BRUXELLES. Sono 19 le procedure europee d’infrazione attualmente in corso a carico dell’Italia e relative a violazioni della normativa ambientale comunitaria. Di queste almeno 8 riguardano la non conformità alle direttive europee in materia di rifiuti: dalle discariche abusive agli imballaggi post consumo, dal trattamento delle acque reflue ai ritardi strutturali di regioni come Lazio e Campania nella gestione dei rifiuti solidi urbani. Il conto lo ha fatto la Commissione Europea, che nei giorni scorsi ha provveduto ad aggiornare la lunga lista delle infrazioni aperte negli anni ai danni del Belpaese. Per due di queste, e cioè per la procedura sulle discariche abusive e per quella per l’emergenza rifiuti in Campania, nei mesi scorsi la Corte di Giustizia Ue ha comminato all’Italia un vero e proprio salasso da capogiro: 60 i milioni di euro di multa da pagare complessivamente una tantum, più penalità quotidiane da decine di migliaia di euro per ogni giorno di ritardo nell’adeguamento alle sentenze della Corte. Un conto salbatissimo al quale potrebbero presto aggiungersi ulteriori zeri. Tra le procedure ancora aperte infatti, tre in particolare sono ad uno stadio molto avanzato, essendo giunte già ad una prima condanna: le procedure 2034 del 2004 e del 2009 per la cattiva applicazione della direttiva relativa al trattamento delle acque reflue urbane, e la procedura 4012 del 2011 per la non conformità alla normativa europea di una serie di discariche nel Lazio, tra le quali spiccano quelle romane di Malagrotta e Cupinoro. Per quest’ultima infrazione in particolare, nonostante la chiusura degli invasi ed i primi passi della Regione Lazio e del Comune di Roma verso una gestione degli rsu alternativa ai conferimenti in discarica, il giudizio della Commissione Europea resta sospeso. “Al momento – ha comunicato nei giorni scorsi l’Esecutivo rispondendo ad una serie di petizioni sull’argomento – sono in fase di studio una serie di documenti presentati lo scorso agosto dalle autorità regionali del Lazio. Solo dopo si deciderà il prossimo passo per garantire la corretta esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia” ha scritto la Commissione, ricordando dunque che la questione è tutt’altro che risolta. Ma la stangata peggiore nel prossimo futuro potrebbe arrivare per i ritardi nella messa a punto di depuratori e reti fognarie in regola con la disciplina europea. Le procedure d’infrazione aperte su questo fronte