nonché i rifiuti pericolosi originati dalle piccole imprese»: un dato che fa riflettere sull’opportunità di mantenere un regime di anomalia pressoché immotivata sul territorio campano. Le richieste al Dicastero di via Cristoforo Colombo con cui si conclude la comunicazione congiunta sono: interruzione del sistema agli rsu, revisione del Sistri e uniformazione della tracciabilità dei rifiuti su base nazionale. Una serie di richieste che arriva quasi fuori tempo massimo da parte di società ed amministrazioni che forse avrebbero dovuto fare di più sin dall’inizio per evitare questa vera e propria discriminazione territoriale priva di fondamenti tecnici validi. A far addivenire ad un decisione congiunta i mittenti probabilmente l’approssimarsi della temuta scadenza del primo gennaio 2016. Come e più che per gli operatori di settore in tutta Italia, l’ingresso a pieno regime del Sistri potrebbe significare il blocco delle attività. E in quel caso non sarebbe soltanto (si fa per dire) un settore economico a fermarsi, ma a tornare sarebbe – paradossalmente – l’emergenza rifiuti nelle strade.