Approvato un emendamento alla legge di conversione del decreto ‘sostegni’ che sposta al 30 giugno di ogni anno il termine entro il quale le utenze non domestiche dovranno comunicare la fuoriuscita dal servizio pubblico. Solo per il 2021 resta la scadenza del 31 maggio
Articolo rivisto il 05/05/2021 alle ore 18:44
Le utenze non domestiche che intendano affidare al mercato i propri rifiuti urbani dovranno comunicarlo entro il 30 giugno di ogni anno, mentre per il 2021 resta fissato il termine del 31 maggio con efficacia a partire dal 2022. Lo prevede un emendamento alla legge di conversione del decreto ‘sostegni’ approvato nella notte di lunedì dalle Commissioni riunite finanze e affari costituzionali del Senato. Il testo, che approda oggi in aula per il voto finale e che sarà successivamente trasmesso alla Camera, rivede ancora una volta la disciplina tributaria introdotta a partire dal primo gennaio di quest’anno dal decreto legislativo 116 del 2020, che ha riscritto le regole sulla classificazione dei rifiuti ridefinendo il perimetro degli urbani e degli speciali, facendo “venire meno il potere dei comuni di regolamentare l’assimilazione, per qualità e quantità” e confermando la possibilità per le attività commerciali, artigianali e industriali di affidare al mercato i propri rifiuti urbani.
In precedenza era stato il governo, proprio con il decreto ‘sostegni’, a fissare all’ultimo giorno di maggio di ogni anno il termine entro il quale le utenze non domestiche avrebbero dovuto comunicare al Comune o al gestore della raccolta la volontà di affidare i propri rifiuti urbani ad operatori privati e non al servizio pubblico. Stando all’emendamento, invece, la comunicazione andrà effettuata “entro il 30 giugno di ciascun anno, con effetto dal 1º gennaio dell’anno successivo. Solo per l’anno 2021 la scelta deve essere comunicata entro il 31 maggio con effetto dal 1º gennaio 2022”. Formulazione che sembrerebbe indicare come per l’anno in corso i Comuni non siano chiamati ad applicare le agevolazioni introdotte dal decreto legislativo 116 del 2020 già nelle Tari che andranno definite entro il 30 giugno. Agevolazioni che, vale la pena ricordarlo, prevedono riduzioni della parte variabile della tariffa in rapporto alle quantità che le utenze non domestiche dimostrino di aver avviato a recupero attraverso operatori privati.
Una mezza vittoria per Comuni e gestori, che da sempre sottolineano la necessità di fissare vincoli temporali per le fuoriuscite dal servizio pubblico ma che nonostante questi siano ormai definiti continuano a temere i contraccolpi del nuovo regime sull’equilibrio economico-finanziario del sistema. Solo ieri il delegato Anci in materia Carlo Salvemini era tornato a lanciare l’allarme sugli effetti del decreto legislativo 116 del 2020. “Questo decreto pone obiettivi sfidanti sul tema del recupero dei rifiuti urbani – ha dichiarato Salvemini – ma non può essere taciuto che vi siano alcune parti che suscitano preoccupazione, come la previsione di fuoriuscita dal servizio pubblico per le utenze non domestiche già a partire da quest’anno. Una previsione che determina il concreto rischio di aggravio della tariffa rifiuti per i cittadini. Come Anci accogliamo con grande favore la disponibilità già manifestataci dal ministro Cingolani ad istituire un tavolo tecnico permanente per supportare la transizione al nuovo sistema di gestione”.