Sono arrivati in cento in piazza Santi Apostoli, per portare in Prefettura il loro ultimo disperato appello a fermare i provvedimenti di chiusura che il Comune di Roma sta notificando agli impianti di recupero e autodemolizione della Capitale. Circa 30 dei 108 impianti infatti, hanno chiuso battenti. Per il Comune di Roma i titolari sono rei di dichiarazioni mendaci rispetto ai carichi pendenti, non hanno le autorizzazioni per lo scarico delle acque reflue e per le emissioni in atmosfera.
«Ragioni strumentali» – protestano i destinatari dei provvedimenti, che proseguono: «Il Comune conosce a perfezione ognuno dei nostri casi. E li conosceva anche quando, fino a pochi mesi fa, rilasciava le proroghe alle autorizzazioni. Sapeva dei carichi pendenti e dell’assenza di autorizzazioni anche quando, a marzo, ci assicurò che avrebbe concesso ulteriori proroghe se avessimo presentato progetti preliminari per la rilocalizzazione dei nostri impianti su aree indicate dal Comune. Ma, dal momento che nessuno dei siti individuati dal Campidoglio era idoneo ad accoglierci, hanno ben pensato di ovviare al problema chiudendoci tutti».
Si difendono così gli operatori della categoria che questa mattina hanno protestato ai piedi della Prefettura, nella speranza che la stessa si facesse carico di affrontare una situazione che assume sempre più i contorni di un’emergenza sociale e ambientale. Se chiudessero tutti gli impianti di Roma infatti, migliaia di persone rimarrebbero senza lavoro, le auto in disuso rimarrebbero abbandonate per strada e i metalli non avviati a recupero, rischierebbero di non trovare altra strada che quella della discarica, interrompendo il virtuoso circolo del recupero di un rifiuto che rappresenta un bene di grande rilevanza economica.
Quali conseguenze sortiranno le decisioni del Comune però non sembra interessare nemmeno la Prefettura che, a margine della mattinata, ha ricevuto una delegazione di manifestanti. Il Capo di Gabinetto sembra aver risposto picche alle accorate richieste di intervento da parte dei delegati: nessuna competenza in materia, un ultimatum già lanciato ma inascoltato dal Campidoglio, e nessuna intenzione di mettere il bollino blu su proroghe che non avrebbero più ragione di essere concesse. Queste le motivazioni di piazza dei Santi Apostoli.
Di fronte all’ennesima chiusura però, l’Associazione dei Recuperatori non sembra intenzionata ad arrendersi. «Ci stiamo difendendo in tutte le sedi da provvedimenti che mortificano la mostra buona fede e le nostre decennali attività – spiega l’ingegnere Nicola Giovanni Grillo. Ora – poi prosegue – se la protesta è l’unico strumento di lotta che ci rimane per imporre il nostro punto di vista, continueremo a protestare occupando strade e ostacolando il traffico cittadino. Non è possibile ignorare le ragioni di un’intera categoria solo perché le Istituzioni non sono in grado di offrire una risposta al nostro problema, che presto diventerà il problema di tutta la città».