Biometano, bisogna accelerare per raggiungere gli obiettivi del PNIEC

di Elvira Iadanza 30/04/2025

Entro il 2030 l’Italia ha l’obiettivo di produrre 5,7 miliardi di metri cubi all’anno di biometano. Per farlo servono fondi che vadano oltre il PNRR


L’Italia continua ad accelerare (o almeno ci prova) sul biometano. Negli anni la produzione è aumentata sempre di più, arrivando a 440 milioni di Sm3 nel 2024, un dato maggiore di oltre otto volte rispetto alle quantità del 2019 che ammontavano a circa 51,7 milioni di Sm3. I numeri vengono direttamente dal GSE, il Gestore Servizi Energetici, e sono stati presentati qualche giorno fa all’assemblea annuale di Gas Intensive.

La filiera del biometano sembra viaggiare verso risultati concreti come evidenziato dal Ministero dell’Ambiente nel PNIEC: “A fine 2023 gli impianti che che risultavano allacciata alla rete Snam rete Gas, sono 75, mentre 29 sono gli impianti allacciati a reti di distribuzione ad altre reti di trasporto. Particolarmente interessante è la produzione di biometano da rifiuti organici urbani (FORSU) che consente di valorizzare la frazione organica dei rifiuti ottenendo da essi da un lato una forma di energia rinnovabile e dall’altro di utilizzare la CO2 prodotta dalla depurazione del biogas per usi industriali, ad esempio nell’industria alimentare (che oggi è costretta ad importarla). Da menzionare è, inoltre, la produzione di biometano da filiera agricola che sfruttando gli scarti agricoli e i reflui zootecnici consente di contenere le emissioni del settore agricolo, difficilmente riducibili”.

A dare slancio alla produzione sono stati principalmente due cicli di incentivi: quelli del 2018 e quelli avviati nel 2022 e finanziati dal PNRR. Al 31 marzo di quest’anno – comunica il GSE – gli impianti in esercizio sono 116, 57 dei quali alimentati con rifiuti organici da raccolta differenziata. Sommando alle strutture già operative altri 54 impianti qualificati a progetto, il GSE calcola un potenziale di produzione di circa 1067 milioni Sm3 all’anno.

Numeri incoraggianti e che sono destinati a crescere dopo la conclusione dei cinque differenti bandi per l’assegnazione degli incentivi finanziati dal PNRR con 1,7 miliardi di euro. Un ciclo di sostegni che ha come obiettivo quello di portare la capacità di produzione di biometano da scarti agricoli e rifiuti organici ad almeno 2,3 miliardi di Sm3 annui entro il 30 giugno 2026.

Nell’arco delle cinque procedure competitive, calcola la nostra testata, è stato assegnato un coefficiente incentivabile pari a poco meno di 240 Smc/h sui 257 mila disponibili. Ovvero circa 2 miliardi di metri cubi l’anno. Un dato abbastanza vicino al target concordato con Bruxelles, che pone il traguardo a 2,3 miliardi di metri cubi all’anno di capacità autorizzata. Insomma, siamo a un passo dal risultato, ma sulla strada verso l’obiettivo fissato nel PNRR resta un’incognita non di poco conto: quella dei fondi.

La misura del PNRR, infatti, prevede un budget complessivo di 1,7 miliardi di euro che, però, non basterà a coprire tutti i progetti entrati in graduatoria al termine dell’ultima procedura competitiva. Secondo quanto comunicato dal GSE, infatti, per i progetti arrivati tra la posizione 149 e la numero 298, “il definitivo riconoscimento della concessione dell’agevolazione in conto capitale e la correlata sottoscrizione dell’atto di concessione potranno avvenire solo a seguito del riconoscimento formale con decisione di esecuzione del Consiglio Ue di approvazione del Pnrr che contempla le risorse aggiuntive all’Investimento Pnrr M2C2 I 1.4 “Sviluppo biometano, secondo criteri per la promozione dell’economia circolare” rispetto a quelle di cui all’art. 1, comma 1, del dm 15 settembre 2022” scrive il Gse in una nota.

Toccherà, quindi, trovare altre risorse per offrire ai vincitori senza fondi le garanzie necessarie a scongiurare eventuali rinunce, che oltre ad allontanarci di colpo dal traguardo PNRR dei 2,3 miliardi di metri cubi all’anno, ci porterebbero fuori strada anche rispetto ad altri, e ben più ambiziosi, obiettivi concordati con l’Europa.

Entro il 2030, infatti, l’Italia dovrà portare la produzione di biometano a ben 5,7 miliardi di metri cubi all’anno, come stabilito dal PNIEC, il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima che, in linea con gli obiettivi europei di decarbonizzazione e sicurezza energetica, colloca la produzione di biometano in una posizione strategica per abbassare le emissioni del sistema energetico nazionale e ridurre la dipendenza dalle importazioni da Paesi terzi.

Il PNIEC, numeri alla mano, si prefigge un traguardo importante, che mira ad aumentare notevolmente la capacità di produzione di biometano censita fino ad oggi. Tra produzione effettiva e capacità potenziale, secondo il GSE siamo a oltre mille milioni di metano verde, ai quali si possono sommare i 2 miliardi di metri cubi relativi ai bandi del PNRR. Per centrare il target al 2030, quindi, mancherebbero ancora oltre 2 miliardi di metri cubi da installare entro i prossimi 5 anni.

Insomma, servono passi avanti che richiedono ulteriori sforzi. Oltre a rimodulare il PNRR per dare risposta ai progetti rimasti ‘a secco’, bisognerà capire se la strategia di incentivazione avrà un futuro e dove reperire le risorse una volta superato il limite temporale del giugno 2026. Secondo l’Energy&Strategy School of Management del Politecnico di Milano, infatti, “gli impianti non sembrano economicamente sostenibili in assenza di incentivi” e quindi “qualora non ne venissero introdotti di nuovi, è forte il rischio che gli impianti vengano ‘spenti’ al termine del quindicesimo anno. Anche per questo, è chiaro come sia di fondamentale importanza avere chiarezza sulle politiche di sviluppo del settore nel lungo termine”. Riflessione da tenere presente in vista della necessità di raddoppiare la produzione di biometano entro il 2030 per rispettare i target che l’Italia ha accettato per allinearsi alla strategia ‘Fit for 55’ dell’Ue.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *