«Tutto il mondo dei rifiuti e il ruolo dei cittadini e delle famiglie nel campo del sistema di gestione del rifiuto cambia e deve cambiare», Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente.
Poco meno di cinque miliardi di euro per i nuovi impianti a supporto dell’economia circolare. Questa la richiesta del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa al governo per un Recovery Plan che sappia colmare il gap tra Nord e Sud in termini di capacità di trattamento, come ha annunciato il Ministro in occasione della presentazione del Rapporto Rifiuti Urbani 2020 di Ispra.
«Io ho chiesto nella mia proposta del Recovery Plan 4,5 miliardi più un piccolo quid per un hub di economia circolare», Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente.
«Gli investimenti sugli impianti, soprattutto nell’area sud , risultano sicuramente determinanti. Ed è quella l’area su cui bisogna riuscire in qualche maniera a favorire la realizzazione e la costruzione, intercettando le risorse che già sono disponibili e che ci saranno anche in futuro», Luca Ruini, presidente CONAI.
Ma quali impianti si pensa di finanziare con i fondi di Next Generation Eu? Soprattutto quelli per il trattamento dell’organico, spiega Costa, anche se sul piano delle soluzioni industriali per l’economia circolare la bozza del Piano di ripresa e resilienza circolata nelle ultime settimane ha suscitato non poche perplessità
«Noi siamo rimasti scioccati leggendo le sette righe sull’economia circolare di quelle 120 pagine del PNRR in cui si dice che in Italia per fare l’economia circolare bisogna realizzare impianti di trattamento meccanico biologico, cosa che si diceva vent’anni fa. Bisogna costruire gli impianti industriali che producano compost di qualità e biometano. Bisogna realizzare anche gli impianti tecnologici in tutto il Paese», spiega Stefano Ciafani, presidente Legambiente.
«Gli impianti di trattamento meccanico biologico vanno superati, perchè hanno un costo ambientale, energetico e generano dei flussi di rifiuti che hanno bisogno di ulteriori impianti, o un termovalorizzatore o una discarica», Filippo Brandolini, vice presidente Utilitalia.
Quanto ai numeri, secondo gli addetti ai lavori secondo il consorzio italiano compostatori servirà una nuova capacità di trattamento dei rifiuti organici per due milioni di tonnellate entro il 2025, mentre per Utilitalia a queste occorrerà aggiungere almeno due milioni di tonnellate di capacità di recupero energetico per gli scarti da differenziata e l’indifferenziato, pena il mancato raggiungimento dei nuovi obiettivi europei di circolarità: su tutti il taglio netto ai conferimenti in discarica che in Italia pesano ancora per il 21% e che entro il 2035 dovranno scendere sotto al 10%. Ma prima ancora servirà ricostruire il rapporto di fiducia con i cittadini, sempre più ostili alla costruzione delle infrastrutture necessarie a chiudere il cerchio dell’economia circolare
«Con una matita in dieci minuti si fa una pianificazione anche degli impianti necessari nelle varie regioni. Quello che è molto più difficile è individuare gli strumenti e le azioni per l’accettabilità di questi impianti. È uno stimolo a riunirci tutti insieme per capire quali azioni e quali strumenti mettere in atto sui territori», Massimo Centemero, direttore generale CIC.
Senza dimenticare che il futuro dell’economia circolare dipenderà anche e soprattutto dalla capacità del sistema pubblico di garantire efficienza, efficacia e trasparenza.
«Semplificazioni, autorizzazioni più snelle, riduzione dei tempi: tutto questo si può realizzare solo se si potenzia un sistema pubblico che in questo modo darà quel messaggio fondamentale ai cittadini di fiducia, per poter poi costruire gli impianti che sono fondamentali e necessari per vincere la sfida della transizione ecologica verso un sistema di sviluppo assolutamente diverso rispetto a quello che abbiamo conosciuto fino ad oggi», Alessandro Bratti, direttore generale Ispra.